Le ricerche condotte nel 2011 nel Santuario di San Filippo hanno interessato la navata centrale della basilica. Nell’area del bema è stato messo in luce un consistente livello di crollo in cui sono stati riconosciuti gli elementi del templon. Della recinzione dell’area presbiteriale si conservava il basamento costituito da blocchi di marmo di reimpiego. Completati i lavori di scavo e di documentazione tutti gli elementi del templon sono stati sistemati, con l’ausilio di una gru semovente, all’esterno della Chiesa in una zona che ne permettesse una facile movimentazione sia per il restauro che per lo studio dei singoli pezzi. Accertata la presenza di quasi tutti gli elementi del templon, riconducibili ad otto colonne monolitiche con basi e capitelli (numerati da 1 a 8 iniziando da nord) ed i relativi architravi (indicati con le lettere A, B, C, D, E e G) si è pensato di proporre la ricostruzione della recinzione marmorea dopo un propedeutico lavoro di catalogazione dei singoli blocchi. Le basi sono di tipo ionico-attico su plinto e presentano diversi gradi di finitura dei tori e della scozia. Sono realizzate in marmo bianco proveniente dalle cave di Marmar Tepe o Gölemezli vicine alla città di Hierapolis. I fusti delle colonne, lisci e monolitici, sono realizzati in marmo bianco con venature grigie proveniente dalle vicine cave di Marmar Tepe e di Thiounta. Il fusto è alto in media m 2,80; sui piani di posa e di attesa è presente un foro per il perno centrale. Sulla fronte delle sei colonne del lato lungo del templon vi sono incassi e piccoli fori per il fissaggio di altrettante croci di metallo. I capitelli, tutti in marmo bianco ed alti circa 38 cm, sono del tipo a calice decorati da baccellature. Gli architravi del templon erano costituiti da lastre dello spessore di 13-14 cm e di lunghezza variabile a seconda dell’interasse che dovevano coprire. Gli epistili hanno una decorazione a rilievo molto curata sulla faccia inferiore con motivi speculari rispetto all’asse centrale; ogni elemento è caratterizzato dalla presenza di una croce mediana circondata da intrecci di differenti motivi geometrici e fitomorfi. Di particolare interesse è l’architrave D, ubicato in posizione centrale tra le colonne nn. 4 e 5, che recava sulla modanatura della faccia anteriore, al posto dei cerchi, un’iscrizione di dedica. Nel 2012 è stato elaborato un progetto grafico, poi presentato alle autorità turche competenti per l’approvazione, che prevedeva il riposizionamento delle otto colonne monolitiche, con basi e capitelli, e degli architravi. Si è potuto quindi proporre una ricostruzione con sei colonne sulla facciata e due sui lati brevi con intercolunnio di m 1,90 ed un’altezza massima, complessiva di base, fusto e capitello, pari a m 3,45. Particolare impegno ha richiesto la pulitura e integrazione degli elementi architettonici: schegge e frammenti relativi a basi e capitelli sono stati riattaccati con resina epossidica bicomponente mentre i frammenti dei fusti sono stati assemblati tra di loro mediante l’inserimento di barre di acciaio o di fibra di vetro. La ricostruzione del recinto presbiteriale è stata avviata nella campagna del 2013 con l’ubicazione di basi, colonne e capitelli e quindi degli epistili. Alla completa ricostruzione del templon mancano le lastre che erano tra gli intercolunni non ricollocate perché troppo frammentarie e non ancora tutte identificate. Per quanto riguarda la cronologia del templon è verosimile collocare la sistemazione della recinzione dell’area presbiteriale nella prima fase di edificazione della chiesa, nella seconda metà VI sec.; tale datazione è supportata dalla tipologia delle basi di tipo ionico-attico su plinto e dai capitelli baccellati ben presenti nei contesti protobizantini dell’Asia Minore. È possibile pensare quindi che il templon sia rimasto in funzione per oltre tre secoli, almeno fino al X sec. quando la chiesa fu gravemente danneggiata da un evento sismico che provocò il crollo del tetto della navata principale.
Il templon della Chiesa di San Filippo: scavo ed anastilosi del monumento (campagne 2011-2013)
Caggia M. P.
