Nel corso delle campagne 2012-2015 sono proseguite le indagini archeologiche sul terrazzo mediano della collina orientale per completare lo scavo della Chiesa costruita intorno al sepolcro dell’Apostolo Filippo. 2012 Nella navata sud è stato identificato il pastophorion ed è stato messo in luce il pavimento in tavelle quadrate. La navata nord, obliterata da uno spesso livello di crollo, era divisa in due parti da un setto murario con varco centrale. Nella parte occidentale della navata, dove era stata sistemata una vasca a contatto con la Tomba dell’Apostolo, in età mediobizantina, dopo un primo crollo dell’edificio ecclesiale, furono depositati alcuni elementi dell’ambone. La prosecuzione dei lavori di pulizia del pavimento in opus sectile della navata centrale ha permesso di individuare una deposizione, riferibile alla necropoli di età romana, intercettata e violata in antico. 2013 Nella navata centrale, nell’area del templon, sono state messe in luce due tombe a sacello della necropoli romana (C731 e C732) e alcune strutture murarie da mettere in relazione con una prima fase di monumentalizzazione della Tomba di San Filippo nel IV sec.. All’esterno della chiesa è proseguito lo scavo della necropoli mediobizantina con sepolture monosome entro fossa (C746, C747) e alcune tombe della necropoli di età romana. 2014 Nell’area del bema è stato messo in luce il pavimento intorno all’altare. I sectilia conservati hanno confermato anche in questa area la presenza di pannelli quadrangolari, che si alternano a larghe fasce di marmo bianco, caratterizzati da una marcata policromia. All’interno del nartece, immediatamente a sud della scalinata di marmo che portava sopra la Tomba dell’Apostolo, tra i pilastri 5 e 6, è stato messo in luce un muro, che divideva questo vano dall’adiacente vano C, su cui si conservano ancora tracce di due pannelli dipinti con motivi geometrici e a finti marmi. Il pavimento del nartece, in opus sectile, è caratterizzato da una ricchezza di motivi geometrici e da un largo impiego di marmi colorati che non trova riscontro negli altri pavimenti dell’edificio ecclesiale. Nell’area a nord dell’Aghiasma sono stati messi in luce due ambienti (B e C) le cui strutture erano obliterate da un consistente livello di crollo nel cui interno sono stati rinvenuti blocchi architettonici di marmo lavorati e riutilizzati nelle strutture perimetrali. 2015 A nord e ad ovest del nartece sono stati individuati 3 vani disposti ad altezze diverse: due (A e B) erano raggiungibili dalla scala che portava anche sopra la Tomba dell’Apostolo, mentre il terzo (C) era ubicato ad ovest di esso. I vani A e B, che nella fase di edificazione dell’edificio ecclesiastico erano un unico ambiente, furono divisi in due in età mediobizantina. Ad una occupazione di età selgiuchide nel vano A sono riferibili un focolare e diversi i materiali ceramici. Il vano C, che costituiva il vano di ingresso alla Chiesa, era obliterato da un consistente livello di crollo. Alla più recente fase di frequentazione del vano (età selgiuchide) sono riferibili un focolare e i materiali rinvenuti a contatto con il pavimento protobizantino. Dell’originaria sistemazione dell’ambiente si conservano lembi del pavimento in opus sectile con tarsie di marmo e laterizi. L’importante scoperta dei graffiti lasciati dai pellegrini sulla facciata del muro nord del vano ha permesso di attribuire il complesso santuariale in modo inequivocabile all’Apostolo Filippo. A nord dell’Aghiasma è stato individuato il castellum aquae costituito da un conglomerato di pietre e malta all’interno del quale era sistemata una rete di canali e tubi di terracotta che distribuiva l’acqua che arrivava dalle sorgenti dell’altopiano all’interno del complesso santuariale. Tra il castellum aquae e l’Aghiasma è stato identificato un piccolo vano, riferibile alla frequentazione selgiuchide, in cui oltre alle attività domestiche si svolgevano anche operazioni legate allo stoccaggio e trasformazione di oggetti di vetro (soprattutto lampade) e di bronzo provenienti dall’edificio ecclesiale ormai in abbandono.
Il terrazzo mediano del Santuario di San Filippo: dalla Chiesa all'occupazione selgiuchide, campagne 2012-2015.
