La pirateria di stato nel Mediterraneo: pescatori, politici ed estortori

L'industria della pesca di Mazara del Vallo rappresenta un importante caso di studio nella storia economica del Mediterraneo. Dalla fine della seconda guerra mondiale, le imprese da pesca di Mazara hanno intrapreso un importante processo di trasformazione industriale, riuscendo a cogliere le opportunità tecnologiche offerte dalla motorizzazione delle navi e dagli sviluppi della pesca a strascico. Una trasformazione che è stata non solo economica, ma soprattutto sociale. In meno di quarant'anni, la flotta di Mazara è aumentata di ben venti volte, avviando una specializzazione produttiva nella pesca del gambero rosso e del gambero rosa. Dagli anni '90, tale parabola inizia a flettersi e l'industria si avvia verso un declino produttivo. In meno di vent'anni, la consistenza della flotta si dimezza. Limitandoci ad una descrizione degli andamenti statistici, la storia della pesca di Mazara del Vallo potrebbe apparire come una comune storia industriale, di un'industria matura, in fase di declino. In realtà, tale storia è molto più complessa. Essa è strettamente legata alla politica nazionale e agli equilibri geopolitici del Mediterraneo. Equilibri che possono essere descritti dalla storia dei sequestri navali ad opera delle guardie costiere maghrebine. Una storia drammatica che rileva però l'importante ruolo geopolitico della flotta mazarese. Obiettivo del presente lavoro è quello di utilizzare la storia economica della pesca di Mazara del Vallo per analizzare in prospettiva storica le relazioni tra i pescatori, la classe emergente degli armatori, i politici e i conflitti mediterranei. In particolare, si cercherà di investigare il modo in cui i legami politico-imprenditoriali hanno, in alcuni periodi storici, ridotto il rischio imprenditoriale e, in altri periodi, trasformato i pescatori in veri e propri bersagli vaganti da parte dei governi del Maghreb.