L'opera di Miguel de Cervantes conserva indelebili le tracce dell'esperienza italiana dell'eroe di Lepanto, legata indissolubilmente a quella negli eserciti di Filippo II e alla guerra contro gli ottomano-barbareschi. Ma, a differenza di numerosi illustri e meno illustri predecessori del giovane hidalgo - che scelsero la via italiana alla soddisfazione di ambizioni individuali e familiari -, le circostanze avrebbero impedito a Cervantes, catturato dai pirati barbareschi e imprigionato nel 'bagno' di Algeri per cinque anni, di mettere radici nella Penisola, acquistando un grado in una compagnia di terceros o una piazza in una guarnigione del Ducato di Milano o del Regno di Napoli. I soggiorni di Cervantes a Roma, Napoli, Messina, Cagliari non potevano produrre tracce documentali paragonabili a quelle lasciate da altri uomini di penna e di spada giunti nella Penisola dalla Spagna, sin dalle Guerre d'Italia. Il presente contributo, più che tentare di ricostruire le relazioni tra Cervantes ed un'Italia 'fisica', vuole delineare futuribili prospettive di ricerca sul ruolo di Cervantes in un macrocosmo di relazioni parentali e personali - improntate alle logiche clientelari dello scambio di 'servizi', dal basso, e 'favori', dall'alto - che univa le due Penisole, quella italiana e quella iberica, e costituiva la base 'informale' di un sistema, quello spagnolo e asburgico appunto, dagli orizzonti euro-mediterranei.
Cervantes e l'Italia: prospettive di ricerca. Orizzonti, ambizioni e risorse di un giovane hidalgo nel sistema imperiale spagnolo
Michele Maria Rabà
2016
Abstract
L'opera di Miguel de Cervantes conserva indelebili le tracce dell'esperienza italiana dell'eroe di Lepanto, legata indissolubilmente a quella negli eserciti di Filippo II e alla guerra contro gli ottomano-barbareschi. Ma, a differenza di numerosi illustri e meno illustri predecessori del giovane hidalgo - che scelsero la via italiana alla soddisfazione di ambizioni individuali e familiari -, le circostanze avrebbero impedito a Cervantes, catturato dai pirati barbareschi e imprigionato nel 'bagno' di Algeri per cinque anni, di mettere radici nella Penisola, acquistando un grado in una compagnia di terceros o una piazza in una guarnigione del Ducato di Milano o del Regno di Napoli. I soggiorni di Cervantes a Roma, Napoli, Messina, Cagliari non potevano produrre tracce documentali paragonabili a quelle lasciate da altri uomini di penna e di spada giunti nella Penisola dalla Spagna, sin dalle Guerre d'Italia. Il presente contributo, più che tentare di ricostruire le relazioni tra Cervantes ed un'Italia 'fisica', vuole delineare futuribili prospettive di ricerca sul ruolo di Cervantes in un macrocosmo di relazioni parentali e personali - improntate alle logiche clientelari dello scambio di 'servizi', dal basso, e 'favori', dall'alto - che univa le due Penisole, quella italiana e quella iberica, e costituiva la base 'informale' di un sistema, quello spagnolo e asburgico appunto, dagli orizzonti euro-mediterranei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


