Le democrazie contemporanee appaiono oggetto di disfunzioni tanto in termini procedurali, con la difficoltà di tradurre gli orientamenti elettorali espressi dai cittadini nella fase elettorale in concrete pratiche di rappresentanza politica e in politiche di governo, quanto in termini sostanziali, in ragione della generalizzata disaffezione dei cittadini alla politica e ai suoi attori, prima ancora che all'astensionismo elettorale. Le difficoltà dei regimi politici democratici sono radicate dentro un contesto sociale e politico dominato da fenomeni di una complessità non prevedibile nella genesi della democrazia rappresentativa: gli effetti dei media digitali e sociali sulla formazione dell'opinione pubblica, la nuova percezione del rapporto tra cittadini, politica e istituzioni, la percezione della inefficacia dei comportamenti elettorali a fronte di forti vincoli esterni (globalizzazione economica, partecipazione ad istituzioni politiche sovranazionali cui è demandato il processo decisionale) ed interni (governance multilivello, sussidiarietà) condizionano sempre di più spazi, orientamenti e ambiti di azione e partecipazione nelle democrazie contemporanee, ritenute, a torto o a ragione, sempre più foriere di promesse non mantenute nei confronti dei cittadini. La formulazione di preferenze, la capacità di rendere le preferenze espresse significative nel quadro del contesto istituzionale e la possibilità che queste preferenze vengano concretamente considerate nell'ambito della formazione di politiche di governo sono i fattori di sistema che vengono posti in questione dall'attuale crisi di partecipazione politico-elettorale, dal ridotto grado di accountability politico-istituzionale, dalla rottura delle premesse ideali e fiduciarie, fondate su classe, ceto, ideologia, nei confronti degli attori partitici, transitati da un modello organizzativo di massa consolidato e diffusivo alla galassia post-ideologica di cartel party e catch all party. Nel presente contributo, si intende riportare i termini del dibattito sul malessere della democrazia alla concezione di Robert Dahl espressa nel volume Poliarchia, cercando di porre in luce i fattori istituzionali, di sviluppo socio-economico e di natura propriamente politica in grado di favorire la realizzazione di un modello poliarchico all'interno di un determinato regime politico. In particolare, appare utile ancorare ogni ragionamento sulla crisi della democrazia rappresentativa all'idea sviluppata dallo studioso statunitense di poliarchia: se la concezione di democrazia appare legata alla dimensione puramente ideale di indagine, appare più significativo impostare l'analisi sul concetto di poliarchia, intesa come regime politico relativamente, ma incompiutamente, democratizzato. Lo scarto tra idealizzazione democratica e concretezza delle esperienze poliarchiche realizzatesi nei regimi politici indagate da Dahl, porta alla riformulazione della valutazione dei regimi politici alla luce delle condizioni che ne aumentano gli ambiti di democratizzazione: 1.livello di liberalizzazione e margine di inclusione dei cittadini; 2. ammissibilità di spazi per la contestazione delle politiche poste in essere dal governo; 3. relazione tra ordine sociale pluralista e livello di sviluppo economico atto alla diversificazione sociale; 4. capacità del sistema di produrre eguaglianza nella distribuzione di risorse politiche ed economiche; 5. possibilità di tratteggiare uno spazio specifico per le sottoculture sub-nazionali, 6. costruzione di elementi a sostegno della legittimazione istituzionale dei sistemi poliarchici. Con particolare riferimento all'ultimo tema, per la legittimazione dei sistemi poliarchici un ruolo particolare sembra affidato all'autorità dei governi, alla efficienza delle politiche, intesa come capacità di un regime di risolvere le questioni critiche, alla fiducia riposta dai cittadini nei confronti del sistema politico e dei suoi attori, alla volontà di cooperazione dei diversi soggetti sociali, economici, istituzionali e politici, all'interno del regime politico poliarchico. Nell'analisi dei problemi di salute delle poliarchie contemporanee, grande spazio appare occupato dalla inefficacia delle politiche, dalla crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni, dalla mancanza di cooperazione e dal limitato accesso, su base di pari opportunità tra i cittadini, alle risorse politiche. Riprendere in considerazione i fattori socio-economici che determinano le condizioni politiche dei regimi poliarchici è la principale indicazione che una rilettura odierna dal pensiero di Dahl può offrire alla odierna crisi della democrazia, specialmente in un contesto di teoria politica più concentrato sulle cause tecnico-procedurali del malessere democratico che sulle determinanti politiche, sociali e culturali dell'inefficacia dei regimi democratici.

