L'inquinamento atmosferico è stato per molto tempo indagato come fattore di rischio per l'insorgenza di malattie neoplastiche, respiratorie e cardiovascolari. I numerosi studi epidemiologici condotti fino ad oggi hanno stabilito un'associazione diretta tra l'esposizione agli inquinanti atmosferici e l'aumento dei casi di morbidità e mortalità per tali patologie. Come stimato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'inquinamento dell'aria causa circa 7 milioni di morti premature all'anno in tutto il mondo ed è perciò riconosciuto come una delle principali priorità di sanità pubblica. Il particolato atmosferico (PM) è costituito da una miscela eterogenea e dinamica di particelle di origine diversa i cui effetti dannosi sono fortemente associati, più che alla massa, alla sua composizione chimica. La presenza nel PM di determinati elementi chimici innesca la produzione di proteine infiammatorie e di specie reattive dell'ossigeno (ROS) che provocano nelle cellule uno stato di sofferenza, "stress ossidativo" che può venire quantificato attraverso un indicatore quale il potenziale ossidativo (OP). In questo lavoro sono riportati i risultati ottenuti da uno studio sul potenziale ossidativo della frazione solubile in acqua del PM10 e del PM2.5, per un totale di 248 campioni giornalieri, raccolti simultaneamente mediante un campionatore bi-canale a basso volume (SWAM-Fai Instruments, 2,3 m3/h) presso l'Osservatorio Climatico-Ambientale di Lecce (Stazione GAW-WMO/ACTRIS). I dati si riferiscono ad un periodo annuale (tra novembre 2016 e novembre 2017) approssimativamente un campione ogni tre giorni per valutare le variabilità stagionali. Sono state eseguite misure dei principali metalli, via ICP-MS, ioni solubili, via IC e della componente carboniosa, carbonio organico (OC) ed elementare (EC), mediante l'analizzatore OCEC Sunset (Laboratory Inc.) con tecnica termo-ottica in trasmittanza e protocollo EUSAAR2. Lo studio dell'OP è stato condotto mediante il test acellulare del DTT (ditiotreitolo), valutando sia OP normalizzato in massa (specifico delle sorgenti) sia OP normalizzato in volume (caratteristico dell'esposizione). I risultati ottenuti sono stati correlati con le concentrazioni delle diverse specie chimiche analizzate. L'applicazione di modelli statistici ha permesso di valutare il contributo alle concentrazioni di PM ed all'OP delle principali sorgenti naturali ed antropiche che influenzano il sito di misura.
Studio sul potenziale ossidativo del PM2.5 e PM10 presso l'Osservatorio Climatico-Ambientale di Lecce
A Dinoi;D Cesari;E Merico;D Contini
2019
Abstract
L'inquinamento atmosferico è stato per molto tempo indagato come fattore di rischio per l'insorgenza di malattie neoplastiche, respiratorie e cardiovascolari. I numerosi studi epidemiologici condotti fino ad oggi hanno stabilito un'associazione diretta tra l'esposizione agli inquinanti atmosferici e l'aumento dei casi di morbidità e mortalità per tali patologie. Come stimato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'inquinamento dell'aria causa circa 7 milioni di morti premature all'anno in tutto il mondo ed è perciò riconosciuto come una delle principali priorità di sanità pubblica. Il particolato atmosferico (PM) è costituito da una miscela eterogenea e dinamica di particelle di origine diversa i cui effetti dannosi sono fortemente associati, più che alla massa, alla sua composizione chimica. La presenza nel PM di determinati elementi chimici innesca la produzione di proteine infiammatorie e di specie reattive dell'ossigeno (ROS) che provocano nelle cellule uno stato di sofferenza, "stress ossidativo" che può venire quantificato attraverso un indicatore quale il potenziale ossidativo (OP). In questo lavoro sono riportati i risultati ottenuti da uno studio sul potenziale ossidativo della frazione solubile in acqua del PM10 e del PM2.5, per un totale di 248 campioni giornalieri, raccolti simultaneamente mediante un campionatore bi-canale a basso volume (SWAM-Fai Instruments, 2,3 m3/h) presso l'Osservatorio Climatico-Ambientale di Lecce (Stazione GAW-WMO/ACTRIS). I dati si riferiscono ad un periodo annuale (tra novembre 2016 e novembre 2017) approssimativamente un campione ogni tre giorni per valutare le variabilità stagionali. Sono state eseguite misure dei principali metalli, via ICP-MS, ioni solubili, via IC e della componente carboniosa, carbonio organico (OC) ed elementare (EC), mediante l'analizzatore OCEC Sunset (Laboratory Inc.) con tecnica termo-ottica in trasmittanza e protocollo EUSAAR2. Lo studio dell'OP è stato condotto mediante il test acellulare del DTT (ditiotreitolo), valutando sia OP normalizzato in massa (specifico delle sorgenti) sia OP normalizzato in volume (caratteristico dell'esposizione). I risultati ottenuti sono stati correlati con le concentrazioni delle diverse specie chimiche analizzate. L'applicazione di modelli statistici ha permesso di valutare il contributo alle concentrazioni di PM ed all'OP delle principali sorgenti naturali ed antropiche che influenzano il sito di misura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.