L'urbanistica del secondo dopoguerra in Europa sembra in larga misura voler tagliare i ponti con i temi e i ragionamenti disciplinari della prima metà del secolo scorso. Nuove questioni, legate spesso a situazioni di emergenza, come la ricostruzione postbellica o lo sviluppo esponenziale delle città degli anni Cinquanta e Sessanta pongono in primo piano la pianificazione delle infrastrutture urbane e territoriali; mentre l'emergenza abitativa insieme al dibattito sulle New Town assumono una valenza sociale oltre che strettamente urbanistica. In parallelo, il funzionalismo degli anni Trenta diventa con i CIAM una piattaforma globale sia per la costruzione/trasformazione delle città che per la formazione e l'evoluzione disciplinare. La storiografia ha presentato in questi termini lo sviluppo urbano e le tematiche del dopoguerra. Ma è vero? o meglio è solamente questa l'unica interpretazione storica che emerge? Recenti ricerche e pubblicazioni in Inghilterra (Pendlebury J., Erten E., Larkham P. (eds), Alternative Visions of Post-war Reconstruction: Creating the Modern Townscape, London 2014) o in Germania (Sonne W., Urbanity and Density in 20th-Century Urban Design, Berlin 2017), ma non solo, mettono in evidenza che durante tutta la seconda metà del secolo scorso persiste una tendenza "alternativa" legata al recupero della tradizione e dei suoi valori architettonici e urbani. I saggi che presentiamo sono alcuni dei contribuiti di un'articolata e ricca sessione dedicata a indagare queste "visioni alternative" alla corrente dominante che guida lo sviluppo disciplinare e la costruzione delle città del secondo dopoguerra.
Tradizione e Modernità nella costruzione delle città Europee e nel dibattito urbanistico della seconda metà del secolo scorso
Heleni Porfyriou;
2020
Abstract
L'urbanistica del secondo dopoguerra in Europa sembra in larga misura voler tagliare i ponti con i temi e i ragionamenti disciplinari della prima metà del secolo scorso. Nuove questioni, legate spesso a situazioni di emergenza, come la ricostruzione postbellica o lo sviluppo esponenziale delle città degli anni Cinquanta e Sessanta pongono in primo piano la pianificazione delle infrastrutture urbane e territoriali; mentre l'emergenza abitativa insieme al dibattito sulle New Town assumono una valenza sociale oltre che strettamente urbanistica. In parallelo, il funzionalismo degli anni Trenta diventa con i CIAM una piattaforma globale sia per la costruzione/trasformazione delle città che per la formazione e l'evoluzione disciplinare. La storiografia ha presentato in questi termini lo sviluppo urbano e le tematiche del dopoguerra. Ma è vero? o meglio è solamente questa l'unica interpretazione storica che emerge? Recenti ricerche e pubblicazioni in Inghilterra (Pendlebury J., Erten E., Larkham P. (eds), Alternative Visions of Post-war Reconstruction: Creating the Modern Townscape, London 2014) o in Germania (Sonne W., Urbanity and Density in 20th-Century Urban Design, Berlin 2017), ma non solo, mettono in evidenza che durante tutta la seconda metà del secolo scorso persiste una tendenza "alternativa" legata al recupero della tradizione e dei suoi valori architettonici e urbani. I saggi che presentiamo sono alcuni dei contribuiti di un'articolata e ricca sessione dedicata a indagare queste "visioni alternative" alla corrente dominante che guida lo sviluppo disciplinare e la costruzione delle città del secondo dopoguerra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.