Da quasi sette secoli il nome del Ventoso è indissolubilmente legato a quello di Francesco Petrarca, il quale ha raccontato la sua ascensione sul monte francese in un testo in latino tra i più celebri della nostra letteratura, che può essere considerato il primo scritto dedicato alla montagna. L'epistola, datata 1336, ma scritta probabilmente tra il 1352 e il 1353, è indirizzata al dotto agostiniano Dionigi da Borgo Sansepolcro e il suo oggetto è "de curis propriis", cioè "sui propri affanni": l'argomento proietta, quindi, immediatamente l'ascensione in montagna, compiuta insieme al fratello Gherardo, su un piano simbolico, sotto il segno, tipicamente medievale, dell'allegoria. Un'altra novità è costituita dalla motivazione: Petrarca non è salito sul Ventoux per motivi pratici, ma "sola videndi cupiditate ductus", cioè "mosso unicamente dalla curiosità": quindi, non per un motivo pratico, ma per un interesse culturale, come si direbbe oggi. I critici non concordano affatto sull'esegesi dello scritto di Petrarca: negli ultimi due secoli la lettera del Ventoso è stata studiata e analizzata in tutti i suoi aspetti, con esiti differenti, se non opposti. Alcuni parlano espressamente di Petrarca "alpinista"; secondo altri, invece, l'ascesa sul Ventoso non è mai avvenuta e l'epistola è solo una "fictio" letteraria. In realtà, sembra difficile affermare che il grande poeta non sia mai salito sul Ventoso: la descrizione della sua esperienza sulla cima è realistica, anche se filtrata dalla sua cultura e dall'intento allegorico. Per alcuni studiosi, la lettera è espressione di un uomo del Medioevo; secondo altri, invece, Petrarca preannuncia lo spirito aperto sul mondo che sarà proprio del Rinascimento. In ogni caso, la prima epistola del IV libro dei "Familiarum rerum libri" rappresenta un asse portante di alcune delle letture più convincenti della figura e dell'opera di Petrarca. In conclusione, la singolare molteplicità delle interpretazioni dimostra l'inesauribile ricchezza della lettera del Ventoso, uno scritto che non smetterà di affascinare studiosi, uomini di cultura e lettori comuni, i quali continueranno a inoltrarsi e a perdersi in quel labirinto testuale, dove tutto alla fine sembra sfuggente e inafferrabile.
«Sola videndi cupiditate ductus»: la lettera del Ventoso di Petrarca e l'interesse culturale per la montagna
2013
Abstract
Da quasi sette secoli il nome del Ventoso è indissolubilmente legato a quello di Francesco Petrarca, il quale ha raccontato la sua ascensione sul monte francese in un testo in latino tra i più celebri della nostra letteratura, che può essere considerato il primo scritto dedicato alla montagna. L'epistola, datata 1336, ma scritta probabilmente tra il 1352 e il 1353, è indirizzata al dotto agostiniano Dionigi da Borgo Sansepolcro e il suo oggetto è "de curis propriis", cioè "sui propri affanni": l'argomento proietta, quindi, immediatamente l'ascensione in montagna, compiuta insieme al fratello Gherardo, su un piano simbolico, sotto il segno, tipicamente medievale, dell'allegoria. Un'altra novità è costituita dalla motivazione: Petrarca non è salito sul Ventoux per motivi pratici, ma "sola videndi cupiditate ductus", cioè "mosso unicamente dalla curiosità": quindi, non per un motivo pratico, ma per un interesse culturale, come si direbbe oggi. I critici non concordano affatto sull'esegesi dello scritto di Petrarca: negli ultimi due secoli la lettera del Ventoso è stata studiata e analizzata in tutti i suoi aspetti, con esiti differenti, se non opposti. Alcuni parlano espressamente di Petrarca "alpinista"; secondo altri, invece, l'ascesa sul Ventoso non è mai avvenuta e l'epistola è solo una "fictio" letteraria. In realtà, sembra difficile affermare che il grande poeta non sia mai salito sul Ventoso: la descrizione della sua esperienza sulla cima è realistica, anche se filtrata dalla sua cultura e dall'intento allegorico. Per alcuni studiosi, la lettera è espressione di un uomo del Medioevo; secondo altri, invece, Petrarca preannuncia lo spirito aperto sul mondo che sarà proprio del Rinascimento. In ogni caso, la prima epistola del IV libro dei "Familiarum rerum libri" rappresenta un asse portante di alcune delle letture più convincenti della figura e dell'opera di Petrarca. In conclusione, la singolare molteplicità delle interpretazioni dimostra l'inesauribile ricchezza della lettera del Ventoso, uno scritto che non smetterà di affascinare studiosi, uomini di cultura e lettori comuni, i quali continueranno a inoltrarsi e a perdersi in quel labirinto testuale, dove tutto alla fine sembra sfuggente e inafferrabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.