Quando si discute di ausili di ascolto assistito e di educazione al linguaggio dei bambini sordi è molto frequente imbattersi in posizioni rigide e dogmatiche. Molti professionisti ritengono che il miglior approccio possibile alla sordità infantile sia, senza dubbio alcuno, quello che utilizzano loro. Ma siamo veramente convinti che tutti i bambini sordi abbiano bisogno dello stesso approccio logopedico? Riteniamo che la complessità della sordità necessiti di una presa in carico ideologicamente aperta e pluralistica. I logopedisti dovrebbero essere formati, fin dai banchi universitari, ad utilizzare tecniche e metodiche differenti attraverso cui promuovere e sostenere lo sviluppo del linguaggio dei bambini sordi. Se questo non accade il rischio è che, sebbene da un lato avremo dei professionisti altamente specializzati nell'applicazione di un approccio, dall'altro li renderemo pericolosamente autocentrati e poco preparati a far fronte alle notevoli differenze che esistono tra i bambini sordi. I bambini sordi, infatti, seppur accomunati dall'avere tutti una perdita uditiva, sono molto diversi tra loro (per l'età della diagnosi, il tipo di sordità, la famiglia di provenienza, il tipo di ausilio di ascolto utilizzato, l'appartenenza o meno alla comunità sorda, e così via) e, in quanto tali, non possono essere seguiti tutti seguendo un unico approccio. Non solo questo non è possibile con bambini diversi, ma non è possibile neanche con lo stesso bambino nelle diverse fasi del suo sviluppo. Nel 2015 si è svolto ad Atene il 22° Congresso Internazionale sull'Educazione dei Sordi. Gli addetti ai lavori ricorderanno che la seconda edizione di questo Congresso si era svolto a Milano nel 1880 e aveva segnato in maniera profonda la storia dell'educazione dei sordi, vietando nella maniera più assoluta l'utilizzo della lingua dei segni e imponendo un unico metodo, quello oralista, per l'educazione al linguaggio di tutti i bambini sordi. Il tema del 22° Congresso era "Educating Diverse Learners: Many Ways, One Goal", che in italiano suona più o meno in questo modo: "Educare apprendenti diversi: tanti modi, un unico obiettivo". Nell'ottica dell'alta variabilità individuale che viene rilevata tra i bambini sordi, dunque, veniva riconosciuta a livello internazionale l'esigenza di discutere sui diversi modi in cui si possono sostenere i bambini sordi nell'acquisizione del linguaggio. Nonostante ciò, se da un lato la ricerca mostra che c'è una grande variabilità nei profili di sviluppo dei bambini sordi, non mancano le pressioni affinché nell'educazione dei sordi passi il modello "one-size-fits-all" (un approccio unico che vada bene per tutti). Riteniamo che sia necessario avere a disposizione diverse opzioni educative tra cui scegliere e che i ricercatori e i responsabili delle politiche sociali continuino a raccogliere dati e a monitorare gli outcome di queste diverse opzioni educative. Questa è la filosofia che ha ispirato la scrittura di questo libro, che nasce da una sinergia tra l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Unità Operativa Complessa di Audiologia e Otochirurgia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il libro si rivolge in primo luogo ai professionisti (logopedisti, medici, psicologi, educatori, assistenti alla comunicazione, facilitatori della comunicazione, solo per citarne alcuni) coinvolti nella presa in carico e nel trattamento dei bambini sordi e, in secondo luogo, alle famiglie di bambini sordi. Queste ultime potranno trovare nel presente libro informazioni, molto diverse fra loro ma sempre presentate in maniera oggettiva, relative ai diversi approcci riabilitativi. La speranza è che tali informazioni possano orientare le coppie genitoriali nei momenti più delicati, dando loro una visione più ampia sugli aspetti diagnostici, psicologici e cognitivi della sordità infantile e sulle diverse possibilità educative, riabilitative e protesiche. Gli addetti ai lavori, invece, troveranno anche un'accurata descrizione di alcuni tra i diversi metodi di educazione al linguaggio per i bambini sordi, alcune proposte di protocolli di valutazione delle competenze linguistiche (nella lingua parlata e nella lingua dei segni) e dello sviluppo cognitivo. Nella prima parte del libro viene introdotta la sordità infantile, definendone l'eziologia, le tipologie, i gradi