In Italia gli interventi di ricostruzione post sisma degli edifici privati sono sempre stati finanziati con contributi pubblici. In altri paesi, in particolare in quelli anglosassoni, invece ci si affida prevalentemente al supporto delle assicurazioni; ciò comporta una differenza di approccio sostanziale, che influisce in vari modi sulle attività e sulla definizione stessa di ricostruzione, come vedremo nel seguito. Nonostante ciò, nell'ordinamento giuridico italiano non è presente alcuna legge organica a disciplina delle ricostruzioni post-sisma ma, semplicemente, con il susseguirsi degli eventi sismici si è venuta a creare una consuetudine nell'impianto generale e nella gestione di alcuni processi inerenti la ricostruzione degli edifici privati, che rappresentano di gran lunga la maggioranza degli edifici colpiti dal sisma: nell'ambito della ricostruzione post sisma dell'Abruzzo del 1984 furono emanate, tra le altre, l'Ordinanza 230/FPC/ZA del 05/06/1984 e l'Ordinanza 905 dell'11 febbraio 1987 (quasi tre anni dopo il sisma) a disciplinare, rispettivamente, gli interventi sugli edifici lievemente e maggiormente danneggiati, la cui impostazione è stata di nuovo adottata, di volta in volta, con alcuni cambiamenti, per tutte le ricostruzioni post sisma fino al 2009. La prima normativa tecnica che descriveva le modalità di verifica e di intervento sugli edifici esistenti era di poco precedente: era contenuta nel DM 02/07/1981 ed incredibilmente, nonostante i progressi scientifici conseguiti, è rimasta un importante punto di riferimento anche per l'esecuzione degli interventi antisismici sugli edifici esistenti non danneggiati dal terremoto fino all'entrata in vigore dell'OPCM 3274/2003, emanata a seguito dell'evento che ha colpito San Giuliano di Puglia nel 2002, in quanto tutte le Norme Tecniche per le Costruzioni emanate fino al 2005 si occupavano solo delle nuove costruzioni. Dal punto di vista procedurale le citate Ordinanze del 1984 e 1987 disciplinavano le modalità di intervento per la riparazione o la ricostruzione degli edifici privati definendo il contributo massimo a disposizione, le modalità di rilascio delle autorizzazioni e le modalità di gestione dei lavori riguardanti gli edifici non isolati, i cosiddetti edifici in aggregato, molto frequenti nei nostri centri storici. Entrambe le norme citate e tutte quelle successive, a parte quelle relative alla ricostruzione post sisma 2009 delle periferie, avevano un'impostazione definita parametrica, secondo la quale il contributo a disposizione per la riparazione del danno e la riduzione della vulnerabilità sismica derivava sostanzialmente dal prodotto della superficie del fabbricato per il costo unitario d'intervento; quest'ultimo determinato facendo riferimento ad alcuni parametri che pesano il livello di danno e la vulnerabilità sismica dell'edificio oggetto di intervento. Effettivamente tutti gli eventi sismici che hanno colpito il territorio italiano dopo il 1908 e fino al 2009, hanno interessato in prevalenza aree rurali, coinvolgendo le città più popolose solo marginalmente. Il sisma del 2009, in modo simile a quello che colpì Messina nel 1908, invece ha coinvolto un capoluogo di regione di media grandezza con un'estesa zona industriale e un importante centro storico. Le attività da porre in essere per sostenere la ricostruzione di una città di 70.000 abitanti come L'Aquila, sede di tutte le principali istituzioni regionali, sono ben diverse da quelle necessarie a garantire la ripresa di borghi di dimensioni minori comprendenti perlopiù edifici a destinazione d'uso sostanzialmente residenziale. Da questo punto di vista il terremoto del 2012 che ha colpito un'area a cavallo tra l'Emilia-Romagna, il Veneto e la Lombardia, ha rappresentato nuovamente un unicum sul territorio nazionale, in quanto in quel caso, gli eventi sismici hanno interessato comuni non molto popolosi, ma comprendenti un territorio con una delle aree più industrializzate del paese. Con la ricostruzione post sisma del 2009 sono state introdotte diverse sostanziali novità inerenti le procedure fino ad allora adottate per la ricostruzione delle aree colpite da eventi sismici; alcune di queste hanno prodotto visibili effetti favorevoli, altre sono state meno incisive, talune non hanno sviluppato tutta la loro potenzialità a causa della cessazione della struttura commissariale. Verranno qui illustrate alcune delle innovazioni introdotte nel processo di ricostruzione degli edifici privati, cercando al contempo di fornire alcune considerazioni sulla loro efficacia.

