In questo tema del ciclo di incontri, si richiama l'attenzione alla specificità della montagna ligure (Alpi Liguri, Alpi Marittime, Appennino Ligure) che è sostanzialmente una montagna mediterranea che pone l'accento sul Mediterraneo, un "mare fra terre" come rileva Fernand Braudel (1949). Con le parole del grande storico, la montagna si impone con la sua presenza "imponente e arcigna", dove forte è il contrasto fra il paesaggio costiero urbanizzato e, subito, a poca distanza ergersi soprattutto in Liguria, "un mondo arroccato con le sue rare case e i suoi villaggi". Ed in Liguria è evidente un contrasto paesistico e climatico tale che "non lontano dai giardini di agrumi e di palme di Sanremo o dai vivai di aranci di Nervi, ancora alla fine del XVIII secolo gli uomini sui monti soprastanti potevano morire sotto le valanghe o cadere vittime di lupi affamati". Il territorio ligure prevalentemente montuoso si presenta quasi nella sua totalità lavorato nei pendii, km e km di ripiani costruiti da generazioni di contadini che, dopo anni di abbandono e incuria, sono oggi in minima parte curati . Ripiani terrazzati che cingono i pendii, dalle cime dei rilievi fino al mare , di varie forme e dimensioni noti come "fasce", in gergo locale, e costruite da epoche remote - da oltre due millenni - per rendere coltivabili i versanti e rendere quei luoghi di difficile accesso adatti alla vita. Così è iniziata un'eroica conquista di terre da adibire ad una agricoltura di sussistenza che, a partire soprattutto dall'Ottocento, si è evoluta in una agricoltura da reddito con le colture specializzate della vite e dell'olivo. Un'opera monumentale costruita da abili contadini capaci di un sapere fare efficace anche se apparentemente semplice ma che si è dimostrato un valido sistema geotecnico, che ha saputo trattenere i versanti dalle forze distruttive dell'erosione dei versanti. Ne abbiamo mirabili descrizioni di poeti, artisti, viaggiatori illustri già dal Rinascimento che costituiscono delle fonti sostanzialmente storiche oltre alle fonti più tradizionali, ad atti notarili di epoca medievale dove nei contratti di locazione appare, tra i doveri del manente che prende in affitto le terre, anche l'obbligo di "mantenere" in buon stato i muri a secco delle fasce, perchè indispensabili a qualunque coltura e per assicurare la produttività del fondo. Questo ci dimostra che il contadino ligure con le attività di manutenzione e ricostruzione dei muri a secco delle fasce, si è trovato nella necessità di adempiere un lavoro ulteriore e che ha richiesto più tempo e fatica che non conosce il contadino di pianura e che ha inciso sull'economia agricola. Fernand Braudel ancora, sottolinea la fatica che richiede il lavoro agricolo sulla montagna: "La mano deve lavorare i campi sassosi, trattenere la terra che sfugge e scivola lungo il pendio; se occorre riportarla sino in cima o sostenerla con muretti in pietra a secco. Lavoro penoso e senza fine! Se si sosta un istante, la montagna riprende la primitiva selvatichezza: tutto è da rifare." Si racconta dunque della storia dell'opera di terrazzamento, poco nota, che non troviamo sui libri e lontana dalla storia ufficiale, almeno fino agli anni Ottanta, quando via via studi multidisciplinari, anche di carattere storico, hanno indagato l'entroterra ligure che già versava da tempo in stato di abbandono e ripetuti fenomeni di dissesto richiedevano interventi di tutela e ripristino del territorio agrario terrazzato non più rinviabili. Oggi la situazione non è sostanzialmente migliorata e larghi strati di terre abbandonate dove sopravvivono resti di muri a secco ci segnalano che un tempo quei borghi erano abitati e portatori di una bellezza costruita nel rispetto delle risorse naturali, e coltivazioni ben curate bastavano al fabbisogno locale. Un'attività di continua manutenzione per la cura dei muri a secco che ha richiesto un faticoso lavoro, espressione di un forte amore e legame per la propria terra. Dopo una panoramica storica locale, si espongono infine alcune soluzioni per poter ripartire, per una inversione di tendenza dell'esodo rispetto agli anni Sessanta di molti giovani ora dalle città alla campagna, per nuove forme di agricoltura sostenibile e polifunzionale per recuperare anche varietà tradizionali che vanno scomparendo e promuovere forme di vita futura. Occorre dare un futuro al paesaggio terrazzato della montagna ligure, recuperandone anzitutto la storia, le tradizioni , le antiche varietà,... altrimenti i continui dissesti trascineranno nel fango in modo irreversibile non solo le viti e gli ulivi, ma secoli di storia e tradizioni contadine, perdendo così la memoria dei luoghi.