di perdita uditiva, gli aspetti diagnostici, psicologici, audiologici e protesici. Nell'ultimo capitolo della prima parte, i curatori riflettono sull'importanza di fornire alle famiglie strumenti, affinché possano essere in grado di operare scelte consapevoli sin dai momenti immediatamente successivi alla diagnosi di sordità. Nella seconda parte vengono analiticamente descritti alcuni tra i principali metodi di educazione al linguaggio, che spesso partono da presupposti molto diversi tra loro, ma hanno tutti, come obiettivo principe, quello di fare in modo che il bambino sordo acquisisca (o apprenda) la lingua parlata. I singoli approcci sono presentati da professionisti che li utilizzano correntemente nella pratica logopedica e spesso sono stati pionieri nel proporre un particolare metodo. Nell'ultimo capitolo della seconda parte, i curatori tentano una conciliazione tra i diversi approcci, mostrando come sia possibile tenere in considerazione il bambino e il sistema familiare nella loro unicità, sfruttando i punti di forza dei principali, apparentemente opposti, metodi di educazione al linguaggio. La terza parte fa riferimento alla valutazione degli outcome. Suggerisce agli operatori come muoversi nel delicato campo della valutazione delle competenze e fornisce utilissime indicazioni per costruire una corretta diagnosi funzionale. I progressi fatti nelle tecniche implantologiche e nelle tecnologie delle protesi digitali, i risultati degli studi della neuropsicologia e della psicologia dello sviluppo, oltre che i contributi della psicologia sistemica e relazionale, fanno sì che oggi ci sia un certo numero di bambini sordi che rispondono egregiamente al trattamento logopedico, sviluppando il linguaggio, gli apprendimenti e l'adattamento sociale in modi che si avvicinano molto a quelli osservati nello sviluppo tipico. Purtroppo questi bambini non rappresentano assolutamente la maggioranza della popolazione dei bambini sordi. Crescere ed educare al linguaggio questi bimbi in un'ottica di armonia e di promozione del benessere resta dunque ancora una sfida aperta!
La sordità infantile. Nuove prospettive di intervento
Pasquale Rinaldi;Elena Tomasuolo;
2018
Abstract
Quando si discute di ausili di ascolto assistito e di educazione al linguaggio dei bambini sordi è molto frequente imbattersi in posizioni rigide e dogmatiche. Molti professionisti ritengono che il miglior approccio possibile alla sordità infantile sia, senza dubbio alcuno, quello che utilizzano loro. Ma siamo veramente convinti che tutti i bambini sordi abbiano bisogno dello stesso approccio logopedico? Riteniamo che la complessità della sordità necessiti di una presa in carico ideologicamente aperta e pluralistica. I logopedisti dovrebbero essere formati, fin dai banchi universitari, ad utilizzare tecniche e metodiche differenti attraverso cui promuovere e sostenere lo sviluppo del linguaggio dei bambini sordi. Se questo non accade il rischio è che, sebbene da un lato avremo dei professionisti altamente specializzati nell'applicazione di un approccio, dall'altro li renderemo pericolosamente autocentrati e poco preparati a far fronte alle notevoli differenze che esistono tra i bambini sordi. I bambini sordi, infatti, seppur accomunati dall'avere tutti una perdita uditiva, sono molto diversi tra loro (per l'età della diagnosi, il tipo di sordità, la famiglia di provenienza, il tipo di ausilio di ascolto utilizzato, l'appartenenza o meno alla comunità sorda, e così via) e, in quanto tali, non possono essere seguiti tutti seguendo un unico approccio. Non solo questo non è possibile con bambini diversi, ma non è possibile neanche con lo stesso bambino nelle diverse fasi del suo sviluppo. Nel 2015 si è svolto ad Atene il 22° Congresso Internazionale sull'Educazione dei Sordi. Gli addetti ai lavori ricorderanno che la seconda edizione di questo Congresso si era svolto a Milano nel 1880 e aveva segnato in maniera profonda la storia dell'educazione dei sordi, vietando nella maniera più assoluta l'utilizzo della lingua dei segni e imponendo un unico metodo, quello oralista, per l'educazione al linguaggio di tutti i bambini sordi. Il tema del 22° Congresso era "Educating Diverse Learners: Many Ways, One Goal", che in italiano suona più o meno in questo modo: "Educare apprendenti diversi: tanti modi, un unico obiettivo". Nell'ottica