Il Parlamento Europeo (PE) ha approvato in seconda lettura, nella plenaria del 7 luglio 2010, la proposta di Direttiva sulle emissioni degli impianti industriali (IED). Il testo approvato riflette un delicato compromesso raggiunto con il Consiglio dell'Unione Europea (Consiglio UE) e la Commissione Europea. Infatti la posizione comune adottata dal Consiglio UE il 15 febbraio 2010 non aveva fatto propri gli emendamenti del PE adottati in prima lettura il 10 marzo 2010. Il testo, che dovrà essere adottato formalmente dal Consiglio UE, previo esame da parte dei giuristi-linguisti del Consiglio UE e del PE, rappresenta una tappa storica nella evoluzione della normativa comunitaria sull'inquinamento di origine industriale. La proposta della Commissione, che risale al 21 maggio 2007, era finalizzata al riesame e alla rifusione in un unico testo giuridico di sette direttive riguardanti le emissioni industriali, ovvero: la Direttiva 96/61/CE (Direttiva 2008/1/CE con la nuova codifica) sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento, nota anche come Direttiva IPPC, la Direttiva 2001/80/CE sugli inquinanti originati dai grandi impianti di combustione (Direttiva LCP), le Direttive 78/176/CEE, 82/883/CEE e 92/112/CEE relative ai rifiuti provenienti dell'industria del biossido di titanio, la Direttiva 1999/13/CE sui composti organici volatili e la Direttiva 2000/76/CE sull'incenerimento dei rifiuti. La nuova Direttiva si pone l'obiettivo di aumentare il livello di protezione ambientale nel suo complesso, attraverso il rafforzamento dell'approccio integrato in materia di rilascio di atti autorizzativi (che contemplino aspetti più rilevanti anche in termini di sorveglianza e controllo) per gli impianti industriali soggetti alle disposizioni di cui alle direttive sopra citate. Si tratta di attività industriali e agricole ad alto potenziale inquinante, nuove ed esistenti, come ad esempio attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, stimati in ca. 52.000 nell'Unione Europea. Essa mira nel contempo a semplificare la legislazione esistente in materia di emissioni industriali, con conseguente alleggerimento di oneri e procedure amministrative.

La nuova di Direttiva sulle emissioni degli impianti industriali

Spinetti R;Trotta;N V;
2010

Abstract

Il Parlamento Europeo (PE) ha approvato in seconda lettura, nella plenaria del 7 luglio 2010, la proposta di Direttiva sulle emissioni degli impianti industriali (IED). Il testo approvato riflette un delicato compromesso raggiunto con il Consiglio dell'Unione Europea (Consiglio UE) e la Commissione Europea. Infatti la posizione comune adottata dal Consiglio UE il 15 febbraio 2010 non aveva fatto propri gli emendamenti del PE adottati in prima lettura il 10 marzo 2010. Il testo, che dovrà essere adottato formalmente dal Consiglio UE, previo esame da parte dei giuristi-linguisti del Consiglio UE e del PE, rappresenta una tappa storica nella evoluzione della normativa comunitaria sull'inquinamento di origine industriale. La proposta della Commissione, che risale al 21 maggio 2007, era finalizzata al riesame e alla rifusione in un unico testo giuridico di sette direttive riguardanti le emissioni industriali, ovvero: la Direttiva 96/61/CE (Direttiva 2008/1/CE con la nuova codifica) sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento, nota anche come Direttiva IPPC, la Direttiva 2001/80/CE sugli inquinanti originati dai grandi impianti di combustione (Direttiva LCP), le Direttive 78/176/CEE, 82/883/CEE e 92/112/CEE relative ai rifiuti provenienti dell'industria del biossido di titanio, la Direttiva 1999/13/CE sui composti organici volatili e la Direttiva 2000/76/CE sull'incenerimento dei rifiuti. La nuova Direttiva si pone l'obiettivo di aumentare il livello di protezione ambientale nel suo complesso, attraverso il rafforzamento dell'approccio integrato in materia di rilascio di atti autorizzativi (che contemplino aspetti più rilevanti anche in termini di sorveglianza e controllo) per gli impianti industriali soggetti alle disposizioni di cui alle direttive sopra citate. Si tratta di attività industriali e agricole ad alto potenziale inquinante, nuove ed esistenti, come ad esempio attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, stimati in ca. 52.000 nell'Unione Europea. Essa mira nel contempo a semplificare la legislazione esistente in materia di emissioni industriali, con conseguente alleggerimento di oneri e procedure amministrative.
2010
Istituto sull'Inquinamento Atmosferico - IIA
IED
emissioni industriali
IPPC
Conclusioni BAT
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/37558
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