In ambiente continentale le successioni stratigrafiche lacustri e palustri rappresentano eccezionali archivi della storia dell'ambiente e del clima. I proxies biologici, geologici e chimici ivi conservati consentono di tracciare i lineamenti degli antichi paesaggi vegetali, la storia della biodiversità e del clima, e le diverse pratiche economiche e di gestione del territorio adottate dall'uomo fin dalla preistoria. Una serie di carotaggi profondi svolti all'interno della cerchia dei Colli Berici in prossimità del Lago di Fimon (prov. di Vicenza) ha permesso il recupero di stratigrafie di depositi lacustri, palustri e colluviali che documentano la storia ambientale della Pianura Veneta e del margine prealpino a partire dalla Penultima Glaciazione (Pini et al. 2010). Questo contributo focalizza l'attenzione sul tratto della successione riferibile all'LGM (Last Glacial Maximum), l'estremo più freddo dell'ultimo ciclo glaciale-interglaciale. Durante l'LGM grandi calotte glaciali si svilupparono in Antartide, Eurasia, America Settentrionale e Meridionale (Ingólfsson 2004; Kleman et al. 2010; Patton et al. 2017). Le catene montuose ospitarono ghiacciai vallivi (Monegato et al. 2017). Il livello del mare registrò fasi di relativa stabilità intervallate da periodi di forte regressione (Lambeck et al. 2014), che misero allo scoperto ampi territori colonizzabili dalla vegetazione e transitabili da uomini ed animali. Sulla porzione LGM della successione del Lago di Fimon sono state condotte analisi paleoecologiche estese (polline, spore, alghe, pollen-slide charcoal), datazioni 14C AMS, analisi LOI e XRF. I dati paleoecologici ad alta risoluzione (media di 1 campione/80-100 anni) indicano che foreste boreali a pino silvestre e betulla erano presenti nella pianura veneta-friulana fino a circa 27,5 ka cal BP, e in seguito sostituite da vegetazioni più aperte con ginepro, Artemisia ed altre erbe e arbusti xerofitici. La presenza di vegetazione arborea era limitata alle aree stabili. I dati pollinici ottenuti per la successione del Lago di Fimon vengono impiegati non solo per descrivere qualitativamente la struttura degli ecosistemi vegetali, ma anche per produrre stime quantitative di parametri climatici utili a (i) caratterizzare meglio il clima LGM, (ii) testare la sensibilità delle piante e della loro produzione pollinica come proxies del clima e delle sue oscillazioni, anche quelle di ordine minore, (iii) proporre un confronto con proxies indipendenti del clima a scala alpina ed emisferica. Per ciascuno dei campioni fossili analizzati sono state prodotte stime quantitative delle temperature medie dei mesi di gennaio e luglio e delle precipitazioni medie annue attraverso le tecniche MAT (Modern Analogue Technique) e WA-PLS (Weighted Averaging - Partial Least Squares regression). Le serie così ricostruite descrivono la variabilità climatica che ha caratterizzato l'LGM. Le oscillazioni di temperatura più evidenti sono riconducibili agli effetti sull'ambiente terrestre degli Heinrich Events 2 e 1; oscillazioni minori vengono associate ai GI 3 e 2. Interessante è uno dei risultati emersi dall'applicazione della tecnica MAT. L'analisi degli analoghi moderni individuati per ciascun campione fossile indica che il paesaggio vegetale europeo pleniglaciale aveva notevoli somiglianze con ecosistemi moderni della Siberia meridionale e, in parte, degli Urali. Questi dati confermano i risultati di precedenti lavori (Chytrý et al. 2008; Kune? et al. 2008).

Storia degli ecosistemi e del clima durante l'LGM: stratigrafia integrata di una serie lacustre-palustre al margine meridionale delle Alpi.

