La viabilità della transumanza tra l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata e la Puglia in generale si delinea già sin dall'età del Bronzo e si struttura in modo organico in età storica, quando, a partire da IV secolo a.C., si hanno testimonianze documentali che attestano l'esistenza di una rete di vie tratturali di lunga percorrenza nelle regioni dell'Italia centro-meridionale (Aromatario 1992). È solo nel 1447 che Alfonso d'Aragona, re di Napoli, riorganizzando usanze e istituzioni già esistenti in merito alla transumanza, con la prammatica del primo ottobre istituì, anche a seguito degli esiti della crisi agricola e demografica che stava interessando le campagne meridionali sin dall'inizio del XIV sec. "La Dogana della Mena delle Pecore di Puglia" con sede a Foggia, al fine di ricavare da questa attività cospicue entrate per le casse del regno. La riforma alfonsina si basava su due principi fondamentali: lo stato aveva l'esclusiva nel concedere i pascoli in fitto ai pastori; questi, in cambio, ricevevano protezione e servizi. Ciò comportò l'organizzazione di una complessa macchina burocratico-amministrativa, economica e giurisdizionale, che prevedeva l'istituzione delle locazioni (ampie estensioni di pascoli ove potevano svernale le greggi dietro il pagamento di una tassa, la fida), delle poste (luoghi situati all'interno delle locazioni ove ricoverare gli animali entro recinti di pietrame a secco, gli jazzi) e dei riposi (aree poste lungo i tratturi dove le greggi potevano sostare durante la transumanza per brevi periodi), nonché il riconoscimento, la salvaguardia e la sorveglianza dei percorsi della transumanza (tratturi, tratturelli e bracci) e l'esplicitazione di norme protezionistiche a favore del patrimonio armentizio, per cui eventuali liti tra pastori e agricoltori venivano risolte direttamente dai magistrati della Dogana di Foggia (Palasciano 1981).

Oria (Brindisi) e il tratturo martinese della transumanza: conoscenza dei paesaggi storico-archeologici, artistico-monumentali e naturali

Delli Santi M;
2021

Abstract

La viabilità della transumanza tra l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata e la Puglia in generale si delinea già sin dall'età del Bronzo e si struttura in modo organico in età storica, quando, a partire da IV secolo a.C., si hanno testimonianze documentali che attestano l'esistenza di una rete di vie tratturali di lunga percorrenza nelle regioni dell'Italia centro-meridionale (Aromatario 1992). È solo nel 1447 che Alfonso d'Aragona, re di Napoli, riorganizzando usanze e istituzioni già esistenti in merito alla transumanza, con la prammatica del primo ottobre istituì, anche a seguito degli esiti della crisi agricola e demografica che stava interessando le campagne meridionali sin dall'inizio del XIV sec. "La Dogana della Mena delle Pecore di Puglia" con sede a Foggia, al fine di ricavare da questa attività cospicue entrate per le casse del regno. La riforma alfonsina si basava su due principi fondamentali: lo stato aveva l'esclusiva nel concedere i pascoli in fitto ai pastori; questi, in cambio, ricevevano protezione e servizi. Ciò comportò l'organizzazione di una complessa macchina burocratico-amministrativa, economica e giurisdizionale, che prevedeva l'istituzione delle locazioni (ampie estensioni di pascoli ove potevano svernale le greggi dietro il pagamento di una tassa, la fida), delle poste (luoghi situati all'interno delle locazioni ove ricoverare gli animali entro recinti di pietrame a secco, gli jazzi) e dei riposi (aree poste lungo i tratturi dove le greggi potevano sostare durante la transumanza per brevi periodi), nonché il riconoscimento, la salvaguardia e la sorveglianza dei percorsi della transumanza (tratturi, tratturelli e bracci) e l'esplicitazione di norme protezionistiche a favore del patrimonio armentizio, per cui eventuali liti tra pastori e agricoltori venivano risolte direttamente dai magistrati della Dogana di Foggia (Palasciano 1981).
2021
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC
979-12-200-9282-1
Oria
Puglia
Tratturo martinese
Beni culturali
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Descrizione: Oria (Brindisi) e il tratturo martinese della transumanza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/400053
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