Le ricerche archeologiche condotte a più riprese, tra il 1996 e il 2017, dall'Università del Salento sul sito archeologico di Pozzo Seccato, posto 350 m a est della periferia orientale di Acquarica di Lecce, hanno permesso di acquisire importanti dati sul popolamento antico dell'area, soprattutto tra la fine del IV-inizi del III sec. a.C., quando l'insediamento fortificato venne realizzato, fino almeno alla seconda metà del I sec. d.C., quando il sito era ancora almeno in parte occupato1. I risultati degli scavi hanno anche evidenziato una frequentazione dell'area durante l'età del Bronzo, periodo in cui il territorio di Acquarica e Vanze fu interessato dalla presenza di numerose e significative testimonianze archeologiche, sia di tipo insediativo che soprattutto a carattere funerario2, oltre a una parziale rioccupazione del sito in epoca altomedievale, nell'ambito di un riassetto generale del popolamento di questo territorio che tenne comunque in considerazione almeno alcune delle preesistenze, soprattutto quelle legate alla viabilità. Infatti, unitamente alle caratteristiche geomorfologiche e pedologiche dell'area, uno degli elementi principali del contesto topografico antico in cui si inseriva la zona di Acquarica in generale e quella di Pozzo Seccato in particolare, che sicuramente ha favorito il popolamento del territorio in oggetto, è l'ubicazione lungo un importante percorso di collegamento tra l'area di Lecce, Rudiae e Cavallino, da un lato, e la costa adriatica posta più a sud-est di questi centri, dominata fin dal Bronzo Medio dall'abitato di Roca, dall'altro. Il presente contributo è finalizzato a contestualizzare l'insediamento di Pozzo Seccato e più in generale l'area di Acquarica nella topografia antica del territorio a sud-est di Lecce, tra l'epoca protostorica e quella medievale, pur nella consapevolezza che il quadro delle conoscenze è ancora in parte limitato e che questo potrà essere arricchito da future indagini.
Contributo alla ricostruzione della topografia antica dell'area di Pozzo Seccato (Acquarica di Lecce) tra l'età del Bronzo e l'epoca medievale
G Scardozzi
2017
Abstract
Le ricerche archeologiche condotte a più riprese, tra il 1996 e il 2017, dall'Università del Salento sul sito archeologico di Pozzo Seccato, posto 350 m a est della periferia orientale di Acquarica di Lecce, hanno permesso di acquisire importanti dati sul popolamento antico dell'area, soprattutto tra la fine del IV-inizi del III sec. a.C., quando l'insediamento fortificato venne realizzato, fino almeno alla seconda metà del I sec. d.C., quando il sito era ancora almeno in parte occupato1. I risultati degli scavi hanno anche evidenziato una frequentazione dell'area durante l'età del Bronzo, periodo in cui il territorio di Acquarica e Vanze fu interessato dalla presenza di numerose e significative testimonianze archeologiche, sia di tipo insediativo che soprattutto a carattere funerario2, oltre a una parziale rioccupazione del sito in epoca altomedievale, nell'ambito di un riassetto generale del popolamento di questo territorio che tenne comunque in considerazione almeno alcune delle preesistenze, soprattutto quelle legate alla viabilità. Infatti, unitamente alle caratteristiche geomorfologiche e pedologiche dell'area, uno degli elementi principali del contesto topografico antico in cui si inseriva la zona di Acquarica in generale e quella di Pozzo Seccato in particolare, che sicuramente ha favorito il popolamento del territorio in oggetto, è l'ubicazione lungo un importante percorso di collegamento tra l'area di Lecce, Rudiae e Cavallino, da un lato, e la costa adriatica posta più a sud-est di questi centri, dominata fin dal Bronzo Medio dall'abitato di Roca, dall'altro. Il presente contributo è finalizzato a contestualizzare l'insediamento di Pozzo Seccato e più in generale l'area di Acquarica nella topografia antica del territorio a sud-est di Lecce, tra l'epoca protostorica e quella medievale, pur nella consapevolezza che il quadro delle conoscenze è ancora in parte limitato e che questo potrà essere arricchito da future indagini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


