Verso la fine del XV secolo le aspirazioni di Ludovico Sforza al trono ducale, e più tardi al ripristino dei confini viscontei della sfera di influenza milanese, ingenerarono un generale scontento nella base sociale dei sudditi - visto il considerevole aumento dei carichi fiscali - e forti tensioni nei rapporti tra la dinastia sovrana (non ancora legittimata giuridicamente dalla concessione imperiale del titolo vicariale) e diversi settori dell'élite locale. Tensioni che si materializzarono nel corso delle Guerre d'Italia, con l'emergere degli Orléans prima e del Regno di Francia, poi, quali potenze concorrenti agli Sforza e all'Impero nello scacchiere italiano settentrionale, ed il conseguente passaggio al servizio dei Valois di una parte cospicua della nobiltà lombarda, che peraltro già coltivava interessi al di fuori dei confini dello Stato e relazioni di servizio di lunga durata con altre potenze e dinastie italiane e d'oltralpe. La successiva polarizzazione dello scontro per la supremazia sulla Penisola italiana nella competizione tra i re di Francia e Carlo V d'Asburgo attribuì un ruolo determinante ad un ceto nobiliare il cui sostegno risultava indispensabile per il controllo dello Stato di Milano, territorio di vitale importanza strategica e polo d'attrazione per i soggetti politicamente, economicamente e militarmente rilevanti in tutto il nord d'Italia. Le dinastie in lotta dovettero pertanto contendersi la fedeltà dei membri più influenti dei patriziati cittadini e dei casati feudali lombardi, elargendo a questi concessioni che ne incrementarono tanto i patrimoni quanto il peso politico, sul piano locale e globale. Per taluni di questi nobili il passaggio al servizio degli Asburgo rappresentò la naturale conseguenza della fedeltà di lunga data alla dinastia sforzesca. Altri casati in tutto o in parte 'franciosanti' vennero attratti nell'orbita asburgica dalla generosità di Carlo V: il sovrano del Regno italico legittimato a distribuire privilegi fiscali e giurisdizioni feudali in Lombardia, e indotto dal protrarsi del conflitto contro la Francia e contro l'Impero ottomano a conferire gradi militari di prestigio a quanti tra i nobili italiani godevano di un'autorità reale sulle piazze fortificate di maggiore rilevanza strategica e potevano arruolare e pagare a proprie spese soldati fidati e capaci scelti tra i propri vassalli. Altri tra i nobili e notabili filo-francesi scelsero invece di mantenersi al servizio dei Valois e imboccarono la strada dell'esilio, pur conservando in Lombardia parenti, amici e aderenti, ossia quelle capillari reti relazionali che per tutta la prima fase del dominio asburgico su Milano dovevano costituire una fonte di perenne preoccupazione per le autorità imperiali.

Le scelte di campo della nobiltà lombarda nelle Guerre d'Italia: 'servizi', 'favori' e negoziazioni (1529-1559)

Michele Maria Rabà
2021

Abstract

Verso la fine del XV secolo le aspirazioni di Ludovico Sforza al trono ducale, e più tardi al ripristino dei confini viscontei della sfera di influenza milanese, ingenerarono un generale scontento nella base sociale dei sudditi - visto il considerevole aumento dei carichi fiscali - e forti tensioni nei rapporti tra la dinastia sovrana (non ancora legittimata giuridicamente dalla concessione imperiale del titolo vicariale) e diversi settori dell'élite locale. Tensioni che si materializzarono nel corso delle Guerre d'Italia, con l'emergere degli Orléans prima e del Regno di Francia, poi, quali potenze concorrenti agli Sforza e all'Impero nello scacchiere italiano settentrionale, ed il conseguente passaggio al servizio dei Valois di una parte cospicua della nobiltà lombarda, che peraltro già coltivava interessi al di fuori dei confini dello Stato e relazioni di servizio di lunga durata con altre potenze e dinastie italiane e d'oltralpe. La successiva polarizzazione dello scontro per la supremazia sulla Penisola italiana nella competizione tra i re di Francia e Carlo V d'Asburgo attribuì un ruolo determinante ad un ceto nobiliare il cui sostegno risultava indispensabile per il controllo dello Stato di Milano, territorio di vitale importanza strategica e polo d'attrazione per i soggetti politicamente, economicamente e militarmente rilevanti in tutto il nord d'Italia. Le dinastie in lotta dovettero pertanto contendersi la fedeltà dei membri più influenti dei patriziati cittadini e dei casati feudali lombardi, elargendo a questi concessioni che ne incrementarono tanto i patrimoni quanto il peso politico, sul piano locale e globale. Per taluni di questi nobili il passaggio al servizio degli Asburgo rappresentò la naturale conseguenza della fedeltà di lunga data alla dinastia sforzesca. Altri casati in tutto o in parte 'franciosanti' vennero attratti nell'orbita asburgica dalla generosità di Carlo V: il sovrano del Regno italico legittimato a distribuire privilegi fiscali e giurisdizioni feudali in Lombardia, e indotto dal protrarsi del conflitto contro la Francia e contro l'Impero ottomano a conferire gradi militari di prestigio a quanti tra i nobili italiani godevano di un'autorità reale sulle piazze fortificate di maggiore rilevanza strategica e potevano arruolare e pagare a proprie spese soldati fidati e capaci scelti tra i propri vassalli. Altri tra i nobili e notabili filo-francesi scelsero invece di mantenersi al servizio dei Valois e imboccarono la strada dell'esilio, pur conservando in Lombardia parenti, amici e aderenti, ossia quelle capillari reti relazionali che per tutta la prima fase del dominio asburgico su Milano dovevano costituire una fonte di perenne preoccupazione per le autorità imperiali.
2021
Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea - ISEM
Lombardia spagnola
Guerre d'Italia
Rinascimento
Idea di nobiltà
State building
consenso
burocrazia
Patronage
Fuoriuscitismo politico
Monarchia spagnola
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/448211
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