La relazione tra scienza e società in Italia durante la pandemia da SARS CoV-2 ha attraversato fasi altalenanti che sembrano averne seguito l'andamento. Nei primi mesi di emergenza, agli scienziati è stato riconosciuto un fondamentale ruolo nell'affrontare la crisi. Il clima di fiducia si è però nuovamente oscurato quando un politico, in difficoltà nel tentativo di spiegare, ai cittadini preoccupati, l'impossibilità di garantire l'efficacia di alcune misure adottate per fronteggiare l'emergenza, ha chiamato in causa gli esperti, sui cui dati aveva basato le sue decisioni, chiedendo loro di "dare certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema", concludendo che "altrimenti non c'è scienza". Secondo molti, il ruolo che in questo scenario ha giocato la comunicazione pubblica è stato cruciale: quella delle istituzioni e quella degli scienziati, soprattutto virologi ed epidemiologi, che non sarebbero stati in grado di gestire la loro eccessiva esposizione sui media e sui social, e di mostrare posizioni spesso discordanti, creando confusione nella popolazione. La storia degli ultimi decenni è costellata da emergenze sanitarie e ambientali in cui gli assunti che gli attori si scambiano nell'arena retorica - in maniera esplicita e, più spesso, implicita - sono stati determinanti. Non solo quello che gli esperti e le istituzioni dicono, ma anche come lo dicono, quando, in che contesto, con quali obiettivi e, soprattutto, quello che non dicono o (chi, quali conoscenze) non ascoltano o delegittimano è determinante per la gestione di un'emergenza; lo è ancora di più in un contesto post-normale come la pandemia da Covid-19, dove «i fatti sono incerti, le poste in gioco elevate, i valori in conflitto e le decisioni urgenti». Per superare approcci che si sono rivelati fallimentari, in ambito europeo sono stati sperimentati diversi modelli - dal dialogo, alla partecipazione, fino alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) - che prospettano una collaborazione sempre più aperta tra tutti gli attori sociali nella governance del rischio connesso allo sviluppo tecnoscientifico delle moderne democrazie. Cosa ci possono insegnare le riflessioni che hanno portato a questi modelli sulla comunicazione nella gestione di un'emergenza come la pandemia Covid-19? A quali modi di intendere la collaborazione tra i vari attori si riferiscono? Quale nuovo ruolo possono giocare scienziati e cittadini in questo processo?
La comunicazione durante la pandemia Covid-19: nuovi contesti per vecchi modi di intendere la relazione scienza-società
Alba L'Astorina
2023
Abstract
La relazione tra scienza e società in Italia durante la pandemia da SARS CoV-2 ha attraversato fasi altalenanti che sembrano averne seguito l'andamento. Nei primi mesi di emergenza, agli scienziati è stato riconosciuto un fondamentale ruolo nell'affrontare la crisi. Il clima di fiducia si è però nuovamente oscurato quando un politico, in difficoltà nel tentativo di spiegare, ai cittadini preoccupati, l'impossibilità di garantire l'efficacia di alcune misure adottate per fronteggiare l'emergenza, ha chiamato in causa gli esperti, sui cui dati aveva basato le sue decisioni, chiedendo loro di "dare certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema", concludendo che "altrimenti non c'è scienza". Secondo molti, il ruolo che in questo scenario ha giocato la comunicazione pubblica è stato cruciale: quella delle istituzioni e quella degli scienziati, soprattutto virologi ed epidemiologi, che non sarebbero stati in grado di gestire la loro eccessiva esposizione sui media e sui social, e di mostrare posizioni spesso discordanti, creando confusione nella popolazione. La storia degli ultimi decenni è costellata da emergenze sanitarie e ambientali in cui gli assunti che gli attori si scambiano nell'arena retorica - in maniera esplicita e, più spesso, implicita - sono stati determinanti. Non solo quello che gli esperti e le istituzioni dicono, ma anche come lo dicono, quando, in che contesto, con quali obiettivi e, soprattutto, quello che non dicono o (chi, quali conoscenze) non ascoltano o delegittimano è determinante per la gestione di un'emergenza; lo è ancora di più in un contesto post-normale come la pandemia da Covid-19, dove «i fatti sono incerti, le poste in gioco elevate, i valori in conflitto e le decisioni urgenti». Per superare approcci che si sono rivelati fallimentari, in ambito europeo sono stati sperimentati diversi modelli - dal dialogo, alla partecipazione, fino alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) - che prospettano una collaborazione sempre più aperta tra tutti gli attori sociali nella governance del rischio connesso allo sviluppo tecnoscientifico delle moderne democrazie. Cosa ci possono insegnare le riflessioni che hanno portato a questi modelli sulla comunicazione nella gestione di un'emergenza come la pandemia Covid-19? A quali modi di intendere la collaborazione tra i vari attori si riferiscono? Quale nuovo ruolo possono giocare scienziati e cittadini in questo processo?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.