Il De antiquisima è una di quelle opere di Giambattista Vico delle quali non si conserva nessuna copia manoscritta: per essa ci si avvale, pertanto, esclusivamente del testo a stampa edito a Napoli, presso Felice Mosca, nel 1710. L'esemplare che qui si riproduce è proprio una delle copie della princeps napoletana. Di quest'opera esistono, inoltre, molti testimoni postillati da Vico, che interviene, integrandoli e correggendoli di proprio pugno, su alcuni passi del testo, secondo la consuetudine a lui cara di intervenire sui propri testi anche quando erano andati in stampa. Il volume è dedicato a Paolo Mattia Doria, descritto da Vico come un filosofo particolarmente dedito agli studi di metafisica, oltre che attento e appassionato lettore di Descartes. L'occasione e l'idea di scrivere il De antiquissima nascono in Vico proprio in seguito alle discussioni alle quali egli prese parte, durante il 1709, nel salotto dello stesso Doria, e alle quali parteciparono pure Agostino Ariani, Giacinto de Cristoforo, Nicola Galizia, che molta influenza ebbero nella messa a punto delle tesi sostenute da Vico. L'opera completa, nell'idea del filosofo napoletano, era composta da tre libri: il primo, Liber metaphysicus, è quello che noi oggi leggiamo, mentre gli altri due, uno dedicato alla fisica ed un altro alla morale, non furono mai pubblicati.

DE / ANTIQUISSIMA ITALORUM / SAPIENTIA / EX / Linguae Latinae Originibus / eruenda / LIBRI TRES / JOH. BAPTISTAE A VICO / NEAPOLITANI / Regii Eloquentiae Professoris / NEAPOLI, cl?l?ccx. / Ex Typographia Felicis Mosca. / Permissu Publico.

Alessia Scognamiglio
2019

Abstract

Il De antiquisima è una di quelle opere di Giambattista Vico delle quali non si conserva nessuna copia manoscritta: per essa ci si avvale, pertanto, esclusivamente del testo a stampa edito a Napoli, presso Felice Mosca, nel 1710. L'esemplare che qui si riproduce è proprio una delle copie della princeps napoletana. Di quest'opera esistono, inoltre, molti testimoni postillati da Vico, che interviene, integrandoli e correggendoli di proprio pugno, su alcuni passi del testo, secondo la consuetudine a lui cara di intervenire sui propri testi anche quando erano andati in stampa. Il volume è dedicato a Paolo Mattia Doria, descritto da Vico come un filosofo particolarmente dedito agli studi di metafisica, oltre che attento e appassionato lettore di Descartes. L'occasione e l'idea di scrivere il De antiquissima nascono in Vico proprio in seguito alle discussioni alle quali egli prese parte, durante il 1709, nel salotto dello stesso Doria, e alle quali parteciparono pure Agostino Ariani, Giacinto de Cristoforo, Nicola Galizia, che molta influenza ebbero nella messa a punto delle tesi sostenute da Vico. L'opera completa, nell'idea del filosofo napoletano, era composta da tre libri: il primo, Liber metaphysicus, è quello che noi oggi leggiamo, mentre gli altri due, uno dedicato alla fisica ed un altro alla morale, non furono mai pubblicati.
2019
Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e scientifico moderno - ISPF
Vico - De antiquissima - Doria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/378534
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