Negli ultimi cinquant'anni la popolazione italiana è stata attraversata da profondi e radicali cambiamenti strutturali connessi ad alcune grandi trasformazioni del contesto demografico nazionale: la caduta della natalità e della fecondità (arrivata a livelli tra i più bassi al mondo); l'emergere e il diffondersi di nuovi modelli familiari; l'invecchiamento della popolazione; l'evoluzione del ruolo della donna nella società; l'importanza rapidamente crescente dell'immigrazione straniera e il formarsi di una società culturalmente più eterogenea. In termini di fecondità, l'Italia con 1,32 figli per donna si attesta sotto la media dell'Unione europea di 1,59. A partire dalla seconda metà degli anni settanta il tasso di fecondità totale (Tft) è sceso al di sotto del livello di sostituzione (2,1 figli per donna) e da almeno trent'anni presenta valori tra i più bassi del Continente. Il minimo storico è stato toccato nel 1995 con 1,19 figli per donna e la ripresa successiva, interrottasi per altro con la crisi economica, deve molto alle nascite da genitori stranieri. Del resto è solo la straordinaria crescita dell'immigrazione straniera, registrata nel ventennio a cavallo del nuovo millennio, ad aver impedito che la popolazione iniziasse a diminuire, contrastando un saldo naturale negativo e rallentando il processo di invecchiamento e la diminuzione della popolazione in età lavorativa. Ciò nonostante siamo uno dei paesi più vecchi al mondo e il perdurare della crisi economica ha ridotto il contributo demografico dell'immigrazione, determinando in questi ultimi anni anche un calo della popolazione.
Famiglie e fecondità in Italia: politiche e dinamiche recenti. Nota introduttiva
Corrado Bonifazi;Stefano degli Uberti;Andrea Pelliccia;Salvatore Strozza
2019
Abstract
Negli ultimi cinquant'anni la popolazione italiana è stata attraversata da profondi e radicali cambiamenti strutturali connessi ad alcune grandi trasformazioni del contesto demografico nazionale: la caduta della natalità e della fecondità (arrivata a livelli tra i più bassi al mondo); l'emergere e il diffondersi di nuovi modelli familiari; l'invecchiamento della popolazione; l'evoluzione del ruolo della donna nella società; l'importanza rapidamente crescente dell'immigrazione straniera e il formarsi di una società culturalmente più eterogenea. In termini di fecondità, l'Italia con 1,32 figli per donna si attesta sotto la media dell'Unione europea di 1,59. A partire dalla seconda metà degli anni settanta il tasso di fecondità totale (Tft) è sceso al di sotto del livello di sostituzione (2,1 figli per donna) e da almeno trent'anni presenta valori tra i più bassi del Continente. Il minimo storico è stato toccato nel 1995 con 1,19 figli per donna e la ripresa successiva, interrottasi per altro con la crisi economica, deve molto alle nascite da genitori stranieri. Del resto è solo la straordinaria crescita dell'immigrazione straniera, registrata nel ventennio a cavallo del nuovo millennio, ad aver impedito che la popolazione iniziasse a diminuire, contrastando un saldo naturale negativo e rallentando il processo di invecchiamento e la diminuzione della popolazione in età lavorativa. Ciò nonostante siamo uno dei paesi più vecchi al mondo e il perdurare della crisi economica ha ridotto il contributo demografico dell'immigrazione, determinando in questi ultimi anni anche un calo della popolazione.File | Dimensione | Formato | |
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