Recenti interventi con finalità archeologiche e paleoecologiche realizzati in contesti di alta montagna hanno permesso di acquisire importanti informazioni in merito all’evoluzione del paesaggio alpino e alla presenza umana in ambienti d’alta quota. Il contributo metterà a sistema i risultati dei sondaggi eseguiti nel corso dell’ultimo decennio in siti quali Le Crêt di Cogne e Le Pont di Valsavarenche, quest’ultimo coadiuvato da analisi archeometriche di termoluminescenza e di radiocarbonio, affiancati agli interventi di scavo propedeutico e all’esecuzione di carotaggi esplorativi effettuati presso i bacini paleo-lacustri di Tronchaney a Torgnon e di Laris a Champorcher, anch’essi corroborati da specifiche analisi di laboratorio, e senza dimenticare le campagne di scavo gestite dall’Università di Torino presso il sito di Orgères a La Thuile. Nel loro complesso questi lavori hanno consentito di fare luce sulla cronologia decisamente e forse inaspettatamente alta di riappropriazione antropica di settori vallivi posti a quote comprese tra i 1650 e i 2000 m, che sembra legarsi in maniera indissolubile allo sfruttamento pastorale stagionale. I dati sembrano infatti configurare in questi siti un’evidenza della ripresa della pratica pascoliva, via via più strutturata, a partire dall’epoca altomedievale, laddove le fonti archivistiche tacciono di fatto fino a periodi ben più recenti. L’analisi dei depositi torbosi, eseguita dai ricercatori del C.N.R., chiarisce inoltre come i cambiamenti climatici, da un lato, e quelli imposti dall’uomo, dall’altro, siano alla base della riformulazione di un paesaggio montano le cui prerogative appaiono determinarsi proprio a partire da questi secoli altrimenti avari di informazioni storiche e archeologiche.
Nuove prospettive di ricerca sulla riappropriazione dei pascoli d'altura in epoca altomedievale.
PINI R.Secondo
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
Recenti interventi con finalità archeologiche e paleoecologiche realizzati in contesti di alta montagna hanno permesso di acquisire importanti informazioni in merito all’evoluzione del paesaggio alpino e alla presenza umana in ambienti d’alta quota. Il contributo metterà a sistema i risultati dei sondaggi eseguiti nel corso dell’ultimo decennio in siti quali Le Crêt di Cogne e Le Pont di Valsavarenche, quest’ultimo coadiuvato da analisi archeometriche di termoluminescenza e di radiocarbonio, affiancati agli interventi di scavo propedeutico e all’esecuzione di carotaggi esplorativi effettuati presso i bacini paleo-lacustri di Tronchaney a Torgnon e di Laris a Champorcher, anch’essi corroborati da specifiche analisi di laboratorio, e senza dimenticare le campagne di scavo gestite dall’Università di Torino presso il sito di Orgères a La Thuile. Nel loro complesso questi lavori hanno consentito di fare luce sulla cronologia decisamente e forse inaspettatamente alta di riappropriazione antropica di settori vallivi posti a quote comprese tra i 1650 e i 2000 m, che sembra legarsi in maniera indissolubile allo sfruttamento pastorale stagionale. I dati sembrano infatti configurare in questi siti un’evidenza della ripresa della pratica pascoliva, via via più strutturata, a partire dall’epoca altomedievale, laddove le fonti archivistiche tacciono di fatto fino a periodi ben più recenti. L’analisi dei depositi torbosi, eseguita dai ricercatori del C.N.R., chiarisce inoltre come i cambiamenti climatici, da un lato, e quelli imposti dall’uomo, dall’altro, siano alla base della riformulazione di un paesaggio montano le cui prerogative appaiono determinarsi proprio a partire da questi secoli altrimenti avari di informazioni storiche e archeologiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.