Basandosi su diciotto mesi di ricerca etnografica presso un Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare in Italia, il capitolo esamina come i clinici bilanciano la necessità di separare il cibo dalla relazionalità in cui è immerso con la necessità di affidare alla socialità un ruolo terapeutico fondamentale. A causa della gravità dello stato di malnutrizione organica delle pazienti, i clinici devono infatti ‘scientificizzare’ intenzionalmente il cibo, rendendolo pura ‘nutrizione’ ed eradicando le sue associazioni con la commensalità familiare, individuata come uno dei principali fattori responsabili dello sviluppo del disturbo. Per la stessa ragione, tuttavia, i clinici sono consapevoli che tale separazione ha senso d’essere solo nella fase acuta: l’obiettivo imprescindibile a lungo termine è “rimettere il sociale nel piatto”. La tesi avanzata nel capitolo è che nel Centro di cura la socialità delle pazienti è tanto importante quanto la loro fisiologia, e che la trasformazione dei loro corpi è ritenuta possibile solamente se vengono trasformate anche le loro relazioni, in particolare quelle familiari.
Quando il sociale fa male. “Rimettere il sociale nel piatto” in un Centro per disturbi del comportamento alimentare in Italia
Giulia Sciolli
2025
Abstract
Basandosi su diciotto mesi di ricerca etnografica presso un Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare in Italia, il capitolo esamina come i clinici bilanciano la necessità di separare il cibo dalla relazionalità in cui è immerso con la necessità di affidare alla socialità un ruolo terapeutico fondamentale. A causa della gravità dello stato di malnutrizione organica delle pazienti, i clinici devono infatti ‘scientificizzare’ intenzionalmente il cibo, rendendolo pura ‘nutrizione’ ed eradicando le sue associazioni con la commensalità familiare, individuata come uno dei principali fattori responsabili dello sviluppo del disturbo. Per la stessa ragione, tuttavia, i clinici sono consapevoli che tale separazione ha senso d’essere solo nella fase acuta: l’obiettivo imprescindibile a lungo termine è “rimettere il sociale nel piatto”. La tesi avanzata nel capitolo è che nel Centro di cura la socialità delle pazienti è tanto importante quanto la loro fisiologia, e che la trasformazione dei loro corpi è ritenuta possibile solamente se vengono trasformate anche le loro relazioni, in particolare quelle familiari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


