L'Eneide di Virgilio del commendatore Annibal Caro. Con l'aggionta delli Argomenti, et le Figure in Rame. Al M. R. Padre D. Giovita da Castiglione, Economo nel Collegio Montalto in Bologna, Padova, appresso Pietro Paolo Tozzi libraio, 1608.

Prezioso esemplare dell'Eneide, con frontespizio decorato e due bellissime tavole che rappresentano rispettivamente Annibal Caro fregiato con la corona d'alloro che traduce l'Eneide, e l'Argomento del poema così riassunto «Manda Eolo i venti à preghi di Giunone, E le navi Troiane à i lidi spinge De la nova Cartago: ivi riceve Enea la bella Dido; à cui Cupido sotto forma d'Ascanio ispira amore». L'Eneide, scritta da Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C., narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea, figlio di Anchise e di Venere, che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. L'Eneide è una delle fonti cui guarda Vico nella Scienza nuova per ricostruire la storia di Roma antica, e l'eredità di Virgilio è presente pure nel forte legame tra ingenium e natura che caratterizza gli esseri viventi.