Quando l'uomo abitava la montagna I paesaggi terrazzati

Giovanni Ghiglione
2018

Abstract

In questo tema del ciclo di incontri, si richiama l'attenzione alla specificità della montagna ligure (Alpi Liguri, Alpi Marittime, Appennino Ligure) che è sostanzialmente una montagna mediterranea che pone l'accento sul Mediterraneo, un "mare fra terre" come rileva Fernand Braudel (1949). Con le parole del grande storico, la montagna si impone con la sua presenza "imponente e arcigna", dove forte è il contrasto fra il paesaggio costiero urbanizzato e, subito, a poca distanza ergersi soprattutto in Liguria, "un mondo arroccato con le sue rare case e i suoi villaggi". Ed in Liguria è evidente un contrasto paesistico e climatico tale che "non lontano dai giardini di agrumi e di palme di Sanremo o dai vivai di aranci di Nervi, ancora alla fine del XVIII secolo gli uomini sui monti soprastanti potevano morire sotto le valanghe o cadere vittime di lupi affamati". Il territorio ligure prevalentemente montuoso si presenta quasi nella sua totalità lavorato nei pendii, km e km di ripiani costruiti da generazioni di contadini che, dopo anni di abbandono e incuria, sono oggi in minima parte curati . Ripiani terrazzati che cingono i pendii, dalle cime dei rilievi fino al mare , di varie forme e dimensioni noti come "fasce", in gergo locale, e costruite da epoche remote - da oltre due millenni - per rendere coltivabili i versanti e rendere quei luoghi di difficile accesso adatti alla vita. Così è iniziata un'eroica conquista di terre da adibire ad una agricoltura di sussistenza che, a partire soprattutto dall'Ottocento, si è evoluta in una agricoltura da reddito con le colture specializzate della vite e dell'olivo. Un'opera monumentale costruita da abili contadini capaci di un sapere fare efficace anche se apparentemente semplice ma che si è dimostrato un valido sistema geotecnico, che ha saputo trattenere i versanti dalle forze distruttive dell'erosione dei versanti. Ne abbiamo mirabili descrizioni di poeti, artisti, viaggiatori illustri già dal Rinascimento che costituiscono delle fonti sostanzialmente storiche oltre alle fonti più tradizionali, ad atti notarili di epoca medievale dove nei contratti di locazione appare, tra i doveri del manente che prende in affitto le terre, anche l'obbligo di "mantenere" in buon stato i muri a secco delle fasce, perchè indispensabili a qualunque coltura e per assicurare la produttività del fondo. Questo ci dimostra che il contadino ligure con le attività di manutenzione e ricostruzione dei muri a secco delle fasce, si è trovato nella necessità di adempiere un lavoro ulteriore e che ha richiesto più tempo e fatica che non conosce il contadino di pianura e che ha inciso sull'economia agricola. Fernand Braudel ancora, sottolinea la fatica che richiede il lavoro agricolo sulla montagna: "La mano deve lavorare i campi sassosi, trattenere la terra che sfugge e scivola lungo il pendio; se occorre riportarla sino in cima o sostenerla con muretti in pietra a secco. Lavoro penoso e senza fine! Se si sosta un istante, la montagna riprende la primitiva selvatichezza: tutto è da rifare." Si racconta dunque della storia dell'opera di terrazzamento, poco nota, che non troviamo sui libri e lontana dalla storia ufficiale, almeno fino agli anni Ottanta, quando via via studi multidisciplinari, anche di carattere storico, hanno indagato l'entroterra ligure che già versava da tempo in stato di abbandono e ripetuti fenomeni di dissesto richiedevano interventi di tutela e ripristino del territorio agrario terrazzato non più rinviabili. Oggi la situazione non è sostanzialmente migliorata e larghi strati di terre abbandonate dove sopravvivono resti di muri a secco ci segnalano che un tempo quei borghi erano abitati e portatori di una bellezza costruita nel rispetto delle risorse naturali, e coltivazioni ben curate bastavano al fabbisogno locale. Un'attività di continua manutenzione per la cura dei muri a secco che ha richiesto un faticoso lavoro, espressione di un forte amore e legame per la propria terra. Dopo una panoramica storica locale, si espongono infine alcune soluzioni per poter ripartire, per una inversione di tendenza dell'esodo rispetto agli anni Sessanta di molti giovani ora dalle città alla campagna, per nuove forme di agricoltura sostenibile e polifunzionale per recuperare anche varietà tradizionali che vanno scomparendo e promuovere forme di vita futura. Occorre dare un futuro al paesaggio terrazzato della montagna ligure, recuperandone anzitutto la storia, le tradizioni , le antiche varietà,... altrimenti i continui dissesti trascineranno nel fango in modo irreversibile non solo le viti e gli ulivi, ma secoli di storia e tradizioni contadine, perdendo così la memoria dei luoghi.
2018
Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile - IRCrES
Fasce
storia
Liguria
montagna mediterranea
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/366563
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