ENG - Against the background of the reception policy in South Tyrol and using the case of 'out-of-quota' asylum seekers (profughi fuori quota/Asylbewerber fuori quota), the article argues that the process of labelling of official discourses (media and political discourses) turns to be a socio-cultural practice that produces backlashes on the individual condition of migrants. The social construction of out-of-quota asylum seekers as »underserved« at best, and as cultural and security threats at worst, does not only assist their control but is used as an othering factor that promote their disavowal and marginalization from the local society and a downward hierarchization within asylum seekers. The labels, and the discourse of which they are part, make it possible for local authorities in charge of their reception to delay asylum claims and inhibit their access to welfare services. More broadly, the article contributes to the discussion on the relationship between border and migration, calling for a greater exploration of the cultural and phenomenological dimension of bordering process. GER - Vor dem Hintergrund der Aufnahmepolitik in Südtirol und der Asylbewerber fuori quota (Personen außerhalb der staatlichen Zuweisungen) wird argumentiert, dass sich der Kategorisierungsprozess offizieller Diskurse (Medien und politische Diskurse) zu einer soziokulturellen Praxis entwickelt, die starke Reaktionen in Bezug auf den individuellen Status von Migranten hervorruft. Die soziale Konstruktion von Asylbewerbern fuori quota, im besten Fall als >unterversorgt< und im schlechtesten Fall als kulturelle und sicherheitspolitische Bedrohungen, dient nicht nur ihrer Kontrolle, sondern wird auch als Faktor zur Bildung von Alterität (othering) genutzt (vgl. van Houtum/van Naerssen 2002), der ihre Verleugnung und Marginalisierung innerhalb der lokalen Gesellschaft und eine Hierarchie unter den Asylbewerbern befördert. Die aufgerufenen Kategorien und die Diskurse können bei den für die Aufnahme von Asylbewerbern zuständigen lokalen Behörden Verzögerungen bei der Bearbeitung von Asylanträgen verursachen und gar zu einer Sperrung des Zugangs zu Sozialdienstleistungen führen. Generell soll dieser Artikel zur Diskussion über den Zusammenhang zwischen Grenze und Migration beitragen und fordert eine stärkere Erforschung der kulturellen und phänomenologischen Dimension von Bordering-Prozessen.
Nel contesto delle politiche di accoglienza dell'Alto Adige e del fenomeno dei richiedenti asilo fuori quota, i processi di categorizzazione messi in atto nei discorsi ufficiali (nei media e nei discorsi politici) stanno diventando una prassi socioculturale, che hanno una ricaduta concreta sulla condizione esistenziale dei migranti. La costruzione sociale dei richiedenti asilo fuori quota, nel migliore dei casi, come "indesiderati" e, nel peggiore come minaccia culturale e alla sicurezza sociale, non si traduce soltanto nel legittimarne il loro controllo ma contribuisce ad alimentare il loro stato di "alterità" (othering). Tale condizione acuisce lo stato di rifiuto e marginalizzazione cui sono soggetti all'interno della società locale e favorisce lo sviluppo di una gerarchizzazione tra gli stessi richiedenti asilo. Le categorie e le pratiche discorsive di cui sono oggetto i cosiddetti "profughi fuori quota" appaiono funzionali a consentire alla autorità locali incaricate della loro accoglienza di ritardare le richieste di asilo di ritardare le richieste di asilo e inibire il loro accesso ai servizi di welfare. Più in generale, il presente articolo rappresenta un contributo alla discussione riguardante il nesso tra confini e migrazione e esorta a esaminare in modo accurato la dimensione culturale e fenomenologica dei processi di confinamento.
Eine zwiespältige Aufnahmepraxis im italienisch-österreichischen Grenzraum. Die Asylbewerber fuori quota zwischen lokalen Medien und Mikropolitik des Andersseins / Un'ambigua accoglienza sul confine Italo-Austriaco. I richiedenti asilo fuori quota tra media locali e micro-politiche dell'alterità.
degli Uberti Stefano
2021
Abstract
Nel contesto delle politiche di accoglienza dell'Alto Adige e del fenomeno dei richiedenti asilo fuori quota, i processi di categorizzazione messi in atto nei discorsi ufficiali (nei media e nei discorsi politici) stanno diventando una prassi socioculturale, che hanno una ricaduta concreta sulla condizione esistenziale dei migranti. La costruzione sociale dei richiedenti asilo fuori quota, nel migliore dei casi, come "indesiderati" e, nel peggiore come minaccia culturale e alla sicurezza sociale, non si traduce soltanto nel legittimarne il loro controllo ma contribuisce ad alimentare il loro stato di "alterità" (othering). Tale condizione acuisce lo stato di rifiuto e marginalizzazione cui sono soggetti all'interno della società locale e favorisce lo sviluppo di una gerarchizzazione tra gli stessi richiedenti asilo. Le categorie e le pratiche discorsive di cui sono oggetto i cosiddetti "profughi fuori quota" appaiono funzionali a consentire alla autorità locali incaricate della loro accoglienza di ritardare le richieste di asilo di ritardare le richieste di asilo e inibire il loro accesso ai servizi di welfare. Più in generale, il presente articolo rappresenta un contributo alla discussione riguardante il nesso tra confini e migrazione e esorta a esaminare in modo accurato la dimensione culturale e fenomenologica dei processi di confinamento.File | Dimensione | Formato | |
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