il futuro di un nuovo patto sociale, di un welfare ben fatto per rispondere alla nuova domanda sociale che emerge dal processo di individualizzazione, sarà strettamente legato agli esiti che avrà il processo di trasformazione del sistema dell'educazione e dell'istruzione nel nostro paese. Da questo dipende, infatti, il bagaglio più rilevante di capabilities di base del cittadino. Bagaglio che appare indispensabile per un'effettiva cittadinanza sociale nel XXI secolo. Serve perciò elaborare un nuovo patto educativo che sancisca una nuova alleanza tra le principali agenzie educative: scuola e famiglia. <<Al centro del campo decisionale va posta la crescita culturale e umana delle persone che vanno a scuola, bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Da qui sarà bene rinnovare ovunque la rifles¬sione sul ruolo dei genitori, che entrano a pieno titolo nella scuola. È importante favorire un reciproco riconoscimento tra genitori e insegnanti, fondato sulla distinzione tra le due fun¬zioni educative. La scuola autonoma non è quella dei genitori, è quella dei docenti capaci di autentico e continuo dialogo con i genitori, e anche seriamente disposti a difendere il campo educativo che spetta alla scuola: le regole, i limiti, le proposte, i contenuti, le attività autonome. A volte vi è stata confusione e anche intru¬sione reciproca. È la chiara separazione dei ruoli che, invece, fa¬vorisce un alleanza educativa>> (Ajello et al.2002). Per favorirla e promuoverla le principali istituzioni del nostro paese dovrebbero solennemente dichiarare la first priority per l'istruzione, come se si fosse di fronte ad uno stato di calamità generale, ed affidare a un authority largamente riconosciuta la responsabilità di avviare e coordinare un processo che coinvolga tutti gli attori interessati, in un tempo di medio periodo sufficiente a raccogliere le indicazioni e le idee di insegnanti, genitori, studenti, studiosi e in particolar modo di coloro che hanno dato vita a innovazioni significative. Non si possono ottenere cambiamenti di largo respiro con la sola denuncia più o meno spettacolarizzata o l'elaborazione per quanto acuta di un ristretto numero di esperti. Serve un paziente e lungo lavoro di ricognizione, di simulazione e sperimentazione. Serve il coinvolgimento più vasto di tutti i protagonisti. Non solo per valorizzare il principio democratico della partecipazione deliberativa ma anche perché strada obbligata per qualsiasi processo di seria riforma. Tutti i sistemi sociali sono, infatti, caratterizzati da una condizione autopoietica e autoreferenziale, come ha mostrato Luhmann, che non permette nessun cambiamento se non vissuto come pertinente. E la pertinenza è data dal clima e dalle comunicazioni che gli elementi interni al sistema si scambiano fra loro. Altrimenti si produce quel fenomeno che Varela e Maturana (1985) chiamavano di "informazione non istruttiva". E' indispensabile, perciò, costruire una cornice generale condivisa di cambiamento senza la quale qualsiasi azione particolare o locale, qualsiasi escamotage didattico, organizzativo, con o senza autonomia, qualsiasi esperienza innovativa rischierebbe di rimanere testimonianza isolata o, peggio, di promuovere effetti perversi di ulteriore frantumazione e disgregazione del patto sociale. Far guidare, a mio avviso, un tale processo da quei criteri di equità (Benadusi) e multidimensionalità (Morin) su richiamati sarebbe un buon inizio. Si richiede, dunque, lo sforzo e la mobilitazione di tutte le nostre intelligenze, anche perché, come recitava ironicamente il titolo di un libro di Rosalba Conserva (1996), insegnante in una scuola superiore romana, la stupidità non è necessaria.

Processo di individualizzazione, processi di empowerment e active welfare state

Nicolaus Oscar
2007

Abstract

il futuro di un nuovo patto sociale, di un welfare ben fatto per rispondere alla nuova domanda sociale che emerge dal processo di individualizzazione, sarà strettamente legato agli esiti che avrà il processo di trasformazione del sistema dell'educazione e dell'istruzione nel nostro paese. Da questo dipende, infatti, il bagaglio più rilevante di capabilities di base del cittadino. Bagaglio che appare indispensabile per un'effettiva cittadinanza sociale nel XXI secolo. Serve perciò elaborare un nuovo patto educativo che sancisca una nuova alleanza tra le principali agenzie educative: scuola e famiglia. <> (Ajello et al.2002). Per favorirla e promuoverla le principali istituzioni del nostro paese dovrebbero solennemente dichiarare la first priority per l'istruzione, come se si fosse di fronte ad uno stato di calamità generale, ed affidare a un authority largamente riconosciuta la responsabilità di avviare e coordinare un processo che coinvolga tutti gli attori interessati, in un tempo di medio periodo sufficiente a raccogliere le indicazioni e le idee di insegnanti, genitori, studenti, studiosi e in particolar modo di coloro che hanno dato vita a innovazioni significative. Non si possono ottenere cambiamenti di largo respiro con la sola denuncia più o meno spettacolarizzata o l'elaborazione per quanto acuta di un ristretto numero di esperti. Serve un paziente e lungo lavoro di ricognizione, di simulazione e sperimentazione. Serve il coinvolgimento più vasto di tutti i protagonisti. Non solo per valorizzare il principio democratico della partecipazione deliberativa ma anche perché strada obbligata per qualsiasi processo di seria riforma. Tutti i sistemi sociali sono, infatti, caratterizzati da una condizione autopoietica e autoreferenziale, come ha mostrato Luhmann, che non permette nessun cambiamento se non vissuto come pertinente. E la pertinenza è data dal clima e dalle comunicazioni che gli elementi interni al sistema si scambiano fra loro. Altrimenti si produce quel fenomeno che Varela e Maturana (1985) chiamavano di "informazione non istruttiva". E' indispensabile, perciò, costruire una cornice generale condivisa di cambiamento senza la quale qualsiasi azione particolare o locale, qualsiasi escamotage didattico, organizzativo, con o senza autonomia, qualsiasi esperienza innovativa rischierebbe di rimanere testimonianza isolata o, peggio, di promuovere effetti perversi di ulteriore frantumazione e disgregazione del patto sociale. Far guidare, a mio avviso, un tale processo da quei criteri di equità (Benadusi) e multidimensionalità (Morin) su richiamati sarebbe un buon inizio. Si richiede, dunque, lo sforzo e la mobilitazione di tutte le nostre intelligenze, anche perché, come recitava ironicamente il titolo di un libro di Rosalba Conserva (1996), insegnante in una scuola superiore romana, la stupidità non è necessaria.
2007
Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali - IRPPS
978-88-430-3976-0
Welfare state
Welfare locale
Istruzione
Empowerment
Processo di individualizzazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/454624
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