Caggia M. P.
2022
Abstract
Nel corso delle campagne 2012-2015 sono proseguite le indagini archeologiche sul terrazzo mediano della collina orientale per completare lo scavo della Chiesa costruita intorno al sepolcro dell’Apostolo Filippo. 2012 Nella navata sud è stato identificato il pastophorion ed è stato messo in luce il pavimento in tavelle quadrate. La navata nord, obliterata da uno spesso livello di crollo, era divisa in due parti da un setto murario con varco centrale. Nella parte occidentale della navata, dove era stata sistemata una vasca a contatto con la Tomba dell’Apostolo, in età mediobizantina, dopo un primo crollo dell’edificio ecclesiale, furono depositati alcuni elementi dell’ambone. La prosecuzione dei lavori di pulizia del pavimento in opus sectile della navata centrale ha permesso di individuare una deposizione, riferibile alla necropoli di età romana, intercettata e violata in antico. 2013 Nella navata centrale, nell’area del templon, sono state messe in luce due tombe a sacello della necropoli romana (C731 e C732) e alcune strutture murarie da mettere in relazione con una prima fase di monumentalizzazione della Tomba di San Filippo nel IV sec.. All’esterno della chiesa è proseguito lo scavo della necropoli mediobizantina con sepolture monosome entro fossa (C746, C747) e alcune tombe della necropoli di età romana. 2014 Nell’area del bema è stato messo in luce il pavimento intorno all’altare. I sectilia conservati hanno confermato anche in questa area la presenza di pannelli quadrangolari, che si alternano a larghe fasce di marmo bianco, caratterizzati da una marcata policromia. All’interno del nartece, immediatamente a sud della scalinata di marmo che portava sopra la Tomba dell’Apostolo, tra i pilastri 5 e 6, è stato messo in luce un muro, che divideva questo vano dall’adiacente vano C, su cui si conservano ancora tracce di due pannelli dipinti con motivi geometrici e a finti marmi. Il pavimento del nartece, in opus sectile, è caratterizzato da una ricchezza di motivi geometrici e da un largo impiego di marmi colorati che non trova riscontro negli altri pavimenti dell’edificio ecclesiale. Nell’area a nord dell’Aghiasma sono stati messi in luce due ambienti (B e C) le cui strutture erano obliterate da un consistente livello di crollo nel cui interno sono stati rinvenuti blocchi architettonici di marmo lavorati e riutilizzati nelle strutture perimetrali. 2015 A nord e ad ovest del nartece sono stati individuati 3 vani disposti ad altezze diverse: due (A e B) erano raggiungibili dalla scala che portava anche sopra la Tomba dell’Apostolo, mentre il terzo (C) era ubicato ad ovest di esso. I vani A e B, che nella fase di edificazione dell’edificio ecclesiastico erano un unico ambiente, furono divisi in due in età mediobizantina. Ad una occupazione di età selgiuchide nel vano A sono riferibili un focolare e diversi i materiali ceramici. Il vano C, che costituiva il vano di ingresso alla Chiesa, era obliterato da un consistente livello di crollo. Alla più recente fase di frequentazione del vano (età selgiuchide) sono riferibili un focolare e i materiali rinvenuti a contatto con il pavimento protobizantino. Dell’originaria sistemazione dell’ambiente si conservano lembi del pavimento in opus sectile con tarsie di marmo e laterizi. L’importante scoperta dei graffiti lasciati dai pellegrini sulla facciata del muro nord del vano ha permesso di attribuire il complesso santuariale in modo inequivocabile all’Apostolo Filippo. A nord dell’Aghiasma è stato individuato il castellum aquae costituito da un conglomerato di pietre e malta all’interno del quale era sistemata una rete di canali e tubi di terracotta che distribuiva l’acqua che arrivava dalle sorgenti dell’altopiano all’interno del complesso santuariale. Tra il castellum aquae e l’Aghiasma è stato identificato un piccolo vano, riferibile alla frequentazione selgiuchide, in cui oltre alle attività domestiche si svolgevano anche operazioni legate allo stoccaggio e trasformazione di oggetti di vetro (soprattutto lampade) e di bronzo provenienti dall’edificio ecclesiale ormai in abbandono.File | Dimensione | Formato | |
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