Il presente articolo, tramite una serie di "casi" letterari e cinematografici apparentemente distanti tra loro, intende analizzare la natura del desiderio tramite il suo modo di mostrarsi. Attraverso una carrellata di esempi si comincia, in primo luogo, con individuarne la natura in una sorta di "propensione"; in seguito, i vari esempi presi in analisi, intendono indicarne la maniera di mostrarsi che, di primo impatto, sembrerebbe una sorta di "direzione"; in ultima istanza i diversi esempi mettono in luce, invece, una lettura più approfondita di questo "mostrarsi" del desiderio; questa lettura si ricongiunge con la natura della "propensione" che porta, tramite l'apertura, alla creazione identitaria. Nel corso della lettura, sarà la sequenza stessa di casi letterari e delle immagini cinematografiche a permettere un naturale delineamento della differenza sostanziale fra "direzione" (termine usato per indicare la prima "lettura" o "visione" del desiderio) e "propensione": quest'ultimo termine, a differenza del precedente, non ha una natura statica ma dinamica; non si limita a un solo verso e raccoglie in sé la distinzione (racchiude la diversità nell'unità; come nella costruzione dell'identità in sé distinta che sarà in seguito accennata); è pertanto foriero di diverse possibilità, di varie spinte e differenti modalità d'essere, a volte persino contrapposte e tenute assieme da un delicato e complesso equilibrio; così è, ad esempio, per le pulsioni di Eros e di Thanatos che verrano accennate con immagini cinematografiche e letterarie. Lo stesso utilizzo di cinema e letteratura si esplica da sé; ben consci di trovarci dinanzi a generi completamente differenti per l'utilizzo di una diversa metodologia per raccontare e per raccontarsi, partire da Hegel e citare la sua "Fenomenologia dello Spirito" ben si presta a tale approccio; quell'apparire, quel manifestarsi dello Spirito, evoca infatti delle immagini, come accade nelle evocazioni immaginifiche del cinema; ci sono, nella letteratura come nella filosofia (basti pensare alla filosofia di Platone oppure, recentemente, alla filosofia di Hannah Arendt) situazioni dove l'immagine evocata dalla parola si sposta oltre la parola stessa e propende su più piani di comprensione; le immagini evocate dalla parola diventano, come nel cinema, "immagini in movimento". Il nostro pensiero stesso, prima di essere linguistico, parte da immagini (immagini in movimento) e intendersi per immagini può rappresentare una sorta di superamento di alcuni confini linguistici. Già Kant, con il suo "Che cosa significa orientarsi nel pensiero", libro tanto caro a Wittgenstein, partiva, appunto, da immagini per l'orientamento nel pensare. Il metodo utilizzato nelle analisi riprende liberamente la dialettica hegeliana con il rivedere le posizioni iniziali mutuati dalla consapevolezza dell'esperienza che nel frattempo è avvenuta. La categorizzazione è difficile, e s'intuisce sin dagli esempi che mostrano una "direzione" quanto il rapporto bisogno-desiderio sia in equilibrio labile e che il primo rapporto sia, invece, quello con il limite. Per questo, "dirigendosi" verso questo limite, si passa in primo luogo ad analizzare il desiderio come desiderio di morte. L'apertura del desiderio porta verso la costruzione identitaria e non a una ribellione verso qualsiasi autorità; rischio già palesato nell'Anti-Edipo di Deleuze e Guattari. La relazione è nel difficile equlibrio fra le parti e nel recupero del concetto del limite che la Grecia antica ben possedeva. In questo delicato equilibrio nel rapporto desiderio-limite si muove l'interrogazione filosofica assieme alla sua forma più attiva: la consulenza filosofica. In tutto l'articolo resta sottintesa e aperta la domanda se il bilanciare questo rapporto del desiderio con il limite sia compito del ruolo pratico del filosofo: l'intento è appunto quello di porre la questione all'attenzione; i vari esempi mostrati sono diverse angolazioni del tema che seguono lo schema propensione-direzione- propensione-creazione identitaria per ritornare con maggiore consapevolezza alla questione aperta.

