I precedenti capitoli hanno indagato il tema dell'eterogeneità territoriale del rischio occupazionale, adottando molteplici approcci analitici e definendo indicatori che descrivono diverse dimensioni del rischio. In particolare, nel capitolo " Il contesto degli infortuni in Italia. Esiste un bias territoriale?" sono stati definiti e analizzati a livello territoriale (sia regionale, sia provinciale) il tasso di frequenza infortunistica, il tasso di frequenza di infor-tuni gravi e la quota di infortuni gravi sul totale degli infortuni. Di ciascun indicatore vengono discussi vantaggi e svantaggi, nonché le possibili fonti di di-storsione. Inoltre, è stato definito un nuovo indicatore, il bias territoriale, con-cepito appositamente per analizzare le differenze nel rischio infortunistico fra i territori. Rispetto ai precedenti indicatori rappresenta un'evoluzione, perché controlla per costruzione una delle determinanti principali dell'eterogeneità territoriale del rischio occupazionale: la composizione settoriale dell'economia locale. In futuri studi miglioreremo l'indicatore di bias territoriale, controllan-do anche per la seconda determinante nota del rischio infortunistico, la d-mensione di impresa. Al momento, però, è interessante notare che l'analisi di questa pluralità di indicatori restituisce aspetti diversificati della rischiosità, ma sempre in contesti di forte eterogeneità territoriale. Nonostante si possano rilevare alcune rego-larità interessanti (ad es. l'associazione fra bassa frequenza infortunistica ed elevata gravità in alcune regioni del Sud Italia), le analisi convergono nell'evidenziare che, per comprendere a fondo le origini dell'eterogeneità ter-ritoriale del rischio occupazionale, sia necessario approfondire il ruolo degli aspetti socio-culturali, al di là del tema della composizione del tessuto econo-mico. Infatti i fattori socio-culturali, per lo più inosservabili, sono con molta probabilità correlati alla propensione (individuale, ma anche collettiva e dun-que del territorio) ad adottare comportamenti più o meno rispettosi delle nor-me e dei regolamenti per la prevenzione infortunistica, ma anche a denunciare un infortunio sul lavoro e le sue effettive conseguenze. Entrambi questi aspetti influiscono almeno parzialmente sul numero di infortuni e sulla gravità regi-strati, ovvero le variabili su cui si basano i nostri indicatori. Inoltre, nel capito-lo II.1 viene evidenziato come la variabile dimensione d'impresa, pur spie-gando molta parte della variabilità del rischio infortunistico, non sia in realtà essa stessa la causa del livello di rischio, quanto una proxy di altre variabili non osservabili. Pertanto, l'ipotesi che esploreremo in questo capitolo è che l'eterogeneità territoriale degli indicatori di rischio infortunistico sia in parte spiegabile utilizzando variabili che rappresentano le attitudini socio-culturali dei territori. Queste variabili sono da intendersi come indicatori parziali (ma manifesti) segnaletici di qualche aspetto del fenomeno multidimensionale (e non direttamente osservabile) riferito alle attitudini socio-culturali del territorio. Questa linea di ragionamento richiama un concetto molto diffuso nella let-teratura delle scienze sociali ed economiche: il cosiddetto capitale sociale, te-ma molto complesso e dibattuto, riferito alle caratteristiche culturali, sociali, politiche degli individui e della comunità sul territorio. Gli approfondimenti proposti in questo capitolo hanno esplorato le correlazioni fra fattori socio-culturali dei territori e andamenti infortunistici sui luoghi di lavoro, nell'ipotesi che tali fattori concorrano a determinare la propensione (individuale, ma anche collettiva e dunque del territorio) ad adottare compor-tamenti più o meno rispettosi delle norme e dei regolamenti per la prevenzione infortunistica, così come a denunciare un infortunio sul lavoro e le sue effettive conseguenze. Entrambi questi aspetti influiscono a loro volta sulla fre-quenza e sulla gravità infortunistiche osservate. I dati disponibili consentono di esplorare empiricamente queste relazioni a livello provinciale, studiando la relazione fra indicatori proxy dei fattori socio-culturali delle Province ed esiti infortunistici aggregati. Le analisi di regressione lineare multipla proposte in questo capitolo utiliz-zano una base dati cross-section sulle Province italiane per l'anno 2018, co-struita combinando informazioni disponibili in diversi database istituzionali (INAILInail, ISTAT, MISE, Ministero dell'Interno, AIDA, AVIS). Le quattro variabili di outcome utilizzate indagano le due dimensioni rilevanti del rischio occupazionale (probabilità e impatto) controllando per una delle sue due de-terminanti fondamentali, la composizione settoriale dell'economia locale. I risultati preliminari