I fanghi di depurazione delle acque reflue urbane sono degli ottimi indicatori della contaminazione da radionuclidi nell'ambiente. Una piccola aliquota di fango di depurazione è infatti rappresentativa di svariati metri cubi di acqua reflua trattata. L'obiettivo di questo studio è determinare quali siano i fattori ambientali che governano l'attività dello 131I e del 137Cs nelle acque reflue di un'area di circa 2000 km2 tra le provincie di Padova e Vicenza. Questo lavoro utilizza i risultati di un'attività di monitoraggio nell'ambito di una convenzione tra CNR-ICMATE ed ETRA SpA durata 6 anni (2012-2017). Tale monitoraggio ha visto coinvolti fino a 17 depuratori lungo il bacino del fiume Brenta. Un totale di 624 campioni di fanghi di depurazione sono stati analizzati mediante spettrometria gamma ad alta risoluzione per indagare la concentrazione di attività di 7Be, 40K, 60Co, 67Ga, 111In, 125I, 131I, 134Cs, 137Cs, 192Ir e 201Tl con la finalità della tutela della salute dei lavoratori, esigenza scaturita inizialmente da episodiche elevate concentrazioni di 131I. Tuttavia, oltre ad alcuni radionuclidi naturali quali 7Be e 40K, i principali radionuclidi artificiali con valori superiori alla minima attività rilevabile sono stati 131I e 137Cs (56% e 36% dei casi, rispettivamente). Tra questi due, solo 131I si è mostrato non trascurabile per quanto riguarda la radioprotezione data la sua attività media riscontrata nei fanghi (93±184 Bq kg-1). In ogni caso, l'attività di 131I è risultata solo di rado superiore a 1000 Bq kg-1 (nello 0.5% dei casi). L'attività di 131I, assieme alla sua occasionalità nelle acque reflue, sembra essere legata principalmente alla densità abitativa e al tempo di residenza medio delle acque nel sistema fognario. D'altro canto, l'attività di 137Cs non sembra essere legata alla densità abitativa ma piuttosto al tasso di precipitazione medio e alla distribuzione post-fallout dell'incidente di Chernobyl. La mappa dell'attività di 137Cs nelle acque reflue, ottenuta mediante un modello geostatistico ibrido (R2=0.93), mostra infatti una marcata analogia con precedenti studi sull'attività del suddetto radionuclide nei suoli. Una variazione nella distribuzione spaziale dell'attività di 137Cs tra il 2012 e il 2017 nei fanghi di depurazione mostra inoltre che è presumibile uno spostamento di 137Cs nelle acque reflue da nord verso sud dell'area geografica esaminata

Fattori ambientali che modulano il contenuto di 131I e 137Cs nelle acque reflue urbane in un'area del nord Italia: il caso delle province di Padova e Vicenza.

Zannoni D;Cantaluppi C;Ceccotto F;
2018

Abstract

I fanghi di depurazione delle acque reflue urbane sono degli ottimi indicatori della contaminazione da radionuclidi nell'ambiente. Una piccola aliquota di fango di depurazione è infatti rappresentativa di svariati metri cubi di acqua reflua trattata. L'obiettivo di questo studio è determinare quali siano i fattori ambientali che governano l'attività dello 131I e del 137Cs nelle acque reflue di un'area di circa 2000 km2 tra le provincie di Padova e Vicenza. Questo lavoro utilizza i risultati di un'attività di monitoraggio nell'ambito di una convenzione tra CNR-ICMATE ed ETRA SpA durata 6 anni (2012-2017). Tale monitoraggio ha visto coinvolti fino a 17 depuratori lungo il bacino del fiume Brenta. Un totale di 624 campioni di fanghi di depurazione sono stati analizzati mediante spettrometria gamma ad alta risoluzione per indagare la concentrazione di attività di 7Be, 40K, 60Co, 67Ga, 111In, 125I, 131I, 134Cs, 137Cs, 192Ir e 201Tl con la finalità della tutela della salute dei lavoratori, esigenza scaturita inizialmente da episodiche elevate concentrazioni di 131I. Tuttavia, oltre ad alcuni radionuclidi naturali quali 7Be e 40K, i principali radionuclidi artificiali con valori superiori alla minima attività rilevabile sono stati 131I e 137Cs (56% e 36% dei casi, rispettivamente). Tra questi due, solo 131I si è mostrato non trascurabile per quanto riguarda la radioprotezione data la sua attività media riscontrata nei fanghi (93±184 Bq kg-1). In ogni caso, l'attività di 131I è risultata solo di rado superiore a 1000 Bq kg-1 (nello 0.5% dei casi). L'attività di 131I, assieme alla sua occasionalità nelle acque reflue, sembra essere legata principalmente alla densità abitativa e al tempo di residenza medio delle acque nel sistema fognario. D'altro canto, l'attività di 137Cs non sembra essere legata alla densità abitativa ma piuttosto al tasso di precipitazione medio e alla distribuzione post-fallout dell'incidente di Chernobyl. La mappa dell'attività di 137Cs nelle acque reflue, ottenuta mediante un modello geostatistico ibrido (R2=0.93), mostra infatti una marcata analogia con precedenti studi sull'attività del suddetto radionuclide nei suoli. Una variazione nella distribuzione spaziale dell'attività di 137Cs tra il 2012 e il 2017 nei fanghi di depurazione mostra inoltre che è presumibile uno spostamento di 137Cs nelle acque reflue da nord verso sud dell'area geografica esaminata
2018
Istituto di Chimica della Materia Condensata e di Tecnologie per l'Energia - ICMATE
9788888648460
131I
137Cs
acque reflue urbane
Padova
Vicenza
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Descrizione: Fattori ambientali che modulano il contenuto di 131I e 137Cs nelle acque reflue urbane in un'area del nord Italia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/360888
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