IL DESIDERIO COSTRUTTORE D'IDENTITÀ; TRA HEGEL, AUTORI LETTERARI E RAPPRESENTAZIONI CINEMATOGRAFICHE

Lombardi S
2014

Abstract

Il presente articolo, tramite una serie di "casi" letterari e cinematografici apparentemente distanti tra loro, intende analizzare la natura del desiderio tramite il suo modo di mostrarsi. Attraverso una carrellata di esempi si comincia, in primo luogo, con individuarne la natura in una sorta di "propensione"; in seguito, i vari esempi presi in analisi, intendono indicarne la maniera di mostrarsi che, di primo impatto, sembrerebbe una sorta di "direzione"; in ultima istanza i diversi esempi mettono in luce, invece, una lettura più approfondita di questo "mostrarsi" del desiderio; questa lettura si ricongiunge con la natura della "propensione" che porta, tramite l'apertura, alla creazione identitaria. Nel corso della lettura, sarà la sequenza stessa di casi letterari e delle immagini cinematografiche a permettere un naturale delineamento della differenza sostanziale fra "direzione" (termine usato per indicare la prima "lettura" o "visione" del desiderio) e "propensione": quest'ultimo termine, a differenza del precedente, non ha una natura statica ma dinamica; non si limita a un solo verso e raccoglie in sé la distinzione (racchiude la diversità nell'unità; come nella costruzione dell'identità in sé distinta che sarà in seguito accennata); è pertanto foriero di diverse possibilità, di varie spinte e differenti modalità d'essere, a volte persino contrapposte e tenute assieme da un delicato e complesso equilibrio; così è, ad esempio, per le pulsioni di Eros e di Thanatos che verrano accennate con immagini cinematografiche e letterarie. Lo stesso utilizzo di cinema e letteratura si esplica da sé; ben consci di trovarci dinanzi a generi completamente differenti per l'utilizzo di una diversa metodologia per raccontare e per raccontarsi, partire da Hegel e citare la sua "Fenomenologia dello Spirito" ben si presta a tale approccio; quell'apparire, quel manifestarsi dello Spirito, evoca infatti delle immagini, come accade nelle evocazioni immaginifiche del cinema; ci sono, nella letteratura come nella filosofia (basti pensare alla filosofia di Platone oppure, recentemente, alla filosofia di Hannah Arendt) situazioni dove l'immagine evocata dalla parola si sposta oltre la parola stessa e propende su più piani di comprensione; le immagini evocate dalla parola diventano, come nel cinema, "immagini in movimento". Il nostro pensiero stesso, prima di essere linguistico, parte da immagini (immagini in movimento) e intendersi per immagini può rappresentare una sorta di superamento di alcuni confini linguistici. Già Kant, con il suo "Che cosa significa orientarsi nel pensiero", libro tanto caro a Wittgenstein, partiva, appunto, da immagini per l'orientamento nel pensare. Il metodo utilizzato nelle analisi riprende liberamente la dialettica hegeliana con il rivedere le posizioni iniziali mutuati dalla consapevolezza dell'esperienza che nel frattempo è avvenuta. La categorizzazione è difficile, e s'intuisce sin dagli esempi che mostrano una "direzione" quanto il rapporto bisogno-desiderio sia in equilibrio labile e che il primo rapporto sia, invece, quello con il limite. Per questo, "dirigendosi" verso questo limite, si passa in primo luogo ad analizzare il desiderio come desiderio di morte. L'apertura del desiderio porta verso la costruzione identitaria e non a una ribellione verso qualsiasi autorità; rischio già palesato nell'Anti-Edipo di Deleuze e Guattari. La relazione è nel difficile equlibrio fra le parti e nel recupero del concetto del limite che la Grecia antica ben possedeva. In questo delicato equilibrio nel rapporto desiderio-limite si muove l'interrogazione filosofica assieme alla sua forma più attiva: la consulenza filosofica. In tutto l'articolo resta sottintesa e aperta la domanda se il bilanciare questo rapporto del desiderio con il limite sia compito del ruolo pratico del filosofo: l'intento è appunto quello di porre la questione all'attenzione; i vari esempi mostrati sono diverse angolazioni del tema che seguono lo schema propensione-direzione- propensione-creazione identitaria per ritornare con maggiore consapevolezza alla questione aperta.
2014
Desiderio
Hegel
Identità
costruttore
rappresentazioni cinematografiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/358816
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