Si è visto che la storia delle epidemie può arricchirsi all’improvviso di nuovi protagonisti. E così com’è accaduto con la Sars e con il Covid-19, nel primo Ventennio dell’Ottocento toccò al colera imporsi in un panorama ancora denso d’incognite sul piano della profilassi, delle cure e più in generale di ogni sorta d’intervento per combattere i nemici della salute pubblica . Partito dall’India, grazie al progresso nei trasporti marittimi e a fattori climatico-ambientali, negli anni Trenta dell’Ottocento il morbo asiatico raggiunse l’Europa dove i governi ancora increduli furono costretti a ricorrere alle uniche pratiche ben note in caso di epidemia. Fino alla scoperta dell’agente patogeno del colera e del batterio Yersinia pestis nel 1894 da parte di Alexandre Yersin si discusse congiuntamente sull’opportu-nità e l’efficacia delle misure restrittive come quarantene e cordoni sanitari o sulla prevenzione sanitaria e igienica; sull’adozione e con-divisione delle variabili spazio-temporali e cioè quando, dove e per quanto tempo introdurre i limiti alla circolazione . La diffusione in Europa fu rapida e passò dalla Polonia, all’Ungheria, alla Germania, all’Inghilterra e nel 1831 a Parigi da cui raggiunse il regno sardo-piemontese e Cuneo nel 1835. Sappiamo che l’Italia fu colpita per ben sei volte: 1835-37; 1849; 1854-55; 1865-67; 1884-86; 1893 . L’Europa e lo stesso governo borbonico che aveva inviato medici ai vari congressi sul tema conservò un certo scetticismo verso la possibile diffusione a Napoli del contagio . Ma nell’ottobre del 1836 l’epidemia raggiunse Napoli e interessò gli abitanti dei quartieri fatiscenti a ridosso dell’area di scambio di quella capitale che registrava all’epoca una popolazione complessiva pari a 357.283 abitanti. Questa prima stagione durò 158 giorni cioè dal 2 ottobre del 1836 al 7 marzo del 1837. Il mese successivo il contagio ritornò a Napoli e questa volta con maggiore forza . Trascorsi 17 anni il colera riapparve in Europa e colpì Londra, Parigi e Marsiglia da cui partì per Genova il piroscafo di linea la Ville de Marseille con a bordo un ammalato di colera. Mentre lo spillover moriva per l’infezione in ospedale la stessa nave continuò il suo viaggio della morte per Livorno, Civitavecchia e Napoli . Com’era già accaduto durante la precedente ondata epidemica il colera non rimase confinato nella città di Napoli e sebbene con diversa intensità colpì altre località vicine e lontane del regno. A uno di questi territori e con la precisione all’isola di Procida è dedicato questo studio. Si tratta di un microcosmo di quasi 4 Km2 con un’elevata densità di popolazione, che non è mai stata marginale nel composito quadro politico-economico del Mezzogiorno preunitario. A stretto contatto con la capitale l’isola proprio in età borbonica riuscì ad imporsi nel panorama delle costruzioni e della navigazione velica. Ma prima di raccontare cosa accadde sull’isola soffermiamoci su questa epidemia.

Politiche e interventi nell’Ottocento pre-Unitario per combattere l’epidemia di colera nell’isola di Procida

Raffaella Salvemini
Primo
Relatore interno
2024

Abstract

Si è visto che la storia delle epidemie può arricchirsi all’improvviso di nuovi protagonisti. E così com’è accaduto con la Sars e con il Covid-19, nel primo Ventennio dell’Ottocento toccò al colera imporsi in un panorama ancora denso d’incognite sul piano della profilassi, delle cure e più in generale di ogni sorta d’intervento per combattere i nemici della salute pubblica . Partito dall’India, grazie al progresso nei trasporti marittimi e a fattori climatico-ambientali, negli anni Trenta dell’Ottocento il morbo asiatico raggiunse l’Europa dove i governi ancora increduli furono costretti a ricorrere alle uniche pratiche ben note in caso di epidemia. Fino alla scoperta dell’agente patogeno del colera e del batterio Yersinia pestis nel 1894 da parte di Alexandre Yersin si discusse congiuntamente sull’opportu-nità e l’efficacia delle misure restrittive come quarantene e cordoni sanitari o sulla prevenzione sanitaria e igienica; sull’adozione e con-divisione delle variabili spazio-temporali e cioè quando, dove e per quanto tempo introdurre i limiti alla circolazione . La diffusione in Europa fu rapida e passò dalla Polonia, all’Ungheria, alla Germania, all’Inghilterra e nel 1831 a Parigi da cui raggiunse il regno sardo-piemontese e Cuneo nel 1835. Sappiamo che l’Italia fu colpita per ben sei volte: 1835-37; 1849; 1854-55; 1865-67; 1884-86; 1893 . L’Europa e lo stesso governo borbonico che aveva inviato medici ai vari congressi sul tema conservò un certo scetticismo verso la possibile diffusione a Napoli del contagio . Ma nell’ottobre del 1836 l’epidemia raggiunse Napoli e interessò gli abitanti dei quartieri fatiscenti a ridosso dell’area di scambio di quella capitale che registrava all’epoca una popolazione complessiva pari a 357.283 abitanti. Questa prima stagione durò 158 giorni cioè dal 2 ottobre del 1836 al 7 marzo del 1837. Il mese successivo il contagio ritornò a Napoli e questa volta con maggiore forza . Trascorsi 17 anni il colera riapparve in Europa e colpì Londra, Parigi e Marsiglia da cui partì per Genova il piroscafo di linea la Ville de Marseille con a bordo un ammalato di colera. Mentre lo spillover moriva per l’infezione in ospedale la stessa nave continuò il suo viaggio della morte per Livorno, Civitavecchia e Napoli . Com’era già accaduto durante la precedente ondata epidemica il colera non rimase confinato nella città di Napoli e sebbene con diversa intensità colpì altre località vicine e lontane del regno. A uno di questi territori e con la precisione all’isola di Procida è dedicato questo studio. Si tratta di un microcosmo di quasi 4 Km2 con un’elevata densità di popolazione, che non è mai stata marginale nel composito quadro politico-economico del Mezzogiorno preunitario. A stretto contatto con la capitale l’isola proprio in età borbonica riuscì ad imporsi nel panorama delle costruzioni e della navigazione velica. Ma prima di raccontare cosa accadde sull’isola soffermiamoci su questa epidemia.
2024
Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea - ISEM
9791223501122
epidemia, colera, Procida, Mezzogiorno, Borbone,
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Politiche e interventi nellOttocento_Raffaella Salvemini.pdf

solo utenti autorizzati

Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 664.59 kB
Formato Adobe PDF
664.59 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/532943
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact