A un anno di distanza dal suo svolgimento vedono la luce gli Atti del Convegno organizzato dall'Associazione Nazionale Docenti di Informatica Giuridica (ANDIG) - tornata a nuova vita dopo molti anni di quasi totale oblio1 - con l'obiettivo di fare il punto della situazione sullo stato degli studi, ma specialmente sull'insegnamento delle discipline informatico-giuridiche in un momento nel quale la riforma degli studi giuridici, da molti anni auspicata, sembrava dare spazio ad attese e prospettive di sviluppo mai prima d'ora realizzatesi. La lettura, a distanza di un anno, delle relazioni presentate al Convegno mostra in realtà - com'era d'altra parte prevedibile - una situazione ancora fluida, non tanto sul piano teorico, dell'individuazione cioè dell'oggetto e dei metodi della disciplina, il cui statuto è andato definendosi, via via negli anni, per merito di quello sparuto gruppo di docenti e di magistrati (alcuni oggi scomparsi, da Frosini a Giannantonio, a Berni Canani), che ne sono stati i padri fondatori, quanto specialmente su quello dell'attuazione concreta, nelle singole realtà universitarie, delle esigenze formative che dalla normativa di riforma sembravano emergere come precise indicazioni da tradurre negli ordinamenti didattici, e che invece solo in poche realtà sono state accolte. Se ciò è in buona parte attribuibile ad una normativa che è cambiata più volte nel giro di pochi anni, e che comunque nella sua flessibilità era suscettibile di interpretazioni diverse da sede a sede, non si può negare che almeno in misura altrettanto forte abbia influito la diffusa insensibilità, e talora l'insofferenza, di gran parte dei nostri colleghi giuristi verso l'uso della tecnologia quale strumento per conoscere, creare, interpretare ed applicare il diritto; e comunque il rifiuto mentale - il che poi è forse peggio - di vederlo come attività da giuristi, nella quale cioè il giurista è chiamato ad esprimere al meglio la propria vocazione. Se si volesse, in estrema sintesi, dar conto dei contenuti essenziali del Convegno, mi sembra che - al di là delle inevitabili diverse sfumature di impostazione che si possono facilmente rilevare tra le varie relazioni - tre siano i punti fermi sui quali l'accordo è stato assolutamente generale: 1. L'autonomia dell'Informatica giuridica come disciplina giuridica a pieno titolo. Su questo punto già il dettato del decreto istitutivo della laurea magistrale in Giurisprudenza (quinquennale) ed ora anche quello, recentissimo, della laurea in Scienze dei servizi giuridici (triennale) non lasciano spazio ad equivoci: i curricula dei corsi di laurea "assicurano, mediante appositi insegnamenti caratterizzati da appropriate metodologie, l'acquisizione di adeguate conoscenze e consapevolezza:...dell'informatica giuridica...". L'equivoca dizione delle precedenti indicazioni degli Obiettivi formativi qualificanti del Corso di laurea, dalle quali alcune Facoltà avevano ricavato la possibilità di utilizzare per l'Informatica giuridica i crediti destinati alle c.d. "abilità informatiche", è stata finalmente eliminata. 2. La distinzione, concettuale ed operativa, dell'Informatica giuridica in senso stretto e del Diritto dell'informatica, come ambiti scientifici e disciplinari. Il che non toglie che, nell'attuale situazione di rigidità dei settori disciplinari, e proprio allo scopo di superare questa rigidità, venisse auspicato da qualcuno che si potesse configurare un insegnamento comprendente entrambi gli ambiti, quello informatico-giuridico e quello giuridico-informatico. 3. L'esigenza di uno specifico settore disciplinare. Si tratta di un'esigenza che è stata fatta propria nel corso del Convegno anche da parte di quei docenti, oggi già in numero adeguato, incardinati nel settore IUS/20 (Filosofia del diritto), nel quale tradizionalmente è stata fino ad ieri inserita l'Informatica giuridica. Esigenza che trova il suo fondamento teorico anzitutto nell'essenziale interdisciplinarietà dei nostri studi, e che trae oggi motivo di rafforzamento dalla nuova declaratoria del settore IUS/20, nella quale il precedente riferimento all'Informatica giuridica quale una delle discipline afferenti al settore è stato trasformato in una frase più ampia, che limita il riferimento al settore ai soli "profili filosofico-giuridici della sociologia giuridica, della bioetica, dell'informatica giuridica e della retorica": il che rende ormai necessaria la creazione di un apposito settore nel quale tutti gli insegnamenti di interesse informatico-giuridico, che vanno nascendo nelle Facoltà di Giurisprudenza di tutta Italia, vengano a trovare complessiva collocazione. Naturalmente nessuno si illude che il percorso verso il raggiungimento di questi obiettivi sia facile o breve: è facile prevedere invece che sarà irto di ostacoli, e che bisognerà ancora combattere, a livello politico e dentro le Facoltà, per ottenere quello che razionalmente sembrerebbe ovvio. Ma io credo che, rispetto ai due primi convegni dell'ANDIG, qualche passo avanti si sia fatto, sia a livello normativo, sia a livello di consapevolezza del ruolo che siamo chiamati a svolgere per la formazione dei giuristi del XXI secolo. E di questo dobbiamo essere grati alla nuova presidenza dell'associazione, che ci ha dato questa opportunità.