2022
Abstract
Le ricerche condotte nel 2011 nel Santuario di San Filippo hanno interessato la navata centrale della basilica. Nell’area del bema è stato messo in luce un consistente livello di crollo in cui sono stati riconosciuti gli elementi del templon. Della recinzione dell’area presbiteriale si conservava il basamento costituito da blocchi di marmo di reimpiego. Completati i lavori di scavo e di documentazione tutti gli elementi del templon sono stati sistemati, con l’ausilio di una gru semovente, all’esterno della Chiesa in una zona che ne permettesse una facile movimentazione sia per il restauro che per lo studio dei singoli pezzi. Accertata la presenza di quasi tutti gli elementi del templon, riconducibili ad otto colonne monolitiche con basi e capitelli (numerati da 1 a 8 iniziando da nord) ed i relativi architravi (indicati con le lettere A, B, C, D, E e G) si è pensato di proporre la ricostruzione della recinzione marmorea dopo un propedeutico lavoro di catalogazione dei singoli blocchi. Le basi sono di tipo ionico-attico su plinto e presentano diversi gradi di finitura dei tori e della scozia. Sono realizzate in marmo bianco proveniente dalle cave di Marmar Tepe o Gölemezli vicine alla città di Hierapolis. I fusti delle colonne, lisci e monolitici, sono realizzati in marmo bianco con venature grigie proveniente dalle vicine cave di Marmar Tepe e di Thiounta. Il fusto è alto in media m 2,80; sui piani di posa e di attesa è presente un foro per il perno centrale. Sulla fronte delle sei colonne del lato lungo del templon vi sono incassi e piccoli fori per il fissaggio di altrettante croci di metallo. I capitelli, tutti in marmo bianco ed alti circa 38 cm, sono del tipo a calice decorati da baccellature. Gli architravi del templon erano costituiti da lastre dello spessore di 13-14 cm e di lunghezza variabile a seconda dell’interasse che dovevano coprire. Gli epistili hanno una decorazione a rilievo molto curata sulla faccia inferiore con motivi speculari rispetto all’asse centrale; ogni elemento è caratterizzato dalla presenza di una croce mediana circondata da intrecci di differenti motivi geometrici e fitomorfi. Di particolare interesse è l’architrave D, ubicato in posizione centrale tra le colonne nn. 4 e 5, che recava sulla modanatura della faccia anteriore, al posto dei cerchi, un’iscrizione di dedica. Nel 2012 è stato elaborato un progetto grafico, poi presentato alle autorità turche competenti per l’approvazione, che prevedeva il riposizionamento delle otto colonne monolitiche, con basi e capitelli, e degli architravi. Si è potuto quindi proporre una ricostruzione con sei colonne sulla facciata e due sui lati brevi con intercolunnio di m 1,90 ed un’altezza massima, complessiva di base, fusto e capitello, pari a m 3,45. Particolare impegno ha richiesto la pulitura e integrazione degli elementi architettonici: schegge e frammenti relativi a basi e capitelli sono stati riattaccati con resina epossidica bicomponente mentre i frammenti dei fusti sono stati assemblati tra di loro mediante l’inserimento di barre di acciaio o di fibra di vetro. La ricostruzione del recinto presbiteriale è stata avviata nella campagna del 2013 con l’ubicazione di basi, colonne e capitelli e quindi degli epistili. Alla completa ricostruzione del templon mancano le lastre che erano tra gli intercolunni non ricollocate perché troppo frammentarie e non ancora tutte identificate. Per quanto riguarda la cronologia del templon è verosimile collocare la sistemazione della recinzione dell’area presbiteriale nella prima fase di edificazione della chiesa, nella seconda metà VI sec.; tale datazione è supportata dalla tipologia delle basi di tipo ionico-attico su plinto e dai capitelli baccellati ben presenti nei contesti protobizantini dell’Asia Minore. È possibile pensare quindi che il templon sia rimasto in funzione per oltre tre secoli, almeno fino al X sec. quando la chiesa fu gravemente danneggiata da un evento sismico che provocò il crollo del tetto della navata principale.File | Dimensione | Formato | |
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