Il tempo e lo spazio costituiscono i presupposti indispensabili per la conoscenza umana. Nulla può essere conosciuto se non all’interno di un sistema di coordinate spazio-temporali. La ricerca archeologica nella sua tensione conoscitiva non costituisce a tal riguardo un’eccezione. Anzi, disciplina per eccellenza legata alla dimensione temporale, l’archeologia, a ben vedere, ricostruisce la diacronia del tempo attraverso l’analisi dello spazio. Ciò avviene, ad esempio, in uno scavo, da cui la ricerca archeologica acquisisce la maggior parte dei dati. Infatti, durante uno scavo archeologico i rapporti temporali vengono desunti da quelli essenzialmente fisici, che legano reperti e stratigrafie. Risulta evidente come la gestione del dato spaziale assuma un ruolo fondamentale, capace di per sé di determinare l’affidabilità della documentazione prodotta e di conseguenza la validità delle ricostruzioni storiche. Le tecnologie oggi disponibili per la registrazione accurata del dato spaziale a differente scala, dall’estremamente piccolo, all’estremamente grade, offrono la possibilità di ottenere, con costi e tempi sempre più contenuti, dati spaziali di grande qualità e accuratezza. Molte di queste tecnologie sono ampiamente utilizzate dalla ricerca storico-archeologica nel suo costante operare sul campo. Dalle attività di rilievo topografico a quelle volte alla documentazione di piccoli reperti, oggi l’archeologia fa largo uso di differenti strumentazioni e metodologie, che producono enormi quantità di dati e oggetti digitali. Le attività di ricerca condotte durante la prima campagna di scavo di Archeofish non potevano sottrarsi all’esigenza di una gestione accurata e affidabile del dato spaziale. Il capitolo ne illustra le logiche adottate e i risultati ottenuti. L’esigenza di articolare e suddividere lo spazio fisico oggetto dell’attività di ricerca ha portato all’individuazione di Aree e Settori, che sono stati materializzati sul terreno, assieme ad una griglia di riferimento generata dalla ripetizione di quadrati di 3x3 metri, grazie all’impiego di un sistema integrato di rilievo topografico che ha visto l’utilizzo di DGPS e stazione totale. Ciò ha permesso di ottenere una base di riferimento di precisione sub centimetrica dello spazio fisico, teatro delle operazioni. L’impiego di laser scanner da terra in unione con rilievi fotogrammetrici, eseguiti attraverso voli programmati di droni a bassa quota, hanno permesso di acquisire una rilevante quantità di dati e prodotti digitali sia bidimensionali (ortofoto), sia tridimensionali (Digital Elevation Models) delle aree d’interesse, la cui estrema precisione nella restituzione dei caratteri plano-volumetrici e cromatici li rende utili per svariate applicazioni, dal supporto alla ricerca, ad attività di monitoraggio o di valorizzazione. Questi prodotti hanno fornito la base di riferimento per tutte le attività di ricerca. Dalla delimitazione dei saggi di scavo, alla documentazione delle stratigrafie, delle strutture e delle evidenze archeologiche, qualsiasi azione di scavo o di documentazione (dalle schede da campo, alle piante e sezioni) ha trovato un puntuale riscontro nella planimetria generale dell’area d’indagine, che è stata realizzata a partire dall’ortofoto attraverso un delicato e lungo processo manuale, in cui la rappresentazione grafica ha accompagnato la comprensione storica. Tutte le attività di documentazione messe in atto durante lo scavo, dalla redazione del taccuino, alla compilazione delle schede da campo (US, USM, USR), alla catalogazione e studio dei reperti rinvenuti, effettuato anche in questo caso tramite un modello schedografico appositamente elabo600 rato, sono descritte nel capitolo con particolare attenzione alle metodologie adottate sia in fase di raccolta, che informatizzazione dei dati, in vista della loro integrazione e gestione all’interno del sistema informativo di Archeofish. Un posto rilevante fra le strategie di documentazione messe in atto ha rivestito l’esecuzione di fotografie e la registrazione di video. Ben lungi dal ridursi a mera documentazione di supporto, la cospicua quantità di immagini raccolte rientra in una ben precisa strategia che traspare dalla volontà, ben chiara già in fase di acquisizione, di ottenere immagini di “lavoro”, “generali” e di “dettaglio”, capaci di documentare momenti ed azioni, che spesso non trovano spazio all’interno delle schede o nel taccuino di scavo. Medesimo discorso può essere fatto per le registrazioni video che, condotte con strumentazione differente (videocamere, smartphone, droni), rappresentano un materiale di straordinaria importanza sia per la documentazione, sia per la divulgazione dei risultati. Degli scopi, delle modalità di acquisizione, dei prodotti derivati grazie al materiale multimediale raccolto si fornisce ampia illustrazione nel capitolo.
