Il Consorzio di Tutela della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri rappresenta otto aziende agricole con le relative cantine, inserite in un contesto naturalistico di elevato pregio che ha le sue maggiori espressioni nei Siti di Importanza Comunitaria del Monte Volturino (IT9210205), del Monte della Madonna di Viggiano (IT9210180), del Lago Pertusillo (IT9210143) e della Faggeta di Moliterno (IT9210110), tutti nel Parco Nazionale dell’Appennino lucano, della Val d’Agri e del Lagonegrese. La presenza sul territorio «di valori naturalistici, paesaggistici e storico-culturali di rilievo nazionale ed internazionale» meritevoli di tutela (tra le premesse del D.P.R. dell’8.12.2007 per la costituzione del Parco), ha avuto nella DOC, istituita nel 2003 (MiPAF, D.M. del 4.09.2003, in Gazz.Uff. n° 214 del 15.09.2003) un precursore, contribuendo con il recupero e la conservazione della biodiversità viticola e del paesaggio, determinati e correlati all’attività produttiva. Le aziende, concentrate a monte dell’area estrattiva petrolifera e beneficianti della dominanza dei venti da NO, mantengono e tramandano un terroir che vanta una comprovata tradizione plurisecolare nella selezione e nella cura delle varietà. A sostegno e a incremento di queste condizioni il Consorzio che le rappresenta, forte di una garanzia sulla qualità ambientale delle proprie aree assicurata dal Parco, ha investito dal 2008 in ricerca (progetto Basivin_SUD), sviluppata in forma interdisciplinare nei settori vitivinicolo e storico-culturale. Il CREA-VE (Viticoltura ed Enologia) di Turi (BA) l’ha condotta con l’ALSIA (Regione Basilicata) e da ultimo con la collaborazione del CNR ex-IBAM, ora ISPC (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) di Tito scalo (PZ), per la validazione storica delle varietà. Le aziende hanno proposto di focalizzarla sugli obiettivi di: - incrementare la base ampelografica con il recupero e con la messa a coltura di vitigni autoctoni, rappresentativi e caratterizzanti del terroir; - aiutare a diversificare così la tipologia dei vini, mediante l’inserimento di questi vitigni nella produzione e nel rispetto delle peculiarità di ciascuno, creando delle combinazioni tali da garantire la massima espressione qualitativa e una tipicità difficilmente ripetibile in altre parti del mondo; - sostenere l’introduzione di nuove denominazioni varietali, che risulterebbero uniche nel panorama viticolo nazionale ed internazionale, costituendo il punto di partenza per nuove produzioni di qualità da sostenere con una revisione del disciplinare della DOC. In questo volume, che segue a distanza di quasi cinque anni la più ampia e dettagliata trattazione sull’argomento de Il Progetto Basivin_SUD. Recupero e valorizzazione delle principali varietà locali e dei vitigni autoctoni minori in Basilicata, a cura di V. Alba et al., Bari 2015, si raccolgono nuovi risultati articolati in più contributi. All’interno di un’integrazione ottimale fra discipline scientifiche e umanistiche si conferma per l’alta Val d’Agri la dignità produttiva e culturale nel panorama vitivinicolo della Basilicata, accanto e in condivisione con le altre realtà lucane del settore (Grottino di Roccanova, Vulture e Materano). Le fondamenta poggiano sui dati certi forniti dalle piante, in primo luogo, dalle fonti, testuali e dai dati materiali, riesaminati tutti insieme alla luce dei più avanzati risultati nella riflessione storiografica e archeologica. Qualcuno sminuirà, sostenendo che tanto sono sciocchezze. Il suo problema è che dovrà dimostrarlo, e anche bene, per non essere la prima vittima delle proprie affermazioni. Le potenzialità del terroir sono sottolineate, a supporto della valorizzazione della vite nelle sue espressioni autoctone, per integrare un mirabile paesaggio appenninico con il vino e con il modo migliore per proporlo, coniugando un passato rilevante alla cultura agricola locale.