evidenziano alcune correlazioni significative e interes-santi fra gli aspetti socio-culturali indagati e gli esiti infortunisti osservati. Le analisi econometriche hanno testato una batteria molto ampia di indicatori, di cui solo una piccola parte è risultata significativa. Inoltre, la variabilità e la scarsa robustezza dei risultati nei modelli proposti confermano le difficoltà di misurazione delle diverse dimensioni del capitale sociale, culturale e degli aspetti infortunistici. Ciò rende ancora più complicato indagare la relazione fra fattori socio-culturali e sicurezza sui luoghi di lavoro. Risulta comunque evidente che sia il capitale umano sia il capitale sociale abbiano un ruolo nel determinare la cultura della salute e sicurezza, ma che siano necessarie analisi più approfondite per chiarire le relazioni. In particola-re, territori caratterizzati da un maggior grado di istruzione e cultura civica sembrano essere più predisposti alla denuncia degli episodi infortunistici. La componente relazionale del capitale sociale fatica invece ad emergere nell'analisi: la componente solidaristica è poco significativa, mentre le reti criminali e la pericolosità sociale si correlano a situazioni infortunistiche peggiori. Queste considerazioni ci portano a concludere che la direzione di ricerca sia interessante e promettente, ma che occorra perfezionare l'analisi empirica. Una possibile direzione è quella di ripetere la stima suddividendola per macro-aree; poiché i risultati qui proposti sottolineano l'importanza della disposizio-ne di datori di lavoro e lavoratori a denunciare correttamente gli infortuni su-biti, e poiché le analisi descrittive svolte nel capitolo II.7 segnalano un diffe-rente profilo di reporting in certe regioni, la scelta di realizzare regressioni se-parate in base all'area geografica potrebbe permettere di concentrare mag-giormente l'analisi sulle determinanti della cultura della sicurezza. Riteniamo inoltre che sia opportuno approfondire la relazione empirica migliorando la definizione delle variabili di outcome, la qualità dei regressori e la numerosità delle osservazioni, adottando approcci modellistici non lineari di tipo panel.

Spiegare l'eterogeneità territoriale del rischio occupazionale attraverso il capitale sociale

Lisa Sella;
2023

Abstract

I precedenti capitoli hanno indagato il tema dell'eterogeneità territoriale del rischio occupazionale, adottando molteplici approcci analitici e definendo indicatori che descrivono diverse dimensioni del rischio. In particolare, nel capitolo " Il contesto degli infortuni in Italia. Esiste un bias territoriale?" sono stati definiti e analizzati a livello territoriale (sia regionale, sia provinciale) il tasso di frequenza infortunistica, il tasso di frequenza di infor-tuni gravi e la quota di infortuni gravi sul totale degli infortuni. Di ciascun indicatore vengono discussi vantaggi e svantaggi, nonché le possibili fonti di di-storsione. Inoltre, è stato definito un nuovo indicatore, il bias territoriale, con-cepito appositamente per analizzare le differenze nel rischio infortunistico fra i territori. Rispetto ai precedenti indicatori rappresenta un'evoluzione, perché controlla per costruzione una delle determinanti principali dell'eterogeneità territoriale del rischio occupazionale: la composizione settoriale dell'economia locale. In futuri studi miglioreremo l'indicatore di bias territoriale, controllan-do anche per la seconda determinante nota del rischio infortunistico, la d-mensione di impresa. Al momento, però, è interessante notare che l'analisi di questa pluralità di indicatori restituisce aspetti diversificati della rischiosità, ma sempre in contesti di forte eterogeneità territoriale. Nonostante si possano rilevare alcune rego-larità interessanti (ad es. l'associazione fra bassa frequenza infortunistica ed elevata gravità in alcune regioni del Sud Italia), le analisi convergono nell'evidenziare che, per comprendere a fondo le origini dell'eterogeneità ter-ritoriale del rischio occupazionale, sia necessario approfondire il ruolo degli aspetti socio-culturali, al di là del tema della composizione del tessuto econo-mico. Infatti i fattori socio-culturali, per lo più inosservabili, sono con molta probabilità correlati alla propensione (individuale, ma anche collettiva e dun-que del territorio) ad adottare comportamenti più o meno rispettosi delle nor-me e dei regolamenti per la prevenzione infortunistica, ma anche a denunciare un infortunio sul lavoro e le sue effettive conseguenze. Entrambi questi aspetti influiscono almeno parzialmente sul numero di infortuni e sulla gravità regi-strati, ovvero le variabili su cui si basano i nostri indicatori. Inoltre, nel capito-lo II.1 viene evidenziato come la variabile dimensione d'impresa, pur spie-gando molta parte della