E' comunemente noto che il litorale del Parco Nazionale del Circeo, compreso tra l'omonimo promontorio e Capo Portiere, costituisce uno dei tratti di costa a maggiore pregio ambientale e naturalistico della Regione Lazio. E' meno noto che questo litorale, insieme a quello adiacente che raggiunge Foce Verde da Capo Portiere e che presenta complessivamente una estensione di circa 30 km, costituisce il sistema di difesa idraulica naturale che protegge dalla ingressione marina la Pianura Pontina, la quale fino a circa cento anni fa era la più vasta zona paludosa italiana. Questo sistema venne integrato all'inizio del '900 per realizzare la più importante bonifica idraulica italiana al fine di eliminare la soggiacenza alle acque dei terreni retrostanti. In tal modo si contribuì a debellare la zanzara anofele, veicolo del plasmodium della malaria, e a conquistare una vasta superficie di terreni pianeggianti da destinare all'agricoltura e all'insediamento umano. Il sistema di difesa idraulica naturale di questa costa è costituito dal litorale sabbioso di cui è parte integrante la duna costiera. La spiaggia sommersa, quella emersa e la duna, costituiscono un unico sistema di difesa che protegge i terreni retrostanti dalla ingressione marina. Purtroppo questo sistema di difesa oggi risulta vulnerabile a causa della scarsa alimentazione solida di origine fluviale del litorale e della presenza di alcune opere che interferiscono negativamente sul trasporto solido litoraneo. A tali elementi si deve aggiungere la totale mancanza di una logica di gestione dei sedimenti costieri come ad esempio le sabbie che periodicamente vengono dragate dall'imboccatura del porto di Anzio, che invece alimenterebbero naturalmente questo litorale, e quelle che vengono dragate dalle foci dei canali di bonifica per garantirne l'officiosità o addirittura quelle che si depositano e quindi vengono disperse lungo la strada di sommità della duna. In questo contesto alcuni ricercatori della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale della Sapienza che lavorano presso il Polo Pontino di Latina insieme all'Università dell'Aquila, rispondendo ad un bando pubblico del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (DD 524 del 29/11/2017) hanno ricevuto un finanziamento per sviluppare attività di ricerca rivolte anche ad individuare una logica di gestione dei sedimenti costieri tale da garantire la sopravvivenza di questo importante litorale. A progetto avviato, si sono aggiunti alcuni ricercatori dell'ISPRA che da tempo si occupano di questo litorale. Lo scopo di questo primo seminario è quello di rendere note ai portatori di interesse e alle amministrazioni territoriali interessate, gli obiettivi e le metodologie di analisi del progetto accogliendo eventuali suggerimenti finalizzati a rendere pienamente utilizzabili i risultati della ricerca a fini di gestione di questo importante tratto di costa.

Integrazione dei dati morfo-batimetrici e assetto morfologico dei fondali della fascia costiera del Circeo. Preservare i sistemi naturali di difesa idraulica della costa

Alessandro Bosman;Luca Di Giambattista
2019

Abstract

E' comunemente noto che il litorale del Parco Nazionale del Circeo, compreso tra l'omonimo promontorio e Capo Portiere, costituisce uno dei tratti di costa a maggiore pregio ambientale e naturalistico della Regione Lazio. E' meno noto che questo litorale, insieme a quello adiacente che raggiunge Foce Verde da Capo Portiere e che presenta complessivamente una estensione di circa 30 km, costituisce il sistema di difesa idraulica naturale che protegge dalla ingressione marina la Pianura Pontina, la quale fino a circa cento anni fa era la più vasta zona paludosa italiana. Questo sistema venne integrato all'inizio del '900 per realizzare la più importante bonifica idraulica italiana al fine di eliminare la soggiacenza alle acque dei terreni retrostanti. In tal modo si contribuì a debellare la zanzara anofele, veicolo del plasmodium della malaria, e a conquistare una vasta superficie di terreni pianeggianti da destinare all'agricoltura e all'insediamento umano. Il sistema di difesa idraulica naturale di questa costa è costituito dal litorale sabbioso di cui è parte integrante la duna costiera. La spiaggia sommersa, quella emersa e la duna, costituiscono un unico sistema di difesa che protegge i terreni retrostanti dalla ingressione marina. Purtroppo questo sistema di difesa oggi risulta vulnerabile a causa della scarsa alimentazione solida di origine fluviale del litorale e della presenza di alcune opere che interferiscono negativamente sul trasporto solido litoraneo. A tali elementi si deve aggiungere la totale mancanza di una logica di gestione dei sedimenti costieri come ad esempio le sabbie che periodicamente vengono dragate dall'imboccatura del porto di Anzio, che invece alimenterebbero naturalmente questo litorale, e quelle che vengono dragate dalle foci dei canali di bonifica per garantirne l'officiosità o addirittura quelle che si depositano e quindi vengono disperse lungo la strada di sommità della duna. In questo contesto alcuni ricercatori della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale della Sapienza che lavorano presso il Polo Pontino di Latina insieme all'Università dell'Aquila, rispondendo ad un bando pubblico del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (DD 524 del 29/11/2017) hanno ricevuto un finanziamento per sviluppare attività di ricerca rivolte anche ad individuare una logica di gestione dei sedimenti costieri tale da garantire la sopravvivenza di questo importante litorale. A progetto avviato, si sono aggiunti alcuni ricercatori dell'ISPRA che da tempo si occupano di questo litorale. Lo scopo di questo primo seminario è quello di rendere note ai portatori di interesse e alle amministrazioni territoriali interessate, gli obiettivi e le metodologie di analisi del progetto accogliendo eventuali suggerimenti finalizzati a rendere pienamente utilizzabili i risultati della ricerca a fini di gestione di questo importante tratto di costa.
2019
multibeam
erosione costiera
difesa costiera
geologia marina
Circeo
Capo d'Anzio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/360056
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