Il contributo sottolinea l’urgenza di esaminare il ruolo della ‘coercizione’ nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, con particolare riguardo agli aspetti pratici ed etici. Propone di andare oltre un’analisi della coercizione nella sua forma più estrema – il Trattamento Sanitario Obbligatorio per i casi gravissimi di anoressia nervosa in cui le cure vengono rifiutate dal/la paziente nonostante un elevato rischio di morte – e considerare anche le forme più routinarie che la coercizione può assumere nelle varie fasi della malattia e del trattamento. Basandosi su 15 mesi di ricerca sul campo presso un centro per disturbi del comportamento alimentare in Italia, il contributo mostra etnograficamente come diversi aspetti e gradi di coercizione caratterizzino i percorsi di cura per tutti i disturbi dell’alimentazione, al di là dei casi più estremi e persino nei casi di ricovero ‘volontario’ in strutture residenziali. Anche in tutti questi casi, la natura stessa del disturbo alimentare fa sì che il trattamento richieda pratiche di cura quotidiane caratterizzate da aspetti che sono vissuti dai pazienti, e non solo, come coercitivi. Il contributo conclude con una contestualizzazione e outline dei contributi che seguono, di natura inter- e trans- disciplinare, e con l'auspicio che l’incontro tra la biomedicina, le scienze psy, l’antropologia socio-culturale, la filosofia, la bioetica e la biogiuridica aiuti a evidenziare le complessità del rapporto tra cura e coercizione, non solo nei momenti in cui si configurano decisioni immediate da prendere su questioni di vita o di morte, ma anche nelle pratiche di cura quotidiane che hanno l’obiettivo di prevenire quelle stesse situazioni estreme.
Introduzione: oltre le dicotomie, oltre i casi estremi
Giulia Sciolli
2024
Abstract
Il contributo sottolinea l’urgenza di esaminare il ruolo della ‘coercizione’ nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, con particolare riguardo agli aspetti pratici ed etici. Propone di andare oltre un’analisi della coercizione nella sua forma più estrema – il Trattamento Sanitario Obbligatorio per i casi gravissimi di anoressia nervosa in cui le cure vengono rifiutate dal/la paziente nonostante un elevato rischio di morte – e considerare anche le forme più routinarie che la coercizione può assumere nelle varie fasi della malattia e del trattamento. Basandosi su 15 mesi di ricerca sul campo presso un centro per disturbi del comportamento alimentare in Italia, il contributo mostra etnograficamente come diversi aspetti e gradi di coercizione caratterizzino i percorsi di cura per tutti i disturbi dell’alimentazione, al di là dei casi più estremi e persino nei casi di ricovero ‘volontario’ in strutture residenziali. Anche in tutti questi casi, la natura stessa del disturbo alimentare fa sì che il trattamento richieda pratiche di cura quotidiane caratterizzate da aspetti che sono vissuti dai pazienti, e non solo, come coercitivi. Il contributo conclude con una contestualizzazione e outline dei contributi che seguono, di natura inter- e trans- disciplinare, e con l'auspicio che l’incontro tra la biomedicina, le scienze psy, l’antropologia socio-culturale, la filosofia, la bioetica e la biogiuridica aiuti a evidenziare le complessità del rapporto tra cura e coercizione, non solo nei momenti in cui si configurano decisioni immediate da prendere su questioni di vita o di morte, ma anche nelle pratiche di cura quotidiane che hanno l’obiettivo di prevenire quelle stesse situazioni estreme.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.