I depositi pliocenici affioranti nel Salento sono correntemente attribuiti a due unità litostratigrafiche denominate formazione di Leuca e formazione di Uggiano la Chiesa, riferite a due distinti cicli sedimentari (MARGIOTTA, 2004). Come stratotipo della prima unità è stato proposto (BOSSIO et alii, 2001) uno degli affioramenti della zona di Leuca, dove DE GIORGI (1876) segnalò la presenza di una breccia sedimentaria (chaotic assemblage, DELLE ROSE, 2006), alla base della serie pliocenica. BOSELLINI et alii (1999), riferiscono invece tale breccia al Miocene Superiore e indicano la presenza di facies analoghe al passaggio tra le Calcareniti di Andrano e la formazione di Novaglie, quest'ultima proposta dagli stessi Autori. La breccia è costituita da massi, blocchi, ciottoli e brecce in matrice prevalentemente calcarenitica, con intercalate lenti pelitico-siltose, scarse faune, poggiante in disconformità su unità del Cretaceo e del Miocene e, localmente, su paleosuoli (DELLE ROSE, 2006). In merito all'attribuzione del rango di formazione a tale unità, occorre considerare che la COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I. (2003) stabilisce che "sono caratteri fondamentali per una formazione la riconoscibilità sul terreno e la cartografabilità", mentre la NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE (1983) conferma l'importanza della riconoscibilità delle unità designate come formazioni anche nel sottosuolo (AZZAROLI & CITA, 1968). Il rilevamento geologico di sezioni topografiche (scala 1:10.000) ad est dell'abitato di Lecce, ha permesso di analizzare il contatto tra depositi miocenici e depositi attribuiti: al Quaternario nel Foglio 204 della CGI (SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA, 1968); al Pliocene inferiore da BOSSIO et alii (1999), che in particolare riportano la formazione di Leuca per una fascia continua circa 18 km e ampia sino a 600 metri, e con spessori di oltre 25 m. Lo studio è stato condotto integrando dati di terreno con dati del sottosuolo (stratigrafie di sondaggi, esplorazioni speleologiche, ecc.). I principali risultati si possono così sintetizzare: è stata osservata una breccia sedimentaria poco spessa e discontinua, non cartografabile come formazione in base ai codici di stratigrafia (NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE, 1983; COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I., 2003), inferiormente a depositi attribuibili al Pliocene; alla base di quest'ultimi è stato individuato un livello a clasti fosfatizzati analogo alla Phosphatized calcirudite di DELLE ROSE (2006); il contatto tra Miocene e il Pliocene risulta interessato da deformazioni tettoniche. La collocazione stratigrafica della facies brecciata nella zona studiata è oggetto di approfondimenti: essa può essere, ad esempio, correlabile con il chaotic assemblage di DELLE ROSE (2006) oppure rappresentare una deposito eteropico alle Calcareniti di Andrano, in analogia a quanto sostenuto da BOSELLINI et alii (1999) per il Salento sud orientale. Inoltre, i depositi più recenti ricoprono la breccia secondo un contatto che presenta le caratteristiche di un onlap ed evidenze di processi di risedimentazione. Il Pliocene appare rappresentare un solo ciclo stratigrafico, come già ricostruito per il Salento meridionale (DELLE ROSE, 2006). Dati stratigrafici ottenuti tramite sondaggi si sono rivelati utili per migliorare la definizione dell'assetto rilevato sul terreno. In fig. 1 sono riportati due esempi (punti 1 e 4), il primo relativo ad un settore pressoché privo di affioramenti, il secondo utile per dedurre l'assenza nel sottosuolo della breccia sedimentaria al passaggio stratigrafico tra il Miocene (arenaria calcarea) e il Pliocene (calcareniti). I punti 2 e 3 sono relativi ad affioramenti particolarmente significativi per aspetti cartografici, stratigrafici e sedimentologici. Particolare attenzione è stata data alle coperture e alla geomorfologia, come richiesto dalla scala di dettaglio del lavoro; sono state così classificate forme carsiche, diffuse specie nell'area delle Cesine (DELLE ROSE & PARISE, 2002) e identificate possibili paleo linee di costa. La cartografia geologica in fase di allestimento è basata, anche per finalità applicative e ambientali, su un GIS ausiliario alle integrazioni e correlazioni dei dati acquisiti attraverso rilievi geologici di terreno e analisi di laboratorio. In essa sono delimitate le aree di affioramento, che risultano quindi distinte da quelle di estrapolazione o interpolazione. L'archiviazione e l'organizzazione dei dati in