Si presenta l'applicazione di metodologie consolidate per studiare in modo innovativo un pane di terra proveniente dalla necropoli di Crustumerium, a nord-est di Roma. Il reperto contiene resti umani e manufatti metallici ed è datato al VII secolo a.C.. Per lo studio del campione sono state condotte analisi a raggi X e acquisizioni digitali per comprenderne meglio la composizione. Durante lo scavo archeologico, se ben conservati, i manufatti vengono recuperati direttamente. Se invece sono fragili e di difficile identificazione, si preferisce creare un blocco di terreno per recuperare i manufatti in un secondo momento tramite microscavo in ambiente controllato e dopo opportune analisi. Questo aiuta a preservare la maggior parte delle informazioni ancora presenti e il modo migliore per acquisire questi dati è l'analisi a raggi X, in una tecnica completamente non invasiva. Utilizzando l'imaging a raggi X (radiografia e tomografia computerizzata) è possibile ottenere informazioni sulla distribuzione, la forma, le dimensioni e lo stato di conservazione dei manufatti, consentendo anche lo studio della parte interna, invisibile all'analisi macroscopica. XRF e XRPD forniscono informazioni elementari e molecolari sui materiali costituenti (ad es. leghe, prodotti di corrosione, ecc.). In questo senso, anche la fotogrammetria diventa uno strumento utile per acquisire dati, in particolare quelli della superficie. Lo studio, la digitalizzazione, la manipolazione e il restauro di resti umani in un ambiente virtuale è chiamato Antropologia Virtuale (VA). Questo caso di studio vuole mostrare come la combinazione di antropologia virtuale e tecniche radiografiche possa essere uno strumento utile per studiare e conservare i resti, soprattutto quando non è possibile spostare e manipolare un reperto fragile. Dall'acquisizione digitale dei contesti archeologici, attraverso l'integrazione con le metodologie della fotogrammetria e della scansione laser, è stato possibile procedere alla costruzione di ambienti digitali in realtà virtuale (VR): all'interno di questi i reperti digitali possono essere liberamente manipolati, consentendo la realizzazione di contenuti museali innovativi in 3D e in diversi formati (audio, video, VR, AR). In questo modo è possibile coinvolgere ed educare il pubblico attraverso lo storytelling, arricchendo l'esperienza museale e fornendo anche un supporto per l'accessibilità di diverse tipologie di pubblico, comprese quelle con disabilità.
Analisi a raggi X, fotogrammetria e RV per lo studio e la valorizzazione di contesti archeologici
Tarquini Ombretta
2022
Abstract
Si presenta l'applicazione di metodologie consolidate per studiare in modo innovativo un pane di terra proveniente dalla necropoli di Crustumerium, a nord-est di Roma. Il reperto contiene resti umani e manufatti metallici ed è datato al VII secolo a.C.. Per lo studio del campione sono state condotte analisi a raggi X e acquisizioni digitali per comprenderne meglio la composizione. Durante lo scavo archeologico, se ben conservati, i manufatti vengono recuperati direttamente. Se invece sono fragili e di difficile identificazione, si preferisce creare un blocco di terreno per recuperare i manufatti in un secondo momento tramite microscavo in ambiente controllato e dopo opportune analisi. Questo aiuta a preservare la maggior parte delle informazioni ancora presenti e il modo migliore per acquisire questi dati è l'analisi a raggi X, in una tecnica completamente non invasiva. Utilizzando l'imaging a raggi X (radiografia e tomografia computerizzata) è possibile ottenere informazioni sulla distribuzione, la forma, le dimensioni e lo stato di conservazione dei manufatti, consentendo anche lo studio della parte interna, invisibile all'analisi macroscopica. XRF e XRPD forniscono informazioni elementari e molecolari sui materiali costituenti (ad es. leghe, prodotti di corrosione, ecc.). In questo senso, anche la fotogrammetria diventa uno strumento utile per acquisire dati, in particolare quelli della superficie. Lo studio, la digitalizzazione, la manipolazione e il restauro di resti umani in un ambiente virtuale è chiamato Antropologia Virtuale (VA). Questo caso di studio vuole mostrare come la combinazione di antropologia virtuale e tecniche radiografiche possa essere uno strumento utile per studiare e conservare i resti, soprattutto quando non è possibile spostare e manipolare un reperto fragile. Dall'acquisizione digitale dei contesti archeologici, attraverso l'integrazione con le metodologie della fotogrammetria e della scansione laser, è stato possibile procedere alla costruzione di ambienti digitali in realtà virtuale (VR): all'interno di questi i reperti digitali possono essere liberamente manipolati, consentendo la realizzazione di contenuti museali innovativi in 3D e in diversi formati (audio, video, VR, AR). In questo modo è possibile coinvolgere ed educare il pubblico attraverso lo storytelling, arricchendo l'esperienza museale e fornendo anche un supporto per l'accessibilità di diverse tipologie di pubblico, comprese quelle con disabilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.