Tra fine Medioevo e prima Età moderna, Cagliari attraversò alcuni mutamenti che condizionarono il suo vissuto e quindi incisero sul tessuto insediativo. Prima di tutto la fine della guerra con l'Arborea, nei primi decenni del Quattrocento, consentì alla città di dismettere il ruolo di centro "inter inimicos et scorpiones" per attivare un processo di sviluppo sociale, urbanistico ed economico, rivoluzionando il tradizionale rapporto tra il Castello e le appendici, avviando una fase di integrazione progressiva con il territorio circostante e di inserimento nel Mediterraneo di età moderna, che faceva assumere alla città il ruolo di capitale del regno di Sardegna e di metropoli. Il mutare della situazione geopolitica nel Mediterraneo del Cinquecento e le nuove esigenze belliche, inoltre, rendevano inadeguate le antiche mura medioevali. Imbrigliata e omologata nel rinnovo fernandino delle amministrazioni civiche, Cagliari era, come altre realtà urbane della monarchia, città di frontiera mediterranea nel contrasto fra Monarchia ispanica, alleanza franco-ottomana e realtà barbaresche. La scelta di fortificare solo il Castello e l'appendice della Llapola, anche se lasciava sguarniti i sobborghi di Stampace e di Villanova, consentiva a questi ultimi di continuare ad esercitare quel potere attrattivo nei confronti del territorio circostante. Questo fattore, unito ai continui contatti commerciali e culturali con le altre realtà della Monarchia, determinò un maggiore fervore delle attività artigianali nei sobborghi. Tramite gli uffici patrimoniali e attraverso le concessioni enfiteutiche, la Corona continuò quel dialogo già avviato nel secolo precedente ed ora sicuramente più accentuato, con tutte le categorie sociali della città sia sarde che catalane: funzionari regi, professionisti, mercanti e un alto numero di artigiani delle appendici, ai quali concedeva in enfiteusi piccoli patia edificabili e terreni coltivabili, incoraggiando attività sicuramente redditizie per una città in espansione. La realizzazione delle nuove fortificazioni, tuttavia, non teneva conto di tutti i cambiamenti che si stavano attuando tra sardi e catalani, poiché si rinforzavano con i bastioni solo le mura del Castello e della Llapola, tradizionali luoghi del potere politico, religioso ed economico.

Cagliari capitale e metropoli: vicissitudini storiche e realtà insediativa

Maria Grazia Rosaria Mele
2018

Abstract

Tra fine Medioevo e prima Età moderna, Cagliari attraversò alcuni mutamenti che condizionarono il suo vissuto e quindi incisero sul tessuto insediativo. Prima di tutto la fine della guerra con l'Arborea, nei primi decenni del Quattrocento, consentì alla città di dismettere il ruolo di centro "inter inimicos et scorpiones" per attivare un processo di sviluppo sociale, urbanistico ed economico, rivoluzionando il tradizionale rapporto tra il Castello e le appendici, avviando una fase di integrazione progressiva con il territorio circostante e di inserimento nel Mediterraneo di età moderna, che faceva assumere alla città il ruolo di capitale del regno di Sardegna e di metropoli. Il mutare della situazione geopolitica nel Mediterraneo del Cinquecento e le nuove esigenze belliche, inoltre, rendevano inadeguate le antiche mura medioevali. Imbrigliata e omologata nel rinnovo fernandino delle amministrazioni civiche, Cagliari era, come altre realtà urbane della monarchia, città di frontiera mediterranea nel contrasto fra Monarchia ispanica, alleanza franco-ottomana e realtà barbaresche. La scelta di fortificare solo il Castello e l'appendice della Llapola, anche se lasciava sguarniti i sobborghi di Stampace e di Villanova, consentiva a questi ultimi di continuare ad esercitare quel potere attrattivo nei confronti del territorio circostante. Questo fattore, unito ai continui contatti commerciali e culturali con le altre realtà della Monarchia, determinò un maggiore fervore delle attività artigianali nei sobborghi. Tramite gli uffici patrimoniali e attraverso le concessioni enfiteutiche, la Corona continuò quel dialogo già avviato nel secolo precedente ed ora sicuramente più accentuato, con tutte le categorie sociali della città sia sarde che catalane: funzionari regi, professionisti, mercanti e un alto numero di artigiani delle appendici, ai quali concedeva in enfiteusi piccoli patia edificabili e terreni coltivabili, incoraggiando attività sicuramente redditizie per una città in espansione. La realizzazione delle nuove fortificazioni, tuttavia, non teneva conto di tutti i cambiamenti che si stavano attuando tra sardi e catalani, poiché si rinforzavano con i bastioni solo le mura del Castello e della Llapola, tradizionali luoghi del potere politico, religioso ed economico.
2018
Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea - ISEM
978-84-17203-87-0
età moderna
città
mediterraneo
Monarchia ispanica
Cagliari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/420770
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