variabilità del rischio infortunistico, non sia in realtà essa stessa la causa del livello di rischio, quanto una proxy di altre variabili non osservabili. Pertanto, l'ipotesi che esploreremo in questo capitolo è che l'eterogeneità territoriale degli indicatori di rischio infortunistico sia in parte spiegabile utilizzando variabili che rappresentano le attitudini socio-culturali dei territori. Queste variabili sono da intendersi come indicatori parziali (ma manifesti) segnaletici di qualche aspetto del fenomeno multidimensionale (e non direttamente osservabile) riferito alle attitudini socio-culturali del territorio. Questa linea di ragionamento richiama un concetto molto diffuso nella let-teratura delle scienze sociali ed economiche: il cosiddetto capitale sociale, te-ma molto complesso e dibattuto, riferito alle caratteristiche culturali, sociali, politiche degli individui e della comunità sul territorio. Gli approfondimenti proposti in questo capitolo hanno esplorato le correlazioni fra fattori socio-culturali dei territori e andamenti infortunistici sui luoghi di lavoro, nell'ipotesi che tali fattori concorrano a determinare la propensione (individuale, ma anche collettiva e dunque del territorio) ad adottare compor-tamenti più o meno rispettosi delle norme e dei regolamenti per la prevenzione infortunistica, così come a denunciare un infortunio sul lavoro e le sue effettive conseguenze. Entrambi questi aspetti influiscono a loro volta sulla fre-quenza e sulla gravità infortunistiche osservate. I dati disponibili consentono di esplorare empiricamente queste relazioni a livello provinciale, studiando la relazione fra indicatori proxy dei fattori socio-culturali delle Province ed esiti infortunistici aggregati. Le analisi di regressione lineare multipla proposte in questo capitolo utiliz-zano una base dati cross-section sulle Province italiane per l'anno 2018, co-struita combinando informazioni disponibili in diversi database istituzionali (INAILInail, ISTAT, MISE, Ministero dell'Interno, AIDA, AVIS). Le quattro variabili di outcome utilizzate indagano le due dimensioni rilevanti del rischio occupazionale (probabilità e impatto) controllando per una delle sue due de-terminanti fondamentali, la composizione settoriale dell'economia locale. I risultati preliminari evidenziano alcune correlazioni significative e interes-santi fra gli aspetti socio-culturali indagati e gli esiti infortunisti osservati. Le analisi econometriche hanno testato una batteria molto ampia di indicatori, di cui solo una piccola parte è risultata significativa. Inoltre, la variabilità e la scarsa robustezza dei risultati nei modelli proposti confermano le difficoltà di misurazione delle diverse dimensioni del capitale sociale, culturale e degli aspetti infortunistici. Ciò rende ancora più complicato indagare la relazione fra fattori socio-culturali e sicurezza sui luoghi di lavoro. Risulta comunque evidente che sia il capitale umano sia il capitale sociale abbiano un ruolo nel determinare la cultura della salute e sicurezza, ma che siano necessarie analisi più approfondite per chiarire le relazioni. In particola-re, territori caratterizzati da un maggior grado di istruzione e cultura civica sembrano essere più predisposti alla denuncia degli episodi infortunistici. La componente relazionale del capitale sociale fatica invece ad emergere nell'analisi: la componente solidaristica è poco significativa, mentre le reti criminali e la pericolosità sociale si correlano a situazioni infortunistiche peggiori. Queste considerazioni ci portano a concludere che la direzione di ricerca sia interessante e promettente, ma che occorra perfezionare l'analisi empirica. Una possibile direzione è quella di ripetere la stima suddividendola per macro-aree; poiché i risultati qui proposti sottolineano l'importanza della disposizio-ne di datori di lavoro e lavoratori a denunciare correttamente gli infortuni su-biti, e poiché le analisi descrittive svolte nel capitolo II.7 segnalano un diffe-rente profilo di reporting in certe regioni, la scelta di realizzare regressioni se-parate in base all'area geografica potrebbe permettere di concentrare mag-giormente l'analisi sulle determinanti della cultura della sicurezza. Riteniamo inoltre che sia opportuno approfondire la relazione empirica migliorando la definizione delle variabili di outcome, la qualità dei regressori e la numerosità delle osservazioni, adottando approcci modellistici non lineari di tipo panel.
2023
Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile - IRCrES
979-12-211-0129-4
salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
capitale sociale
eterogeneità territoriale
infortuni
territorial bias
inail
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/465027
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