Lo studio analizza le esportazioni dell'industria agroalimentare italiana a livello di provincia, per descrivere la presenza all'estero delle aree distrettuali. In primo luogo, emerge che la concentrazione territoriale delle esportazioni è molto elevata, in quanto i primi 10 distretti agroindustriali determinano gran parte dell'export nazionale, come nei casi della carne (ove i primi 10 distretti rappresentano il 65% delle esportazioni nazionali), del pesce (63%), della frutta-ortaggi (69%), delle bevande-vino (60%). Un secondo risultato riguarda la presenza di distretti con una forte leadership nel commercio estero, come Modena che determina più di un quinto delle esportazioni di carni italiane. Inoltre, la ricerca ha individuato anche i distretti che proiettano maggiormente l'economia locale sui mercati esteri. Per esempio, a Salerno le esportazioni di frutta-ortaggi rappresentano ben il 43% del totale esportato dall'area; a Agrigento il vino pesa per il 30% delle esportazioni totali, a Siena per il 22%, a Asti per il 12%. Sono distretti con scarsa industria manifatturiera, e quindi con i prodotti agroalimentari che giocano un ruolo determinante per lo sviluppo locale. Infine, alcuni distretti sono contemporaneamente presente nella "Top-10" di diversi comparti agroalimentari, e possono essere definiti come "poli" dello sviluppo agroindustriale, in cui economie di scala, di scopo e altri vantaggi distrettuali favoriscono la localizzazione di imprese con diverse specializzazioni merceologiche. E' il caso della "Food Valley" della zona di Parma, in cui la filiera di produzione si completa dalla materia prima, ai macchinari di processo, a quelli di confezionamento, ai servizi di logistica integrata. I risultati dello studio consentono alcune considerazioni di policy per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici: - I distretti leader di comparto sono esempi di best practice a cui le aree dei prodotti tipici dovrebbero fare riferimento per apprendere le modalità di penetrazione dei mercati esteri; - I distretti importanti per l'economia locale sono il motore dello sviluppo locale e per tale motivo dovrebbero essere irrobustiti con produzione tipiche che differenziano il prodotto da quelli esteri; - I poli dello sviluppo agroindustriale accumulano competenze di filiera, che potrebbero essere pervasive in altre comparti agroalimentari.
Tipicità agroalimentari e performance internazionale dei distretti italiani
GVitali
2018
Abstract
Lo studio analizza le esportazioni dell'industria agroalimentare italiana a livello di provincia, per descrivere la presenza all'estero delle aree distrettuali. In primo luogo, emerge che la concentrazione territoriale delle esportazioni è molto elevata, in quanto i primi 10 distretti agroindustriali determinano gran parte dell'export nazionale, come nei casi della carne (ove i primi 10 distretti rappresentano il 65% delle esportazioni nazionali), del pesce (63%), della frutta-ortaggi (69%), delle bevande-vino (60%). Un secondo risultato riguarda la presenza di distretti con una forte leadership nel commercio estero, come Modena che determina più di un quinto delle esportazioni di carni italiane. Inoltre, la ricerca ha individuato anche i distretti che proiettano maggiormente l'economia locale sui mercati esteri. Per esempio, a Salerno le esportazioni di frutta-ortaggi rappresentano ben il 43% del totale esportato dall'area; a Agrigento il vino pesa per il 30% delle esportazioni totali, a Siena per il 22%, a Asti per il 12%. Sono distretti con scarsa industria manifatturiera, e quindi con i prodotti agroalimentari che giocano un ruolo determinante per lo sviluppo locale. Infine, alcuni distretti sono contemporaneamente presente nella "Top-10" di diversi comparti agroalimentari, e possono essere definiti come "poli" dello sviluppo agroindustriale, in cui economie di scala, di scopo e altri vantaggi distrettuali favoriscono la localizzazione di imprese con diverse specializzazioni merceologiche. E' il caso della "Food Valley" della zona di Parma, in cui la filiera di produzione si completa dalla materia prima, ai macchinari di processo, a quelli di confezionamento, ai servizi di logistica integrata. I risultati dello studio consentono alcune considerazioni di policy per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici: - I distretti leader di comparto sono esempi di best practice a cui le aree dei prodotti tipici dovrebbero fare riferimento per apprendere le modalità di penetrazione dei mercati esteri; - I distretti importanti per l'economia locale sono il motore dello sviluppo locale e per tale motivo dovrebbero essere irrobustiti con produzione tipiche che differenziano il prodotto da quelli esteri; - I poli dello sviluppo agroindustriale accumulano competenze di filiera, che potrebbero essere pervasive in altre comparti agroalimentari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


