Il rapporto contrattuale tra dinastie europee e finanza in età moderna è stato spesso descritto come un mero business imprenditoriale finalizzato al guadagno in termini monetari. Le più recenti ricerche sul Ducato di Milano in età spagnola (ci riferiamo ai lavori di Federico Chabod, Giovanni Vigo, Mario Rizzo e Davide Maffi) e la ricca letteratura storiografica prodotta dal Centro studi sulle società di Antico regime hanno fortemente problematizzato tale modello. Nonostante l'espansione dell'imponibile fiscale, le potenze in lotta non potevano dirsi un modello di solvibilità. Le entrate, anche straordinarie, venivano regolarmente impegnate per i due anni successivi all'annata fiscale in corso e le bancarotte erano la norma, come si evince dall'aumento costante dei tassi d'interesse, laddove per bancarotta intendiamo la rottura unilaterale dei patti di assegnazione delle rendite fiscali concesse in garanzia o a soddisfazione dei mutui erogati. Eppure, gli imprenditori della finanza - operanti a Lione, Augusta, Venezia e, soprattutto, a Genova - continuarono a sostenere lo sforzo bellico degli Asburgo e dei Valois, sulla base di una contrattazione che, evidentemente, chiamava in causa altre tipologie di controprestazione da parte degli Stati che ricevevano denaro contante.
"Partiti", condotte e commissioni. La gestione privatistica della res bellica nella seconda fase delle guerre d'Italia. Denaro, circuiti relazionali e risorse cognitive
Michele Maria Rabà
2015
Abstract
Il rapporto contrattuale tra dinastie europee e finanza in età moderna è stato spesso descritto come un mero business imprenditoriale finalizzato al guadagno in termini monetari. Le più recenti ricerche sul Ducato di Milano in età spagnola (ci riferiamo ai lavori di Federico Chabod, Giovanni Vigo, Mario Rizzo e Davide Maffi) e la ricca letteratura storiografica prodotta dal Centro studi sulle società di Antico regime hanno fortemente problematizzato tale modello. Nonostante l'espansione dell'imponibile fiscale, le potenze in lotta non potevano dirsi un modello di solvibilità. Le entrate, anche straordinarie, venivano regolarmente impegnate per i due anni successivi all'annata fiscale in corso e le bancarotte erano la norma, come si evince dall'aumento costante dei tassi d'interesse, laddove per bancarotta intendiamo la rottura unilaterale dei patti di assegnazione delle rendite fiscali concesse in garanzia o a soddisfazione dei mutui erogati. Eppure, gli imprenditori della finanza - operanti a Lione, Augusta, Venezia e, soprattutto, a Genova - continuarono a sostenere lo sforzo bellico degli Asburgo e dei Valois, sulla base di una contrattazione che, evidentemente, chiamava in causa altre tipologie di controprestazione da parte degli Stati che ricevevano denaro contante.| File | Dimensione | Formato | |
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