La coltivazione del Nebbiolo, forse la cultivar più nobile del ricco patrimonio varietale piemontese, è diffusa in diversi areali della Regione caratterizzati da suoli molto diversificati. Nelle più note Langhe albesi i terreni argillosi e calcarei a pH alcalino sono la base per i grandi vini rossi DOCG Barolo e Barbaresco, ma nel Vercellese in cui si origina il prestigioso Gattinara DOCG i suoli si distinguono per la matrice vulcanica derivata dalla disgregazione di porfidi quarziferi con pH acido o sub-acido. In questo contesto la scelta dell'idoneo portinnesto può svolgere un ruolo importante per un corretto equilibrio tra vegetazione e carico produttivo e per ottenere livelli qualitativi atti a produrre vini rossi di grande struttura. Tra i fattori che concorrono all'obiettivo enologico finale non va trascurato il clone, che nel Nebbiolo assume particolare rilevanza stante la caratteristica variabilità intravarietale del vitigno. Al fine di approfondire le conoscenze sul corretto utilizzo del portinnesto e del clone quando il Nebbiolo è coltivato su un tipico suolo a pH acido dell'area di produzione del vino Gattinara DOCG, nel 2015 è stato messo a dimora un vigneto sperimentale a Gattinara (VC) presso l'Azienda Nervi utilizzando tre cloni selezionati di Nebbiolo (CVT B10, C15 e F5, reperiti nello stesso areale e di recente omologazione) innestati su tre portinnesti: 3309 (V. riparia x V. rupestris), Gravesac [(V. riparia x V. berlandieri 161-49) x 3309] ed SO4 (V. berlandieri x V. riparia). I primi due sono indicati in letteratura come idonei per terreni acidi e l'ultimo quale soggetto adattabile a diverse situazioni pedologiche. A partire dal quinto anno dall'impianto e per due stagioni (2019 e 2020) il vigneto è stato monitorato rilevandone i principali aspetti vegeto-produttivi e la qualità dei mosti con particolare riferimento al quadro polifenolico. I risultati, per ora riferibili solo all'età giovanile del vigneto, indicano che il fattore clone ha inciso sul risultato quanti-qualitativo più di quanto non abbia fatto il portinnesto. In particolare, per gli aspetti agronomici il clone Nebbiolo CVT F5 si è differenziato rispetto alle altre due selezioni per la maggior vigoria e, a sostanziale parità di produttività, per la minore fertilità compensata dalle dimensioni maggiori del grappolo. A livello qualitativo, il CVT B10 e C15 si sono caratterizzati per una concentrazione zuccherina delle uve superiore rispetto a quella dell'F5 e per un quadro acido sostenuto, grazie alla maggiore dotazione tartarica che ha consentito un pH più energico. Anche la dotazione delle uve in antociani e flavonoidi totali risulta migliore nei primi due cloni. Per quanto riguarda l'influenza del portinnesto, questa si è manifestata a livello del vigore, superiore in SO4 e Gravesac rispetto al 3309, mentre la produttività è stata simile tra le diverse combinazioni sebbene un po' altalenante su 3309. Altro aspetto caratterizzante il comportamento su 3309 è stata la presenza di grappoli di dimensioni inferiori. Per quanto riguarda i fattori di qualità, il Nebbiolo su Gravesac ha prodotto uve con un quadro polifenolico più importante, così come su SO4 ma ad un livello inferiore. Le uve con la minor dotazione di antociani e flavonoidi totali si sono avute su 3309. Per ora l'interazione clone/portinnesto non sembra avere avuto un effetto significativo.

La coltivazione del Nebbiolo su terreni acidi: il ruolo del clone e del portinnesto

Franco Mannini;Ivana Gribaudo;Danila Cuozzo;
2022

Abstract

La coltivazione del Nebbiolo, forse la cultivar più nobile del ricco patrimonio varietale piemontese, è diffusa in diversi areali della Regione caratterizzati da suoli molto diversificati. Nelle più note Langhe albesi i terreni argillosi e calcarei a pH alcalino sono la base per i grandi vini rossi DOCG Barolo e Barbaresco, ma nel Vercellese in cui si origina il prestigioso Gattinara DOCG i suoli si distinguono per la matrice vulcanica derivata dalla disgregazione di porfidi quarziferi con pH acido o sub-acido. In questo contesto la scelta dell'idoneo portinnesto può svolgere un ruolo importante per un corretto equilibrio tra vegetazione e carico produttivo e per ottenere livelli qualitativi atti a produrre vini rossi di grande struttura. Tra i fattori che concorrono all'obiettivo enologico finale non va trascurato il clone, che nel Nebbiolo assume particolare rilevanza stante la caratteristica variabilità intravarietale del vitigno. Al fine di approfondire le conoscenze sul corretto utilizzo del portinnesto e del clone quando il Nebbiolo è coltivato su un tipico suolo a pH acido dell'area di produzione del vino Gattinara DOCG, nel 2015 è stato messo a dimora un vigneto sperimentale a Gattinara (VC) presso l'Azienda Nervi utilizzando tre cloni selezionati di Nebbiolo (CVT B10, C15 e F5, reperiti nello stesso areale e di recente omologazione) innestati su tre portinnesti: 3309 (V. riparia x V. rupestris), Gravesac [(V. riparia x V. berlandieri 161-49) x 3309] ed SO4 (V. berlandieri x V. riparia). I primi due sono indicati in letteratura come idonei per terreni acidi e l'ultimo quale soggetto adattabile a diverse situazioni pedologiche. A partire dal quinto anno dall'impianto e per due stagioni (2019 e 2020) il vigneto è stato monitorato rilevandone i principali aspetti vegeto-produttivi e la qualità dei mosti con particolare riferimento al quadro polifenolico. I risultati, per ora riferibili solo all'età giovanile del vigneto, indicano che il fattore clone ha inciso sul risultato quanti-qualitativo più di quanto non abbia fatto il portinnesto. In particolare, per gli aspetti agronomici il clone Nebbiolo CVT F5 si è differenziato rispetto alle altre due selezioni per la maggior vigoria e, a sostanziale parità di produttività, per la minore fertilità compensata dalle dimensioni maggiori del grappolo. A livello qualitativo, il CVT B10 e C15 si sono caratterizzati per una concentrazione zuccherina delle uve superiore rispetto a quella dell'F5 e per un quadro acido sostenuto, grazie alla maggiore dotazione tartarica che ha consentito un pH più energico. Anche la dotazione delle uve in antociani e flavonoidi totali risulta migliore nei primi due cloni. Per quanto riguarda l'influenza del portinnesto, questa si è manifestata a livello del vigore, superiore in SO4 e Gravesac rispetto al 3309, mentre la produttività è stata simile tra le diverse combinazioni sebbene un po' altalenante su 3309. Altro aspetto caratterizzante il comportamento su 3309 è stata la presenza di grappoli di dimensioni inferiori. Per quanto riguarda i fattori di qualità, il Nebbiolo su Gravesac ha prodotto uve con un quadro polifenolico più importante, così come su SO4 ma ad un livello inferiore. Le uve con la minor dotazione di antociani e flavonoidi totali si sono avute su 3309. Per ora l'interazione clone/portinnesto non sembra avere avuto un effetto significativo.
2022
vite
portinnesto
terreni acidi
nebbiolo
clone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/413958
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