Quale confine per l’Italia all’indomani del Trattato di Rapallo secondo l’interpretazione della geografia italiana? La questione confinaria per la geografia nostrana ha rappresentato, già in epoca Risorgimentale, un nodo fonda- mentale che ha acceso, via via, un intenso e animato dibattito. È in seno ai moti risorgimentali, infatti, che pren- dono corpo le istanze nazionalistiche a partire dalle quali si strutturerà l’idea di confine come limite naturale per identificare il diritto di uno Stato a espandersi sul territorio e a rivendicare le terre considerate come “proprie”. L’interesse per il confine naturale è proseguito e si è rafforzato soprattutto tra i due conflitti mondiali, mettendo a confronto anche posizioni geografiche diverse e contrastanti. A partire da queste premesse teoriche, si è inteso analizzare la produzione scientifica di Paolo Revelli per com- prendere la sua idea di confine. Dall’archivio privato della famiglia Dachà-Revelli emergono interessanti do- cumenti inediti, tra cui un corpus di sue lezioni (principalmente svolte durante l’anno accademico 1920-21), nell’ambito delle quali il geografo affronta il problema del nuovo confine politico, definito a partire dal trattato di Rapallo. Le lezioni dattiloscritte offrono interessanti spunti di riflessione geografica per ricostruire le problema- tiche liminari di quello che fu definito sin dal principio un vero e proprio “guazzabuglio geografico”. Con Revelli è possibile lumeggiare le incoerenze, le contraddizioni, le divergenze alla base di un’accesa diatriba tra confine politico e fisico, tra necessità strategiche e naturali.

Il confine nel pensiero geografico italiano: la dimensione liminare nella produzione scientifica e nelle lezioni accademiche di Paolo Revelli

Luisa Spagnoli
2021

Abstract

Quale confine per l’Italia all’indomani del Trattato di Rapallo secondo l’interpretazione della geografia italiana? La questione confinaria per la geografia nostrana ha rappresentato, già in epoca Risorgimentale, un nodo fonda- mentale che ha acceso, via via, un intenso e animato dibattito. È in seno ai moti risorgimentali, infatti, che pren- dono corpo le istanze nazionalistiche a partire dalle quali si strutturerà l’idea di confine come limite naturale per identificare il diritto di uno Stato a espandersi sul territorio e a rivendicare le terre considerate come “proprie”. L’interesse per il confine naturale è proseguito e si è rafforzato soprattutto tra i due conflitti mondiali, mettendo a confronto anche posizioni geografiche diverse e contrastanti. A partire da queste premesse teoriche, si è inteso analizzare la produzione scientifica di Paolo Revelli per com- prendere la sua idea di confine. Dall’archivio privato della famiglia Dachà-Revelli emergono interessanti do- cumenti inediti, tra cui un corpus di sue lezioni (principalmente svolte durante l’anno accademico 1920-21), nell’ambito delle quali il geografo affronta il problema del nuovo confine politico, definito a partire dal trattato di Rapallo. Le lezioni dattiloscritte offrono interessanti spunti di riflessione geografica per ricostruire le problema- tiche liminari di quello che fu definito sin dal principio un vero e proprio “guazzabuglio geografico”. Con Revelli è possibile lumeggiare le incoerenze, le contraddizioni, le divergenze alla base di un’accesa diatriba tra confine politico e fisico, tra necessità strategiche e naturali.
2021
Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea - ISEM
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/480244
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