In 2001 the World Health Organization (WHO) revolutionized the idea of disability starting from the concept of individuals’ functioning and defining all lacking or insufficient responses from the society to specific needs as ‘disabling’. Conversely, WHO identified ‘facilitators’ as all those available factors that can improve the individuals’ functioning, thus reducing ‘disabilities’. This new perspective complies with the provisions from the principles of Universal Design and puts emphasis on mankind as a core of a network ecosystem linked to Heritage Places. In this view, peoples functioning is the necessary starting point to design accessibility consciously and responsibly, not only to overcome barriers, but especially to support the functional change. This change can come from a real interaction between Heritage Places and their audiences, also supported by legal provisions, operational tools (the Peba) and new professional roles (the Accessibility Manager). Thus, the Heritage Places should be considered as architectures, likewise the individual’s architecture, on which we need to invest to extend the functioning levels.

Nel 2001 l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha rivoluzionato l’idea di disabilità partendo dal concetto di funzionamento degli individui e definendo come dis-abilitanti tutte quelle risposte inadeguate o insufficienti che vengono date dalla società rispetto a specifiche necessità. Di converso, l’OMS ha identificato quali facilitatori tutti quei fattori che, mediante la loro assenza o presenza, possono migliorare il funzionamento degli individui, riducendo quindi le dis-abilità. Questo nuovo punto di vista aderisce a quanto previsto dai principi dell’Universal Design e pone l’uomo al centro di un ecosistema reticolare di cui fa parte il Patrimonio Culturale. In quest’ottica, i funzionamenti delle persone sono il punto di partenza necessario per progettare l’accessibilità in modo consapevole e responsabile, non solo per superare le barriere, ma anche e soprattutto per sostenere il cambiamento funzionale, anche in base alle nuove esigenze manifestate dalla complessità sociale. Tale cambiamento può derivare da una concreta interazione dei luoghi della cultura con i loro pubblici, supportata da indicazioni legislative, strumenti operativi e nuove figure professionali. I luoghi della cultura sono, infatti, da considerarsi architetture su cui, al pari dell’architettura dell’individuo, bisogna investire per ampliarne i livelli di funzionamento e di accoglienza.

Manuale di progettazione per l’accessibilità e la fruizione ampliata del patrimonio culturale. Dai funzionamenti della persona ai funzionamenti dei luoghi della cultura. A cura di Gabriella Cetorelli e Luca Papi

Luigi Biocca;Marina Buzzi;Olga Capirci;Valentina Della Fina;Alessio Di Renzo;Giulio Galesi;Barbara Leporini;Alessandra Mezzelani;Alfonsina Pagano;Luca Papi;Barbara Pennacchi;Eva Pietroni;
2024

Abstract

In 2001 the World Health Organization (WHO) revolutionized the idea of disability starting from the concept of individuals’ functioning and defining all lacking or insufficient responses from the society to specific needs as ‘disabling’. Conversely, WHO identified ‘facilitators’ as all those available factors that can improve the individuals’ functioning, thus reducing ‘disabilities’. This new perspective complies with the provisions from the principles of Universal Design and puts emphasis on mankind as a core of a network ecosystem linked to Heritage Places. In this view, peoples functioning is the necessary starting point to design accessibility consciously and responsibly, not only to overcome barriers, but especially to support the functional change. This change can come from a real interaction between Heritage Places and their audiences, also supported by legal provisions, operational tools (the Peba) and new professional roles (the Accessibility Manager). Thus, the Heritage Places should be considered as architectures, likewise the individual’s architecture, on which we need to invest to extend the functioning levels.
2024
Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale - DSU
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC
Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione - ISTC
Istituto di Studi Giuridici Internazionali - ISGI
Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione "Alessandro Faedo" - ISTI
Istituto di informatica e telematica - IIT
Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni - ICAR
Istituto di Tecnologie Biomediche - ITB
978-88-8080-611-0
Nel 2001 l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha rivoluzionato l’idea di disabilità partendo dal concetto di funzionamento degli individui e definendo come dis-abilitanti tutte quelle risposte inadeguate o insufficienti che vengono date dalla società rispetto a specifiche necessità. Di converso, l’OMS ha identificato quali facilitatori tutti quei fattori che, mediante la loro assenza o presenza, possono migliorare il funzionamento degli individui, riducendo quindi le dis-abilità. Questo nuovo punto di vista aderisce a quanto previsto dai principi dell’Universal Design e pone l’uomo al centro di un ecosistema reticolare di cui fa parte il Patrimonio Culturale. In quest’ottica, i funzionamenti delle persone sono il punto di partenza necessario per progettare l’accessibilità in modo consapevole e responsabile, non solo per superare le barriere, ma anche e soprattutto per sostenere il cambiamento funzionale, anche in base alle nuove esigenze manifestate dalla complessità sociale. Tale cambiamento può derivare da una concreta interazione dei luoghi della cultura con i loro pubblici, supportata da indicazioni legislative, strumenti operativi e nuove figure professionali. I luoghi della cultura sono, infatti, da considerarsi architetture su cui, al pari dell’architettura dell’individuo, bisogna investire per ampliarne i livelli di funzionamento e di accoglienza.
Accessibilità
Fruizione
Luoghi della Cultura
Funzionamenti
Facilitatori
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/494681
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