più livelli di sovrapposizione e rappresentazione, in un database digitale geografico, permettono di analizzare gli elementi cartografati nella loro collocazione spaziale e di esaminare le relazioni intercorrenti. La riproduzione in 3D e gli strumenti di interrogazione del GIS consentiranno l'aggiornamento e l'affinamento dei modelli geologici, riducendo progressivamente i gradi di incertezza con l'acquisizione di ulteriori elementi. BIBLIOGRAFIA AZZAROLI A. & CITA B.C. (1968) - Codice italiano di nomenclatura stratigrafica, Boll. Serv. Geol. It., 89, 1-22. BOSELLINI A., BOSELLINI F.R., COLALONGO M.L., PARENTE M., RUSSO A. & VESCOGNI A. (1999) - Stratigraphic architecture of the Salento coast from Capo d'Otranto to S. Maria di Leuca (Apulia, southern Italy), Rivista it. Paleont. Strat., 105, 397-416. BOSSIO A., FORESI L.M., MARGIOTTA S., MAZZEI R., MONTEFORTI B. & SALVATORINI G. (1999) - Carta geologica del settore nord orientale della provincia di Lecce, scala 1:25.000; settori 7, 8, 10 scala 1:10.000, Università di Siena. BOSSIO A., MAZZEI R., MONTEFORTI B. & SALVATORINI G. (2001) - Note illustrative alla carta geologica della zona di S. Maria di Leuca, Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., 107, 97-163. COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I. (2003) - Giuda italiana alla classificazione e alla terminologia stratigrafica, APAT, quaderni serie III, 9. DE GIORGI C. (1876) - Note geologiche sulla provincia di Lecce, Lecce. DELLE ROSE M. (2006) - Mediterranean Pliocene events in the Salento geological record, Thalassia Salentina, 29, 69-91. DELLE ROSE M. & PARISE M. (2002) - Karst subsidence in south-central Apulia, southern Italy, International Journal of Speleology, 30B, 181-199. MARGIOTTA S. (2004) - I nuovi dati stratigrafici del Salento leccese, in NEGRI S. & MARGIOTTA S., Alla ricerca dell'acqua perduta, Congedo ed., Galatina. NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE (1983) - North American Commision on Stratigraphic nomenclature, The American Association of Petroleum Bulletin, 67, 841-875. SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1968) - Carta geologica d'Italia a scala 1:100.000, Foglio 204 - Lecce, II ed., Roma.

Problematiche stratigrafiche e cartografiche del Pliocene a est di Lecce

Delle Rose M;
2006

Abstract

I depositi pliocenici affioranti nel Salento sono correntemente attribuiti a due unità litostratigrafiche denominate formazione di Leuca e formazione di Uggiano la Chiesa, riferite a due distinti cicli sedimentari (MARGIOTTA, 2004). Come stratotipo della prima unità è stato proposto (BOSSIO et alii, 2001) uno degli affioramenti della zona di Leuca, dove DE GIORGI (1876) segnalò la presenza di una breccia sedimentaria (chaotic assemblage, DELLE ROSE, 2006), alla base della serie pliocenica. BOSELLINI et alii (1999), riferiscono invece tale breccia al Miocene Superiore e indicano la presenza di facies analoghe al passaggio tra le Calcareniti di Andrano e la formazione di Novaglie, quest'ultima proposta dagli stessi Autori. La breccia è costituita da massi, blocchi, ciottoli e brecce in matrice prevalentemente calcarenitica, con intercalate lenti pelitico-siltose, scarse faune, poggiante in disconformità su unità del Cretaceo e del Miocene e, localmente, su paleosuoli (DELLE ROSE, 2006). In merito all'attribuzione del rango di formazione a tale unità, occorre considerare che la COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I. (2003) stabilisce che "sono caratteri fondamentali per una formazione la riconoscibilità sul terreno e la cartografabilità", mentre la NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE (1983) conferma l'importanza della riconoscibilità delle unità designate come formazioni anche nel sottosuolo (AZZAROLI & CITA, 1968). Il rilevamento geologico di sezioni topografiche (scala 1:10.000) ad est dell'abitato di Lecce, ha permesso di analizzare il contatto tra depositi miocenici e depositi attribuiti: al Quaternario nel Foglio 204 della CGI (SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA, 1968); al Pliocene inferiore da BOSSIO et alii (1999), che in particolare riportano la formazione di Leuca per una fascia continua circa 18 km e ampia sino a 600 metri, e con spessori di oltre 25 m. Lo studio è stato condotto integrando dati di terreno con dati del sottosuolo (stratigrafie di sondaggi, esplorazioni speleologiche, ecc.). I principali risultati si possono così sintetizzare: è stata osservata una breccia sedimentaria poco spessa e discontinua, non cartografabile come formazione in base ai