Nel 1995 Jacques Derrida pubblicò un saggio dal titolo "Mal d'archivio: un'impressione freudiana" il cui titolo appare oggi di straordinaria attualità per descrivere quella sorta di delirio documentale in cui la società globalizzata di internet appare decisamente colpita. Oltretutto notizie recenti di cronaca hanno evidenziato la criticità della gestione di grandi archivi di dati personali. Lo sviluppo gigantesco delle reti è stato infatti accompagnato da una parallela esplosione di dati ed informazioni che devono essere classificate, catalogate e custodite all'interno di un numero altrettanto gigantesco di archivi. Quindi non abbiamo più a che fare solo con archivi convenzionali custoditi da istituzioni storicamente a ciò preposte, ma a un numero sempre crescente non solo di archivi istituzionali immateriali, ma anche di archivi "semi-professionali" e "amatoriali". La tradizionale classificazione per categorie consolidate nel tempo da parte degli archivisti storici è stata travolta non da ultimo da una contaminazione linguistica e da un mutamento tecnologico continuo che hanno condotto alla costruzione dell'era del "tag". Oggi tutto può essere taggato secondo i criteri più disparati e secondo gli approcci più soggettivi. La stessa natura di internet ha determinato la nascita di un'infinità di tag che corrispondono a combinazioni di frammenti di informazioni dotati ciascuno di un suo proprio indirizzo. Raccapezzarsi in questa giungla di frammenti e di tag appare come una sfida sotto molteplici punti di vista.

Il Mal d'Archivio: raccogliere, catalogare e classificare il maggior numero di informazioni possibile

Cannarella C;Piccioni V
2018

Abstract

Nel 1995 Jacques Derrida pubblicò un saggio dal titolo "Mal d'archivio: un'impressione freudiana" il cui titolo appare oggi di straordinaria attualità per descrivere quella sorta di delirio documentale in cui la società globalizzata di internet appare decisamente colpita. Oltretutto notizie recenti di cronaca hanno evidenziato la criticità della gestione di grandi archivi di dati personali. Lo sviluppo gigantesco delle reti è stato infatti accompagnato da una parallela esplosione di dati ed informazioni che devono essere classificate, catalogate e custodite all'interno di un numero altrettanto gigantesco di archivi. Quindi non abbiamo più a che fare solo con archivi convenzionali custoditi da istituzioni storicamente a ciò preposte, ma a un numero sempre crescente non solo di archivi istituzionali immateriali, ma anche di archivi "semi-professionali" e "amatoriali". La tradizionale classificazione per categorie consolidate nel tempo da parte degli archivisti storici è stata travolta non da ultimo da una contaminazione linguistica e da un mutamento tecnologico continuo che hanno condotto alla costruzione dell'era del "tag". Oggi tutto può essere taggato secondo i criteri più disparati e secondo gli approcci più soggettivi. La stessa natura di internet ha determinato la nascita di un'infinità di tag che corrispondono a combinazioni di frammenti di informazioni dotati ciascuno di un suo proprio indirizzo. Raccapezzarsi in questa giungla di frammenti e di tag appare come una sfida sotto molteplici punti di vista.
2018
Istituto per i Sistemi Biologici - ISB (ex IMC)
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digital heritage
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/370213
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