Partendo da una analisi del primo volume delle "Lezioni di diplomatica generale" di Giovanna Nicolaj, studiosa tra le più autorevoli della materia, l'articolo propone una riflessione generale sull'oggetto stesso della materia, ¬¬il documento, e sul fenomeno documentario considerato in sé e per sé e nella sua globalità. La Nicolaj, attualmente docente di Diplomatica Generale presso la Scuola Vaticana di Diplomatica, Paleografia e Archivistica, si inserisce nel dibattito sugli indirizzi e sulle prospettive della diplomatica, avviato all'inizio degli anni Cinquanta e che nel corso della seconda metà del XX secolo ha coinvolto alcuni tra i maggiori esperti della materia. In quella vera e propria ermeneutica del documento diplomatico che persegue, la Nicolaj insiste in particolare sulle "lezioni" di metodo di alcuni grandi studiosi: anzitutto, Federico Chabod, Hans Georg Gadamer e Giorgio Cencetti. Di quest'ultimo, l'unico dei tre che si è occupato di diplomatica, viene messo in evidenza soprattutto il suo "metodo storico", così stupidamente trascurato dalle ultime generazioni di studiosi del settore. L'analisi del fenomeno documentario che si propone Giovanna Nicolaj, che si fonde su due elementi: la giuridicità e la scrittura, non ha nulla a che vedere con certe teorie della documentazione divenute di moda, basate su un concetto fumoso e snaturato di documento, confuso con quello di monumento, o privato del suo intrinseco carattere giuridico, all'insegna del mito contemporaneo della comunicazione/informazione o di una generica valorizzazione della memoria. La definizione di diplomatica proposta dalla studiosa si discosta da quella canonica proposta in Germania da Harry Bresslau o in Italia da Cesare Paoli, fatta propria da Alessandro Pratesi: "Qui si definisce documento qualunque scritto di natura giuridica, formato cioè per funzioni e per fini giuridici (di vario tipo), redatto in forme idonee ad adempiere le funzioni previste. Tale documento sarà scritto su qualunque supporto (per es. pietra, legno, papiro, pergamena, carta, supporto magnetico e elettronico) e sarà collocabile e ordinabile per formazione e per uso in uno dei vari sistemi storici di documentazione, sistemi o contesti più o meno semplici o complessi". È innegabile che le questioni sollevate in questo volume, sostiene l'autore dell'articolo, siano tutte di grande importanza e che le "novità" avanzate dalla Nicolaj, per lo più in forma di ipotesi, oltre a essere suggestive, appaiono sempre credibili e ben fondate. Evidentemente, non tutti i dubbi vengono risolti, alcuni casi restano ancora aperti e diverse domande attendono risposte più circostanziate. Una cosa è certa: i problemi posti, che investono la natura, l'oggetto e le finalità della diplomatica, sono ormai stati posti sul tappeto e non si potrà evitare di affrontarli nel merito, pena un progressivo inaridimento della diplomatica, nonché un impoverimento delle altre discipline umanistiche, almeno delle scienze storiche più affini. La conclusione dell'articolo è che, attraverso lo strumento delle sue "Lezioni", Giovanna Nicolaj compie davvero un ripensamento complessivo della materia, e che la sua ermeneutica del documento finisce per configurarsi come un vero e proprio tentativo, sostanzialmente riuscito, di rifondazione epistemologica della diplomatica, nel confronto con le altre scienze storiche e gli altri campi del sapere.

Giovanna Nicolaj, Lezioni di diplomatica generale, I. Istituzioni

2011

Abstract

Partendo da una analisi del primo volume delle "Lezioni di diplomatica generale" di Giovanna Nicolaj, studiosa tra le più autorevoli della materia, l'articolo propone una riflessione generale sull'oggetto stesso della materia, ¬¬il documento, e sul fenomeno documentario considerato in sé e per sé e nella sua globalità. La Nicolaj, attualmente docente di Diplomatica Generale presso la Scuola Vaticana di Diplomatica, Paleografia e Archivistica, si inserisce nel dibattito sugli indirizzi e sulle prospettive della diplomatica, avviato all'inizio degli anni Cinquanta e che nel corso della seconda metà del XX secolo ha coinvolto alcuni tra i maggiori esperti della materia. In quella vera e propria ermeneutica del documento diplomatico che persegue, la Nicolaj insiste in particolare sulle "lezioni" di metodo di alcuni grandi studiosi: anzitutto, Federico Chabod, Hans Georg Gadamer e Giorgio Cencetti. Di quest'ultimo, l'unico dei tre che si è occupato di diplomatica, viene messo in evidenza soprattutto il suo "metodo storico", così stupidamente trascurato dalle ultime generazioni di studiosi del settore. L'analisi del fenomeno documentario che si propone Giovanna Nicolaj, che si fonde su due elementi: la giuridicità e la scrittura, non ha nulla a che vedere con certe teorie della documentazione divenute di moda, basate su un concetto fumoso e snaturato di documento, confuso con quello di monumento, o privato del suo intrinseco carattere giuridico, all'insegna del mito contemporaneo della comunicazione/informazione o di una generica valorizzazione della memoria. La definizione di diplomatica proposta dalla studiosa si discosta da quella canonica proposta in Germania da Harry Bresslau o in Italia da Cesare Paoli, fatta propria da Alessandro Pratesi: "Qui si definisce documento qualunque scritto di natura giuridica, formato cioè per funzioni e per fini giuridici (di vario tipo), redatto in forme idonee ad adempiere le funzioni previste. Tale documento sarà scritto su qualunque supporto (per es. pietra, legno, papiro, pergamena, carta, supporto magnetico e elettronico) e sarà collocabile e ordinabile per formazione e per uso in uno dei vari sistemi storici di documentazione, sistemi o contesti più o meno semplici o complessi". È innegabile che le questioni sollevate in questo volume, sostiene l'autore dell'articolo, siano tutte di grande importanza e che le "novità" avanzate dalla Nicolaj, per lo più in forma di ipotesi, oltre a essere suggestive, appaiono sempre credibili e ben fondate. Evidentemente, non tutti i dubbi vengono risolti, alcuni casi restano ancora aperti e diverse domande attendono risposte più circostanziate. Una cosa è certa: i problemi posti, che investono la natura, l'oggetto e le finalità della diplomatica, sono ormai stati posti sul tappeto e non si potrà evitare di affrontarli nel merito, pena un progressivo inaridimento della diplomatica, nonché un impoverimento delle altre discipline umanistiche, almeno delle scienze storiche più affini. La conclusione dell'articolo è che, attraverso lo strumento delle sue "Lezioni", Giovanna Nicolaj compie davvero un ripensamento complessivo della materia, e che la sua ermeneutica del documento finisce per configurarsi come un vero e proprio tentativo, sostanzialmente riuscito, di rifondazione epistemologica della diplomatica, nel confronto con le altre scienze storiche e gli altri campi del sapere.
2011
Giovanna Nicolaj
diplomatica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/382388
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