Concepito assieme al "De cabbalisticis inventis" (1627), nel "De pythagoricis numeris" Federico Borromeo vuole distinguere il vero dal falso sulle proprietà dei numeri, ponendoli al riparo da derive magiche e superstiziose. Lungi però dall'essere riconducibile unicamente alle tante dispute di matrice pichiana sulla cabala, contaminando i settori disciplinari attraverso il pitagorismo, e richiamando di volta in volta l'attenzione sul rapporto tra contemplazione ed etica, tra saperi celesti e dottrine magiche e musicali, il volume di Federico Borromeo consente al lettore di cogliere alcuni snodi cruciali ormai ricorrenti nella storiografia culturale.
"De Pythagoricis Numeris Libri Tres"
Bertolini Manuel
2016
Abstract
Concepito assieme al "De cabbalisticis inventis" (1627), nel "De pythagoricis numeris" Federico Borromeo vuole distinguere il vero dal falso sulle proprietà dei numeri, ponendoli al riparo da derive magiche e superstiziose. Lungi però dall'essere riconducibile unicamente alle tante dispute di matrice pichiana sulla cabala, contaminando i settori disciplinari attraverso il pitagorismo, e richiamando di volta in volta l'attenzione sul rapporto tra contemplazione ed etica, tra saperi celesti e dottrine magiche e musicali, il volume di Federico Borromeo consente al lettore di cogliere alcuni snodi cruciali ormai ricorrenti nella storiografia culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