Archeofish. Ricostruire il tempo delineando lo spazio
Mazzaglia A.;
2021
Abstract
Il tempo e lo spazio costituiscono i presupposti indispensabili per la conoscenza umana. Nulla può essere conosciuto se non all’interno di un sistema di coordinate spazio-temporali. La ricerca archeologica nella sua tensione conoscitiva non costituisce a tal riguardo un’eccezione. Anzi, disciplina per eccellenza legata alla dimensione temporale, l’archeologia, a ben vedere, ricostruisce la diacronia del tempo attraverso l’analisi dello spazio. Ciò avviene, ad esempio, in uno scavo, da cui la ricerca archeologica acquisisce la maggior parte dei dati. Infatti, durante uno scavo archeologico i rapporti temporali vengono desunti da quelli essenzialmente fisici, che legano reperti e stratigrafie. Risulta evidente come la gestione del dato spaziale assuma un ruolo fondamentale, capace di per sé di determinare l’affidabilità della documentazione prodotta e di conseguenza la validità delle ricostruzioni storiche. Le tecnologie oggi disponibili per la registrazione accurata del dato spaziale a differente scala, dall’estremamente piccolo, all’estremamente grade, offrono la possibilità di ottenere, con costi e tempi sempre più contenuti, dati spaziali di grande qualità e accuratezza. Molte di queste tecnologie sono ampiamente utilizzate dalla ricerca storico-archeologica nel suo costante operare sul campo. Dalle attività di rilievo topografico a quelle volte alla documentazione di piccoli reperti, oggi l’archeologia fa largo uso di differenti strumentazioni e metodologie, che producono enormi quantità di dati e oggetti digitali. Le attività di ricerca condotte durante la prima campagna di scavo di Archeofish non potevano sottrarsi all’esigenza di una gestione accurata e affidabile del dato spaziale. Il capitolo ne illustra le logiche adottate e i risultati ottenuti. L’esigenza di articolare e suddividere lo spazio fisico oggetto dell’attività di ricerca ha portato all’individuazione di Aree e Settori, che sono stati materializzati sul terreno, assieme ad una griglia di riferimento generata dalla ripetizione di quadrati di 3x3 metri, grazie all’impiego di un sistema integrato di rilievo topografico che ha visto l’utilizzo di DGPS e stazione totale. Ciò ha permesso di ottenere una base di riferimento di precisione sub centimetrica dello spazio fisico, teatro delle operazioni. L’impiego di laser scanner da terra in unione con rilievi fotogrammetrici, eseguiti attraverso voli programmati di droni a bassa quota, hanno permesso di acquisire una rilevante quantità di dati e prodotti digitali sia bidimensionali (ortofoto), sia tridimensionali (Digital Elevation Models) delle aree d’interesse, la cui estrema precisione nella restituzione dei caratteri plano-volumetrici e cromatici li rende utili per svariate applicazioni, dal supporto alla ricerca, ad attività di monitoraggio o di valorizzazione. Questi prodotti hanno fornito la base di riferimento per tutte le attività di ricerca. Dalla delimitazione dei saggi di scavo, alla documentazione delle stratigrafie, delle strutture e delle evidenze archeologiche, qualsiasi azione di scavo o di documentazione (dalle schede da campo, alle piante e sezioni) ha trovato un puntuale riscontro nella planimetria generale dell’area d’indagine, che è stata realizzata a partire dall’ortofoto attraverso un delicato e lungo processo manuale, in cui la rappresentazione grafica ha accompagnato la comprensione storica. Tutte le attività di documentazione messe in atto durante lo scavo, dalla redazione del taccuino, alla compilazione delle schede da campo (US, USM, USR), alla catalogazione e studio dei reperti rinvenuti, effettuato anche in questo caso tramite un modello schedografico appositamente elabo600 rato, sono descritte nel capitolo con particolare attenzione alle metodologie adottate sia in fase di raccolta, che informatizzazione dei dati, in vista della loro integrazione e gestione all’interno del sistema informativo di Archeofish. Un posto rilevante fra le strategie di documentazione messe in atto ha rivestito l’esecuzione di fotografie e la registrazione di video. Ben lungi dal ridursi a mera documentazione di supporto, la cospicua quantità di immagini raccolte rientra in una ben precisa strategia che traspare dalla volontà, ben chiara già in fase di acquisizione, di ottenere immagini di “lavoro”, “generali” e di “dettaglio”, capaci di documentare momenti ed azioni, che spesso non trovano spazio all’interno delle schede o nel taccuino di scavo. Medesimo discorso può essere fatto per le registrazioni video che, condotte con strumentazione differente (videocamere, smartphone, droni), rappresentano un materiale di straordinaria importanza sia per la documentazione, sia per la divulgazione dei risultati. Degli scopi, delle modalità di acquisizione, dei prodotti derivati grazie al materiale multimediale raccolto si fornisce ampia illustrazione nel capitolo.| File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Archeofish. Ricostruire il tempo delineando lo spazio
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