Grumentinae vites et vina. Biodiversità viticola, cultura e storia nell’alta Val d’Agri

Del Lungo S.
Primo
Methodology
2020

Abstract

Il Consorzio di Tutela della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri rappresenta otto aziende agricole con le relative cantine, inserite in un contesto naturalistico di elevato pregio che ha le sue maggiori espressioni nei Siti di Importanza Comunitaria del Monte Volturino (IT9210205), del Monte della Madonna di Viggiano (IT9210180), del Lago Pertusillo (IT9210143) e della Faggeta di Moliterno (IT9210110), tutti nel Parco Nazionale dell’Appennino lucano, della Val d’Agri e del Lagonegrese. La presenza sul territorio «di valori naturalistici, paesaggistici e storico-culturali di rilievo nazionale ed internazionale» meritevoli di tutela (tra le premesse del D.P.R. dell’8.12.2007 per la costituzione del Parco), ha avuto nella DOC, istituita nel 2003 (MiPAF, D.M. del 4.09.2003, in Gazz.Uff. n° 214 del 15.09.2003) un precursore, contribuendo con il recupero e la conservazione della biodiversità viticola e del paesaggio, determinati e correlati all’attività produttiva. Le aziende, concentrate a monte dell’area estrattiva petrolifera e beneficianti della dominanza dei venti da NO, mantengono e tramandano un terroir che vanta una comprovata tradizione plurisecolare nella selezione e nella cura delle varietà. A sostegno e a incremento di queste condizioni il Consorzio che le rappresenta, forte di una garanzia sulla qualità ambientale delle proprie aree assicurata dal Parco, ha investito dal 2008 in ricerca (progetto Basivin_SUD), sviluppata in forma interdisciplinare nei settori vitivinicolo e storico-culturale. Il CREA-VE (Viticoltura ed Enologia) di Turi (BA) l’ha condotta con l’ALSIA (Regione Basilicata) e da ultimo con la collaborazione del CNR ex-IBAM, ora ISPC (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) di Tito scalo (PZ), per la validazione storica delle varietà. Le aziende hanno proposto di focalizzarla sugli obiettivi di: - incrementare la base ampelografica con il recupero e con la messa a coltura di vitigni autoctoni, rappresentativi e caratterizzanti del terroir; - aiutare a diversificare così la tipologia dei vini, mediante l’inserimento di questi vitigni nella produzione e nel rispetto delle peculiarità di ciascuno, creando delle combinazioni tali da garantire la massima espressione qualitativa e una tipicità difficilmente ripetibile in altre parti del mondo; - sostenere l’introduzione di nuove denominazioni varietali, che risulterebbero uniche nel panorama viticolo nazionale ed internazionale, costituendo il punto di partenza per nuove produzioni di qualità da sostenere con una revisione del disciplinare della DOC. In questo volume, che segue a distanza di quasi cinque anni la più ampia e dettagliata trattazione sull’argomento de Il Progetto Basivin_SUD. Recupero e valorizzazione delle principali varietà locali e dei vitigni autoctoni minori in Basilicata, a cura di V. Alba et al., Bari 2015, si raccolgono nuovi risultati articolati in più contributi. All’interno di un’integrazione ottimale fra discipline scientifiche e umanistiche si conferma per l’alta Val d’Agri la dignità produttiva e culturale nel panorama vitivinicolo della Basilicata, accanto e in condivisione con le altre realtà lucane del settore (Grottino di Roccanova, Vulture e Materano). Le fondamenta poggiano sui dati certi forniti dalle piante, in primo luogo, dalle fonti, testuali e dai dati materiali, riesaminati tutti insieme alla luce dei più avanzati risultati nella riflessione storiografica e archeologica. Qualcuno sminuirà, sostenendo che tanto sono sciocchezze. Il suo problema è che dovrà dimostrarlo, e anche bene, per non essere la prima vittima delle proprie affermazioni. Le potenzialità del terroir sono sottolineate, a supporto della valorizzazione della vite nelle sue espressioni autoctone, per integrare un mirabile paesaggio appenninico con il vino e con il modo migliore per proporlo, coniugando un passato rilevante alla cultura agricola locale.
2020
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC - Sede Secondaria Potenza
9788899590475
Cultural biodiversity of vines; history; ancient and medieval topography; ampelography; ampelometry; variety of vine; winemaking
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/538701
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