Il dibattito politico dell’ultima campagna elettorale sul Sud ha avuto al centro la questione del Reddito di Cittadinanza, l’attacco alla misura di contrasto alla povertà si è intrecciata con la stigmatizzazione del meridionale. I partiti contrari alla legge hanno riproposto i vecchi stereotipi che rappresentano gli abitanti del sud come oziosi, propensi alla criminalità e al malaffare, ancorati al passato e devoti al malgoverno. Un libro di Petrusewitz (1998) ricostruisce storicamente la genesi dell’inferiorizzazione dei meridionali, furono gli esuli dal Sud dopo le sconfitte dei moti pre-risorgimentali a descrivere i loro stessi connazionali come retrogradi e antropologicamente non disposti al cambiamento. Il Mezzogiorno è stato per troppo tempo presentato come il lato oscuro del nuovo stato-nazione e i meridionali trattati come “l’altro interno”, a cui sottoporre particolari tecniche di governo (Conelli 2022). L’inferiorità degli abitanti del Mezzogiorno è stata giustificata anche dagli studi nel campo delle scienze sociali, non solo il positivismo lombrosiano dell’800, ma anche ricerche successive hanno suffragato queste posizioni. Nell’ambiente scientifico ci sono ancora molti studiosi che riprendono i concetti, come il “familismo amorale” di Banfield (2010) o dell’assenza di capitale sociale di Putnam (1993). Con queste premesse le regioni del Sud Italia oggi affrontano sfide sempre più complicate (Viesti 2021). Vi sono questioni storiche come l’emigrazione che si pensava relegate ad epoche passate che al contrario riemergono prepotentemente. Ciò, insieme ad altri fenomeni, sta creando un effetto di spopolamento e un profondo invecchiamento della popolazione. Inoltre negli ultimi 20 anni c’è stato un grave peggioramento dei servizi pubblici, in particolare il taglio del servizio sanitario nazionale ha messo in crisi le regioni dove le strutture erano già precedentemente più deboli. La deriva verso il privato convenzionato, inoltre, ha favorito le regioni più ricche e centrali che potevano attrarre pazienti da altre parti d’Italia e contare su un contesto economico con maggiori capacità di investimento. Inoltre la sanità regionale convenzionata si è rivelata un ambito economico ambivalente, in cui prosperano gruppi di interesse a capitali “grigi” che influenzano in maniera problematica gli apparati politici e decisionali. E infine il grande nodo della gestione dei fondi Pnrr che non riescono ad essere investiti per mancanza di personale adeguato. Da questo punto di vista l’autonomia differenziata, proposta dalla Lega, non può essere interpretata come un’inversione di tendenza piuttosto rappresenta l’istituzionalizzazione di un «divario di cittadinanza».
Come pensare il Sud dopo la fine del Meridionalismo?
sanguinetti A.
2023
Abstract
Il dibattito politico dell’ultima campagna elettorale sul Sud ha avuto al centro la questione del Reddito di Cittadinanza, l’attacco alla misura di contrasto alla povertà si è intrecciata con la stigmatizzazione del meridionale. I partiti contrari alla legge hanno riproposto i vecchi stereotipi che rappresentano gli abitanti del sud come oziosi, propensi alla criminalità e al malaffare, ancorati al passato e devoti al malgoverno. Un libro di Petrusewitz (1998) ricostruisce storicamente la genesi dell’inferiorizzazione dei meridionali, furono gli esuli dal Sud dopo le sconfitte dei moti pre-risorgimentali a descrivere i loro stessi connazionali come retrogradi e antropologicamente non disposti al cambiamento. Il Mezzogiorno è stato per troppo tempo presentato come il lato oscuro del nuovo stato-nazione e i meridionali trattati come “l’altro interno”, a cui sottoporre particolari tecniche di governo (Conelli 2022). L’inferiorità degli abitanti del Mezzogiorno è stata giustificata anche dagli studi nel campo delle scienze sociali, non solo il positivismo lombrosiano dell’800, ma anche ricerche successive hanno suffragato queste posizioni. Nell’ambiente scientifico ci sono ancora molti studiosi che riprendono i concetti, come il “familismo amorale” di Banfield (2010) o dell’assenza di capitale sociale di Putnam (1993). Con queste premesse le regioni del Sud Italia oggi affrontano sfide sempre più complicate (Viesti 2021). Vi sono questioni storiche come l’emigrazione che si pensava relegate ad epoche passate che al contrario riemergono prepotentemente. Ciò, insieme ad altri fenomeni, sta creando un effetto di spopolamento e un profondo invecchiamento della popolazione. Inoltre negli ultimi 20 anni c’è stato un grave peggioramento dei servizi pubblici, in particolare il taglio del servizio sanitario nazionale ha messo in crisi le regioni dove le strutture erano già precedentemente più deboli. La deriva verso il privato convenzionato, inoltre, ha favorito le regioni più ricche e centrali che potevano attrarre pazienti da altre parti d’Italia e contare su un contesto economico con maggiori capacità di investimento. Inoltre la sanità regionale convenzionata si è rivelata un ambito economico ambivalente, in cui prosperano gruppi di interesse a capitali “grigi” che influenzano in maniera problematica gli apparati politici e decisionali. E infine il grande nodo della gestione dei fondi Pnrr che non riescono ad essere investiti per mancanza di personale adeguato. Da questo punto di vista l’autonomia differenziata, proposta dalla Lega, non può essere interpretata come un’inversione di tendenza piuttosto rappresenta l’istituzionalizzazione di un «divario di cittadinanza».| File | Dimensione | Formato | |
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