dell'alta variabilità individuale che viene rilevata tra i bambini sordi, dunque, veniva riconosciuta a livello internazionale l'esigenza di discutere sui diversi modi in cui si possono sostenere i bambini sordi nell'acquisizione del linguaggio. Nonostante ciò, se da un lato la ricerca mostra che c'è una grande variabilità nei profili di sviluppo dei bambini sordi, non mancano le pressioni affinché nell'educazione dei sordi passi il modello "one-size-fits-all" (un approccio unico che vada bene per tutti). Riteniamo che sia necessario avere a disposizione diverse opzioni educative tra cui scegliere e che i ricercatori e i responsabili delle politiche sociali continuino a raccogliere dati e a monitorare gli outcome di queste diverse opzioni educative. Questa è la filosofia che ha ispirato la scrittura di questo libro, che nasce da una sinergia tra l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Unità Operativa Complessa di Audiologia e Otochirurgia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il libro si rivolge in primo luogo ai professionisti (logopedisti, medici, psicologi, educatori, assistenti alla comunicazione, facilitatori della comunicazione, solo per citarne alcuni) coinvolti nella presa in carico e nel trattamento dei bambini sordi e, in secondo luogo, alle famiglie di bambini sordi. Queste ultime potranno trovare nel presente libro informazioni, molto diverse fra loro ma sempre presentate in maniera oggettiva, relative ai diversi approcci riabilitativi. La speranza è che tali informazioni possano orientare le coppie genitoriali nei momenti più delicati, dando loro una visione più ampia sugli aspetti diagnostici, psicologici e cognitivi della sordità infantile e sulle diverse possibilità educative, riabilitative e protesiche. Gli addetti ai lavori, invece, troveranno anche un'accurata descrizione di alcuni tra i diversi metodi di educazione al linguaggio per i bambini sordi, alcune proposte di protocolli di valutazione delle competenze linguistiche (nella lingua parlata e nella lingua dei segni) e dello sviluppo cognitivo. Nella prima parte del libro viene introdotta la sordità infantile, definendone l'eziologia, le tipologie, i gradi di perdita uditiva, gli aspetti diagnostici, psicologici, audiologici e protesici. Nell'ultimo capitolo della prima parte, i curatori riflettono sull'importanza di fornire alle famiglie strumenti, affinché possano essere in grado di operare scelte consapevoli sin dai momenti immediatamente successivi alla diagnosi di sordità. Nella seconda parte vengono analiticamente descritti alcuni tra i principali metodi di educazione al linguaggio, che spesso partono da presupposti molto diversi tra loro, ma hanno tutti, come obiettivo principe, quello di fare in modo che il bambino sordo acquisisca (o apprenda) la lingua parlata. I singoli approcci sono presentati da professionisti che li utilizzano correntemente nella pratica logopedica e spesso sono stati pionieri nel proporre un particolare metodo. Nell'ultimo capitolo della seconda parte, i curatori tentano una conciliazione tra i diversi approcci, mostrando come sia possibile tenere in considerazione il bambino e il sistema familiare nella loro unicità, sfruttando i punti di forza dei principali, apparentemente opposti, metodi di educazione al linguaggio. La terza parte fa riferimento alla valutazione degli outcome. Suggerisce agli operatori come muoversi nel delicato campo della valutazione delle competenze e fornisce utilissime indicazioni per costruire una corretta diagnosi funzionale. I progressi fatti nelle tecniche implantologiche e nelle tecnologie delle protesi digitali, i risultati degli studi della neuropsicologia e della psicologia dello sviluppo, oltre che i contributi della psicologia sistemica e relazionale, fanno sì che oggi ci sia un certo numero di bambini sordi che rispondono egregiamente al trattamento logopedico, sviluppando il linguaggio, gli apprendimenti e l'adattamento sociale in modi che si avvicinano molto a quelli osservati nello sviluppo tipico. Purtroppo questi bambini non rappresentano assolutamente la maggioranza della popolazione dei bambini sordi. Crescere ed educare al linguaggio questi bimbi in un'ottica di armonia e di promozione del benessere resta dunque ancora una sfida aperta!I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.