Il caso studio riguarda alcune anforette etrusche tardo-arcaiche, di altezza compresa tra gli 8 e i 10 cm circae capacità di 100 e 150 ml, riferibili al Gruppo Copenhagen ABc 1059 rinvenute a Roma nell'antica necropoliesquilina nelle tombe 3 e 12 di Piazza Vittorio scavate nel 2002 dall'allora Soprintendenza Archeologica di Roma.E' stato possibile evidenziare due sottogruppi con caratteristiche ben distinte: il primo, di probabile produzioneceretana e tarquiniese-vulcente (anche se non si escludono altri centri di produzione minori), presenta fascesul corpo e un'eventuale decorazione accessoria (palmetta sul collo, linguette sulla spalla, raggiera alla base); ilsecondo, riferibile all'ambito tarquiniese (o anche vulcente?), presenta due palmette erette sui due lati del corpo edue pendule al di sotto delle anse. La cronologia dei due sottogruppi, in base ai contesti noti, appare circoscrittaalla fine del VI-inizi del V sec. a.C. Tenendo esclusivamente conto della morfologia e della metrologia del vaso, èstata avanzata l'ipotesi che le anforette fossero state utilizzate come unguentari. Destinata a personaggi femminilie deposta a diretto contatto con il corpo (lungo il fianco sinistro o presso i piedi; talora anche all'interno delloculo parietale) l'anforetta era considerata un oggetto di uso personale, piuttosto legato alle pratiche svolte nelcorso della cerimonia funebre per ungere la salma o il corpo dei partecipanti. Nello studio si discutono i risultatidelle indagini di gas cromatografia ad alta risoluzione con spettrometria di massa realizzate al fine di indagareil contenuto di questi piccoli vasi.

Le anforette etrusche di età tardo arcaica dalla Necropoli Esquilina-Roma: osservazioni sulle analisi del contenuto

Ambrosini L
2021

Abstract

Il caso studio riguarda alcune anforette etrusche tardo-arcaiche, di altezza compresa tra gli 8 e i 10 cm circae capacità di 100 e 150 ml, riferibili al Gruppo Copenhagen ABc 1059 rinvenute a Roma nell'antica necropoliesquilina nelle tombe 3 e 12 di Piazza Vittorio scavate nel 2002 dall'allora Soprintendenza Archeologica di Roma.E' stato possibile evidenziare due sottogruppi con caratteristiche ben distinte: il primo, di probabile produzioneceretana e tarquiniese-vulcente (anche se non si escludono altri centri di produzione minori), presenta fascesul corpo e un'eventuale decorazione accessoria (palmetta sul collo, linguette sulla spalla, raggiera alla base); ilsecondo, riferibile all'ambito tarquiniese (o anche vulcente?), presenta due palmette erette sui due lati del corpo edue pendule al di sotto delle anse. La cronologia dei due sottogruppi, in base ai contesti noti, appare circoscrittaalla fine del VI-inizi del V sec. a.C. Tenendo esclusivamente conto della morfologia e della metrologia del vaso, èstata avanzata l'ipotesi che le anforette fossero state utilizzate come unguentari. Destinata a personaggi femminilie deposta a diretto contatto con il corpo (lungo il fianco sinistro o presso i piedi; talora anche all'interno delloculo parietale) l'anforetta era considerata un oggetto di uso personale, piuttosto legato alle pratiche svolte nelcorso della cerimonia funebre per ungere la salma o il corpo dei partecipanti. Nello studio si discutono i risultatidelle indagini di gas cromatografia ad alta risoluzione con spettrometria di massa realizzate al fine di indagareil contenuto di questi piccoli vasi.
2021
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC
978-2-38050-025-7
ROMA
ETRURIA
NECROPOLI
CERAMICA ETRUSCA
ANFORETTE
PROFUMI
ARCHEOMETRIA
RITUALE FUNERARIO
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