Ripensare la poliarchia. Il pensiero di Dahl come antidoto al malessere della democrazia

ANTONUCCI;MARIA CRISTINA
2018

Abstract

Le democrazie contemporanee appaiono oggetto di disfunzioni tanto in termini procedurali, con la difficoltà di tradurre gli orientamenti elettorali espressi dai cittadini nella fase elettorale in concrete pratiche di rappresentanza politica e in politiche di governo, quanto in termini sostanziali, in ragione della generalizzata disaffezione dei cittadini alla politica e ai suoi attori, prima ancora che all'astensionismo elettorale. Le difficoltà dei regimi politici democratici sono radicate dentro un contesto sociale e politico dominato da fenomeni di una complessità non prevedibile nella genesi della democrazia rappresentativa: gli effetti dei media digitali e sociali sulla formazione dell'opinione pubblica, la nuova percezione del rapporto tra cittadini, politica e istituzioni, la percezione della inefficacia dei comportamenti elettorali a fronte di forti vincoli esterni (globalizzazione economica, partecipazione ad istituzioni politiche sovranazionali cui è demandato il processo decisionale) ed interni (governance multilivello, sussidiarietà) condizionano sempre di più spazi, orientamenti e ambiti di azione e partecipazione nelle democrazie contemporanee, ritenute, a torto o a ragione, sempre più foriere di promesse non mantenute nei confronti dei cittadini. La formulazione di preferenze, la capacità di rendere le preferenze espresse significative nel quadro del contesto istituzionale e la possibilità che queste preferenze vengano concretamente considerate nell'ambito della formazione di politiche di governo sono i fattori di sistema che vengono posti in questione dall'attuale crisi di partecipazione politico-elettorale, dal ridotto grado di accountability politico-istituzionale, dalla rottura delle premesse ideali e fiduciarie, fondate su classe, ceto, ideologia, nei confronti degli attori partitici, transitati da un modello organizzativo di massa consolidato e diffusivo alla galassia post-ideologica di cartel party e catch all party. Nel presente contributo, si intende riportare i termini del dibattito sul malessere della democrazia alla concezione di Robert Dahl espressa nel volume Poliarchia, cercando di porre in luce i fattori istituzionali, di sviluppo socio-economico e di natura propriamente politica in grado di favorire la realizzazione di un modello poliarchico all'interno di un determinato regime politico. In particolare, appare utile ancorare ogni ragionamento sulla crisi della democrazia rappresentativa all'idea sviluppata dallo studioso statunitense di poliarchia: se la concezione di democrazia appare legata alla dimensione puramente ideale di indagine, appare più significativo impostare l'analisi sul concetto di poliarchia, intesa come regime politico relativamente, ma incompiutamente, democratizzato. Lo scarto tra idealizzazione democratica e concretezza delle esperienze poliarchiche realizzatesi nei regimi politici indagate da Dahl, porta alla riformulazione della valutazione dei regimi politici alla luce delle condizioni che ne aumentano gli ambiti di democratizzazione: 1.livello di liberalizzazione e margine di inclusione dei cittadini; 2. ammissibilità di spazi per la contestazione delle politiche poste in essere dal governo; 3. relazione tra ordine sociale pluralista e livello di sviluppo economico atto alla diversificazione sociale; 4. capacità del sistema di produrre eguaglianza nella distribuzione di risorse politiche ed economiche; 5. possibilità di tratteggiare uno spazio specifico per le sottoculture sub-nazionali, 6. costruzione di elementi a sostegno della legittimazione istituzionale dei sistemi poliarchici. Con particolare riferimento all'ultimo tema, per la legittimazione dei sistemi poliarchici un ruolo particolare sembra affidato all'autorità dei governi, alla efficienza delle politiche, intesa come capacità di un regime di risolvere le questioni critiche, alla fiducia riposta dai cittadini nei confronti del sistema politico e dei suoi attori, alla volontà di cooperazione dei diversi soggetti sociali, economici, istituzionali e politici, all'interno del regime politico poliarchico. Nell'analisi dei problemi di salute delle poliarchie contemporanee, grande spazio appare occupato dalla inefficacia delle politiche, dalla crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni, dalla mancanza di cooperazione e dal limitato accesso, su base di pari opportunità tra i cittadini, alle risorse politiche. Riprendere in considerazione i fattori socio-economici che determinano le condizioni politiche dei regimi poliarchici è la principale indicazione che una rilettura odierna dal pensiero di Dahl può offrire alla odierna crisi della democrazia, specialmente in un contesto di teoria politica più concentrato sulle cause tecnico-procedurali del malessere democratico che sulle determinanti politiche, sociali e culturali dell'inefficacia dei regimi democratici.
2018
Istituto di Tecnologie Biomediche - ITB
DEMOCRAZIA
DAHL
POLIARCHIA
TEORIA POLITICA
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