Precedenti studi hanno confermato che gli esseri umani sono in grado di decodificare correttamente produzioni emotive con probabilità che vanno ben oltre la pura casualità nel caso in cui si affronti la tematica del parlato emotivo in lingue diverse dalla propria in contesti inter-linguistici e inter-culturali. Dalla meta-analisi condotta da Laukka (2004) emerge, infatti, come il decoding interculturale sia inferiore al decoding intra-culturale del 7% facendo inoltre rilevare la presenza di quello che viene definito in-group advantage nel riconoscimento di emozioni nella propria lingua. Il dato riportato da Laukka (op. cit.) confermerebbe quindi l'idea di Scherer et alii (2001: 78) secondo i quail "it seems reasonable to assume that the recognition of vocal emotion expressions might work across language and culture boundaries". Emerge inoltre come l'aspetto del decoding inter-linguistico e inter-culturale sia stato indagato in varie forme: ad esempio prendendo in esame contesti culturali nettamente contrapposti e spesso agli antipodi (come americani vs. giapponesi o ancora cinesi); utilizzando stimoli vocali composti da frasi prive di significato, semplici parole (sia in versione originale che in versione filtrata e/o modificata), stimoli che in ciascun esperimento non sono stati raccolti in più di tre lingue. Pochissimi, infine, si sono occupati esclusivamente di lingue europee e ancora meno sono gli studi su stimoli in lingua italiana o su ascoltatori italiani. Per quest'ultima ragione, in questo studio ci proponiamo di verificare l'abilità da parte di soggetti di madrelingua italiana nel decodificare emozioni vocali "posate" prodotte da soggetti attori e naif in quattro lingue europee (italiano, francese, inglese e tedesco) per verificare una serie di quesiti scaturiti dall'analisi di precedenti studi.

Gli italiani e il decoding di emozioni vocali in quattro lingue europee

Galatà Vincenzo;
2010

Abstract

Precedenti studi hanno confermato che gli esseri umani sono in grado di decodificare correttamente produzioni emotive con probabilità che vanno ben oltre la pura casualità nel caso in cui si affronti la tematica del parlato emotivo in lingue diverse dalla propria in contesti inter-linguistici e inter-culturali. Dalla meta-analisi condotta da Laukka (2004) emerge, infatti, come il decoding interculturale sia inferiore al decoding intra-culturale del 7% facendo inoltre rilevare la presenza di quello che viene definito in-group advantage nel riconoscimento di emozioni nella propria lingua. Il dato riportato da Laukka (op. cit.) confermerebbe quindi l'idea di Scherer et alii (2001: 78) secondo i quail "it seems reasonable to assume that the recognition of vocal emotion expressions might work across language and culture boundaries". Emerge inoltre come l'aspetto del decoding inter-linguistico e inter-culturale sia stato indagato in varie forme: ad esempio prendendo in esame contesti culturali nettamente contrapposti e spesso agli antipodi (come americani vs. giapponesi o ancora cinesi); utilizzando stimoli vocali composti da frasi prive di significato, semplici parole (sia in versione originale che in versione filtrata e/o modificata), stimoli che in ciascun esperimento non sono stati raccolti in più di tre lingue. Pochissimi, infine, si sono occupati esclusivamente di lingue europee e ancora meno sono gli studi su stimoli in lingua italiana o su ascoltatori italiani. Per quest'ultima ragione, in questo studio ci proponiamo di verificare l'abilità da parte di soggetti di madrelingua italiana nel decodificare emozioni vocali "posate" prodotte da soggetti attori e naif in quattro lingue europee (italiano, francese, inglese e tedesco) per verificare una serie di quesiti scaturiti dall'analisi di precedenti studi.
2010
978-88-6368-142-0
emozioni vocali
decodifica
lingue europee
attori
soggetti naif
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/415439
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