Questioni in gioco nella ricostruzione post-sisma

Antonio Mannella
2022

Abstract

In Italia gli interventi di ricostruzione post sisma degli edifici privati sono sempre stati finanziati con contributi pubblici. In altri paesi, in particolare in quelli anglosassoni, invece ci si affida prevalentemente al supporto delle assicurazioni; ciò comporta una differenza di approccio sostanziale, che influisce in vari modi sulle attività e sulla definizione stessa di ricostruzione, come vedremo nel seguito. Nonostante ciò, nell'ordinamento giuridico italiano non è presente alcuna legge organica a disciplina delle ricostruzioni post-sisma ma, semplicemente, con il susseguirsi degli eventi sismici si è venuta a creare una consuetudine nell'impianto generale e nella gestione di alcuni processi inerenti la ricostruzione degli edifici privati, che rappresentano di gran lunga la maggioranza degli edifici colpiti dal sisma: nell'ambito della ricostruzione post sisma dell'Abruzzo del 1984 furono emanate, tra le altre, l'Ordinanza 230/FPC/ZA del 05/06/1984 e l'Ordinanza 905 dell'11 febbraio 1987 (quasi tre anni dopo il sisma) a disciplinare, rispettivamente, gli interventi sugli edifici lievemente e maggiormente danneggiati, la cui impostazione è stata di nuovo adottata, di volta in volta, con alcuni cambiamenti, per tutte le ricostruzioni post sisma fino al 2009. La prima normativa tecnica che descriveva le modalità di verifica e di intervento sugli edifici esistenti era di poco precedente: era contenuta nel DM 02/07/1981 ed incredibilmente, nonostante i progressi scientifici conseguiti, è rimasta un importante punto di riferimento anche per l'esecuzione degli interventi antisismici sugli edifici esistenti non danneggiati dal terremoto fino all'entrata in vigore dell'OPCM 3274/2003, emanata a seguito dell'evento che ha colpito San Giuliano di Puglia nel 2002, in quanto tutte le Norme Tecniche per le Costruzioni emanate fino al 2005 si occupavano solo delle nuove costruzioni. Dal punto di vista procedurale le citate Ordinanze del 1984 e 1987 disciplinavano le modalità di intervento per la riparazione o la ricostruzione degli edifici privati definendo il contributo massimo a disposizione, le modalità di rilascio delle autorizzazioni e le modalità di gestione dei lavori riguardanti gli edifici non isolati, i cosiddetti edifici in aggregato, molto frequenti nei nostri centri storici. Entrambe le norme citate e tutte quelle successive, a parte quelle relative alla ricostruzione post sisma 2009 delle periferie, avevano un'impostazione definita parametrica, secondo la quale il contributo a disposizione per la riparazione del danno e la riduzione della vulnerabilità sismica derivava sostanzialmente dal prodotto della superficie del fabbricato per il costo unitario d'intervento; quest'ultimo determinato facendo riferimento ad alcuni parametri che pesano il livello di danno e la vulnerabilità sismica dell'edificio oggetto di intervento. Effettivamente tutti gli eventi sismici che hanno colpito il territorio italiano dopo il 1908 e fino al 2009, hanno interessato in prevalenza aree rurali, coinvolgendo le città più popolose solo marginalmente. Il sisma del 2009, in modo simile a quello che colpì Messina nel 1908, invece ha coinvolto un capoluogo di regione di media grandezza con un'estesa zona industriale e un importante centro storico. Le attività da porre in essere per sostenere la ricostruzione di una città di 70.000 abitanti come L'Aquila, sede di tutte le principali istituzioni regionali, sono ben diverse da quelle necessarie a garantire la ripresa di borghi di dimensioni minori comprendenti perlopiù edifici a destinazione d'uso sostanzialmente residenziale. Da questo punto di vista il terremoto del 2012 che ha colpito un'area a cavallo tra l'Emilia-Romagna, il Veneto e la Lombardia, ha rappresentato nuovamente un unicum sul territorio nazionale, in quanto in quel caso, gli eventi sismici hanno interessato comuni non molto popolosi, ma comprendenti un territorio con una delle aree più industrializzate del paese. Con la ricostruzione post sisma del 2009 sono state introdotte diverse sostanziali novità inerenti le procedure fino ad allora adottate per la ricostruzione delle aree colpite da eventi sismici; alcune di queste hanno prodotto visibili effetti favorevoli, altre sono state meno incisive, talune non hanno sviluppato tutta la loro potenzialità a causa della cessazione della struttura commissariale. Verranno qui illustrate alcune delle innovazioni introdotte nel processo di ricostruzione degli edifici privati, cercando al contempo di fornire alcune considerazioni sulla loro efficacia.
2022
Istituto per le Tecnologie della Costruzione - ITC
ricostruzione
sisma
contributi pubblici
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/418237
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