Pini R;Badino F;Furlanetto G;Monegato G;Pasquero C;Ravazzi C;
2019

Abstract

In ambiente continentale le successioni stratigrafiche lacustri e palustri rappresentano eccezionali archivi della storia dell'ambiente e del clima. I proxies biologici, geologici e chimici ivi conservati consentono di tracciare i lineamenti degli antichi paesaggi vegetali, la storia della biodiversità e del clima, e le diverse pratiche economiche e di gestione del territorio adottate dall'uomo fin dalla preistoria. Una serie di carotaggi profondi svolti all'interno della cerchia dei Colli Berici in prossimità del Lago di Fimon (prov. di Vicenza) ha permesso il recupero di stratigrafie di depositi lacustri, palustri e colluviali che documentano la storia ambientale della Pianura Veneta e del margine prealpino a partire dalla Penultima Glaciazione (Pini et al. 2010). Questo contributo focalizza l'attenzione sul tratto della successione riferibile all'LGM (Last Glacial Maximum), l'estremo più freddo dell'ultimo ciclo glaciale-interglaciale. Durante l'LGM grandi calotte glaciali si svilupparono in Antartide, Eurasia, America Settentrionale e Meridionale (Ingólfsson 2004; Kleman et al. 2010; Patton et al. 2017). Le catene montuose ospitarono ghiacciai vallivi (Monegato et al. 2017). Il livello del mare registrò fasi di relativa stabilità intervallate da periodi di forte regressione (Lambeck et al. 2014), che misero allo scoperto ampi territori colonizzabili dalla vegetazione e transitabili da uomini ed animali. Sulla porzione LGM della successione del Lago di Fimon sono state condotte analisi paleoecologiche estese (polline, spore, alghe, pollen-slide charcoal), datazioni 14C AMS, analisi LOI e XRF. I dati paleoecologici ad alta risoluzione (media di 1 campione/80-100 anni) indicano che foreste boreali a pino silvestre e betulla erano presenti nella pianura veneta-friulana fino a circa 27,5 ka cal BP, e in seguito sostituite da vegetazioni più aperte con ginepro, Artemisia ed altre erbe e arbusti xerofitici. La presenza di vegetazione arborea era limitata alle aree stabili. I dati pollinici ottenuti per la successione del Lago di Fimon vengono impiegati non solo per descrivere qualitativamente la struttura degli ecosistemi vegetali, ma anche per produrre stime quantitative di parametri climatici utili a (i) caratterizzare meglio il clima LGM, (ii) testare la sensibilità delle piante e della loro produzione pollinica come proxies del clima e delle sue oscillazioni, anche quelle di ordine minore, (iii) proporre un confronto con proxies indipendenti del clima a scala alpina ed emisferica. Per ciascuno dei campioni fossili analizzati sono state prodotte stime quantitative delle temperature medie dei mesi di gennaio e luglio e delle precipitazioni medie annue attraverso le tecniche MAT (Modern Analogue Technique) e WA-PLS (Weighted Averaging - Partial Least Squares regression). Le serie così ricostruite descrivono la variabilità climatica che ha caratterizzato l'LGM. Le oscillazioni di temperatura più evidenti sono riconducibili agli effetti sull'ambiente terrestre degli Heinrich Events 2 e 1; oscillazioni minori vengono associate ai GI 3 e 2. Interessante è uno dei risultati emersi dall'applicazione della tecnica MAT. L'analisi degli analoghi moderni individuati per ciascun campione fossile indica che il paesaggio vegetale europeo pleniglaciale aveva notevoli somiglianze con ecosistemi moderni della Siberia meridionale e, in parte, degli Urali. Questi dati confermano i risultati di precedenti lavori (Chytrý et al. 2008; Kune? et al. 2008).
2019
Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali - IDPA - Sede Venezia
Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria - IGAG
Istituto di Geoscienze e Georisorse - IGG - Sede Pisa
Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima - ISAC
Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l'Ambiente - DSSTTA
LGM
Tardoglaciale
ecosistemi
stratigrafia integrata
Heinrich events
Greenland Interstadials and stadials
ricostruzioni paleoclimatiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/391101
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