codici di stratigrafia (NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE, 1983; COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I., 2003), inferiormente a depositi attribuibili al Pliocene; alla base di quest'ultimi è stato individuato un livello a clasti fosfatizzati analogo alla Phosphatized calcirudite di DELLE ROSE (2006); il contatto tra Miocene e il Pliocene risulta interessato da deformazioni tettoniche. La collocazione stratigrafica della facies brecciata nella zona studiata è oggetto di approfondimenti: essa può essere, ad esempio, correlabile con il chaotic assemblage di DELLE ROSE (2006) oppure rappresentare una deposito eteropico alle Calcareniti di Andrano, in analogia a quanto sostenuto da BOSELLINI et alii (1999) per il Salento sud orientale. Inoltre, i depositi più recenti ricoprono la breccia secondo un contatto che presenta le caratteristiche di un onlap ed evidenze di processi di risedimentazione. Il Pliocene appare rappresentare un solo ciclo stratigrafico, come già ricostruito per il Salento meridionale (DELLE ROSE, 2006). Dati stratigrafici ottenuti tramite sondaggi si sono rivelati utili per migliorare la definizione dell'assetto rilevato sul terreno. In fig. 1 sono riportati due esempi (punti 1 e 4), il primo relativo ad un settore pressoché privo di affioramenti, il secondo utile per dedurre l'assenza nel sottosuolo della breccia sedimentaria al passaggio stratigrafico tra il Miocene (arenaria calcarea) e il Pliocene (calcareniti). I punti 2 e 3 sono relativi ad affioramenti particolarmente significativi per aspetti cartografici, stratigrafici e sedimentologici. Particolare attenzione è stata data alle coperture e alla geomorfologia, come richiesto dalla scala di dettaglio del lavoro; sono state così classificate forme carsiche, diffuse specie nell'area delle Cesine (DELLE ROSE & PARISE, 2002) e identificate possibili paleo linee di costa. La cartografia geologica in fase di allestimento è basata, anche per finalità applicative e ambientali, su un GIS ausiliario alle integrazioni e correlazioni dei dati acquisiti attraverso rilievi geologici di terreno e analisi di laboratorio. In essa sono delimitate le aree di affioramento, che risultano quindi distinte da quelle di estrapolazione o interpolazione. L'archiviazione e l'organizzazione dei dati in più livelli di sovrapposizione e rappresentazione, in un database digitale geografico, permettono di analizzare gli elementi cartografati nella loro collocazione spaziale e di esaminare le relazioni intercorrenti. La riproduzione in 3D e gli strumenti di interrogazione del GIS consentiranno l'aggiornamento e l'affinamento dei modelli geologici, riducendo progressivamente i gradi di incertezza con l'acquisizione di ulteriori elementi. BIBLIOGRAFIA AZZAROLI A. & CITA B.C. (1968) - Codice italiano di nomenclatura stratigrafica, Boll. Serv. Geol. It., 89, 1-22. BOSELLINI A., BOSELLINI F.R., COLALONGO M.L., PARENTE M., RUSSO A. & VESCOGNI A. (1999) - Stratigraphic architecture of the Salento coast from Capo d'Otranto to S. Maria di Leuca (Apulia, southern Italy), Rivista it. Paleont. Strat., 105, 397-416. BOSSIO A., FORESI L.M., MARGIOTTA S., MAZZEI R., MONTEFORTI B. & SALVATORINI G. (1999) - Carta geologica del settore nord orientale della provincia di Lecce, scala 1:25.000; settori 7, 8, 10 scala 1:10.000, Università di Siena. BOSSIO A., MAZZEI R., MONTEFORTI B. & SALVATORINI G. (2001) - Note illustrative alla carta geologica della zona di S. Maria di Leuca, Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., 107, 97-163. COMMISSIONE ITALIANA DI STRATIGRAFIA DELLA S.G.I. (2003) - Giuda italiana alla classificazione e alla terminologia stratigrafica, APAT, quaderni serie III, 9. DE GIORGI C. (1876) - Note geologiche sulla provincia di Lecce, Lecce. DELLE ROSE M. (2006) - Mediterranean Pliocene events in the Salento geological record, Thalassia Salentina, 29, 69-91. DELLE ROSE M. & PARISE M. (2002) - Karst subsidence in south-central Apulia, southern Italy, International Journal of Speleology, 30B, 181-199. MARGIOTTA S. (2004) - I nuovi dati stratigrafici del Salento leccese, in NEGRI S. & MARGIOTTA S., Alla ricerca dell'acqua perduta, Congedo ed., Galatina. NORTH AMERICAN COMMISSION ON STRATIGRAPHIC NOMENCLATURE (1983) - North American Commision on Stratigraphic nomenclature, The American Association of Petroleum Bulletin, 67, 841-875. SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1968) - Carta geologica d'Italia a scala 1:100.000, Foglio 204 - Lecce, II ed., Roma.
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