Nell'Appennino meridionale l'abbandono di alcuni centri abitati è direttamente riconducibile da un lato, al ripetersi di eventi sismici distruttivi con I> IX MCS, avvenuti negli ultimi secoli, e dall'altro, alla presenza di estesi fenomeni di dissesto idrogeologico. E' il caso di Aquilonia e Melito Irpino in provincia di Avellino, che a seguito dei terremoti del 1930 e del 1962 sono stati abbandonati per le condizioni di instabilità e danneggiamento, per essere poi ricostruiti in aree geologicamente più sicure. Di Aquilonia vecchia, l'antica Carbonara, restano i ruderi a testimonianza dell'antico assetto abitativo, tra l'altro più volte oggetto di interventi di riqualificazione mai del tutto definitivi. Di Melito Irpino, inserito sin dal secolo scorso tra gli abitati da consolidare, e più volte danneggiato dai terremoti, oggi è visibile solo il castello e la chiesa dell'Addolorata, che versano in uno stato di avanzato abbandono e degrado. Livelli di danneggiamento elevati e condizioni geologiche sfavorevoli, allo stesso modo, hanno determinato l'abbandono di Conza della Campania e di Romagnano al Monte a seguito del sisma del 1980, e la ricostruzione in altro luogo. A Conza della Campania, il terremoto distrusse il 90% delle abitazioni danneggiando gravemente le restanti (X MCS), oggi il vecchio paese è diventato parco archeologico grazie al ritrovamento di numerosi resti dell'antica Compsa romana, visitabile grazie all'impegno dei volontari della locale Pro Loco. Romagnano al Monte ubicato su di uno spettacolare crinale a picco sulle gole del fiume Platano, fu evacuato e abbandonato soprattutto a causa del diffuso danneggiamento (VIII-IX MCS), oggi quel che resta rappresenta un fermo immagine a 41 anni fa: un paese fantasma visibile per lo più solo da lontano. Quattro paesi ricchi di "memoria" da rivalutare per un turismo sostenibile

Le Ghost Towns di Aquilonia, Melito Irpino, Conza della Campania e Romagnano al Monte tra dissesti idrogeologici e terremoti.

Sabina Porfido;
2021

Abstract

Nell'Appennino meridionale l'abbandono di alcuni centri abitati è direttamente riconducibile da un lato, al ripetersi di eventi sismici distruttivi con I> IX MCS, avvenuti negli ultimi secoli, e dall'altro, alla presenza di estesi fenomeni di dissesto idrogeologico. E' il caso di Aquilonia e Melito Irpino in provincia di Avellino, che a seguito dei terremoti del 1930 e del 1962 sono stati abbandonati per le condizioni di instabilità e danneggiamento, per essere poi ricostruiti in aree geologicamente più sicure. Di Aquilonia vecchia, l'antica Carbonara, restano i ruderi a testimonianza dell'antico assetto abitativo, tra l'altro più volte oggetto di interventi di riqualificazione mai del tutto definitivi. Di Melito Irpino, inserito sin dal secolo scorso tra gli abitati da consolidare, e più volte danneggiato dai terremoti, oggi è visibile solo il castello e la chiesa dell'Addolorata, che versano in uno stato di avanzato abbandono e degrado. Livelli di danneggiamento elevati e condizioni geologiche sfavorevoli, allo stesso modo, hanno determinato l'abbandono di Conza della Campania e di Romagnano al Monte a seguito del sisma del 1980, e la ricostruzione in altro luogo. A Conza della Campania, il terremoto distrusse il 90% delle abitazioni danneggiando gravemente le restanti (X MCS), oggi il vecchio paese è diventato parco archeologico grazie al ritrovamento di numerosi resti dell'antica Compsa romana, visitabile grazie all'impegno dei volontari della locale Pro Loco. Romagnano al Monte ubicato su di uno spettacolare crinale a picco sulle gole del fiume Platano, fu evacuato e abbandonato soprattutto a causa del diffuso danneggiamento (VIII-IX MCS), oggi quel che resta rappresenta un fermo immagine a 41 anni fa: un paese fantasma visibile per lo più solo da lontano. Quattro paesi ricchi di "memoria" da rivalutare per un turismo sostenibile
2021
Istituto di Scienze dell'Alimentazione - ISA
terremoti
ghost towns
dissesti idrologici
delocalizzazioni
ricostruzioni
recupero
geologia
natural hazards
cultural heritage
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/444981
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