L'insegnamento dell'informatica giuridica ('Diritto e tecnologie dell'informazione e comunicazione') nelle Università italiane

Ciampi Costantino
2007

Abstract

A un anno di distanza dal suo svolgimento vedono la luce gli Atti del Convegno organizzato dall'Associazione Nazionale Docenti di Informatica Giuridica (ANDIG) - tornata a nuova vita dopo molti anni di quasi totale oblio1 - con l'obiettivo di fare il punto della situazione sullo stato degli studi, ma specialmente sull'insegnamento delle discipline informatico-giuridiche in un momento nel quale la riforma degli studi giuridici, da molti anni auspicata, sembrava dare spazio ad attese e prospettive di sviluppo mai prima d'ora realizzatesi. La lettura, a distanza di un anno, delle relazioni presentate al Convegno mostra in realtà - com'era d'altra parte prevedibile - una situazione ancora fluida, non tanto sul piano teorico, dell'individuazione cioè dell'oggetto e dei metodi della disciplina, il cui statuto è andato definendosi, via via negli anni, per merito di quello sparuto gruppo di docenti e di magistrati (alcuni oggi scomparsi, da Frosini a Giannantonio, a Berni Canani), che ne sono stati i padri fondatori, quanto specialmente su quello dell'attuazione concreta, nelle singole realtà universitarie, delle esigenze formative che dalla normativa di riforma sembravano emergere come precise indicazioni da tradurre negli ordinamenti didattici, e che invece solo in poche realtà sono state accolte. Se ciò è in buona parte attribuibile ad una normativa che è cambiata più volte nel giro di pochi anni, e che comunque nella sua flessibilità era suscettibile di interpretazioni diverse da sede a sede, non si può negare che almeno in misura altrettanto forte abbia influito la diffusa insensibilità, e talora l'insofferenza, di gran parte dei nostri colleghi giuristi verso l'uso della tecnologia quale strumento per conoscere, creare, interpretare ed applicare il diritto; e comunque il rifiuto mentale - il che poi è forse peggio - di vederlo come attività da giuristi, nella quale cioè il giurista è chiamato ad esprimere al meglio la propria vocazione. Se si volesse, in estrema sintesi, dar conto dei contenuti essenziali del Convegno, mi sembra che - al di là delle inevitabili diverse sfumature di impostazione che si possono facilmente rilevare tra le varie relazioni - tre siano i punti fermi sui quali l'accordo è stato assolutamente generale: 1. L'autonomia dell'Informatica giuridica come disciplina giuridica a pieno titolo. Su questo punto già il dettato del decreto istitutivo della laurea magistrale in Giurisprudenza (quinquennale) ed ora anche quello, recentissimo, della laurea in Scienze dei servizi giuridici (triennale) non lasciano spazio ad equivoci: i curricula dei corsi di laurea "assicurano, mediante appositi insegnamenti caratterizzati da appropriate metodologie, l'acquisizione di adeguate conoscenze e consapevolezza:...dell'informatica giuridica...". L'equivoca dizione delle precedenti indicazioni degli Obiettivi formativi qualificanti del Corso di laurea, dalle quali alcune Facoltà avevano ricavato la possibilità di utilizzare per l'Informatica giuridica i crediti destinati alle c.d. "abilità informatiche", è stata finalmente eliminata. 2. La distinzione, concettuale ed operativa, dell'Informatica giuridica in senso stretto e del Diritto dell'informatica, come ambiti scientifici e disciplinari. Il che non toglie che, nell'attuale situazione di rigidità dei settori disciplinari, e proprio allo scopo di superare questa rigidità, venisse auspicato da qualcuno che si potesse configurare un insegnamento comprendente entrambi gli ambiti, quello informatico-giuridico e quello giuridico-informatico. 3. L'esigenza di uno specifico settore disciplinare. Si tratta di un'esigenza che è stata fatta propria nel corso del Convegno anche da parte di quei docenti, oggi già in numero adeguato, incardinati nel settore IUS/20 (Filosofia del diritto), nel quale tradizionalmente è stata fino ad ieri inserita l'Informatica giuridica. Esigenza che trova il suo fondamento teorico anzitutto nell'essenziale interdisciplinarietà dei nostri studi, e che trae oggi motivo di rafforzamento dalla nuova declaratoria del settore IUS/20, nella quale il precedente riferimento all'Informatica giuridica quale una delle discipline afferenti al settore è stato trasformato in una frase più ampia, che limita il riferimento al settore ai soli "profili filosofico-giuridici della sociologia giuridica, della bioetica, dell'informatica giuridica e della retorica": il che rende ormai necessaria la creazione di un apposito settore nel quale tutti gli insegnamenti di interesse informatico-giuridico, che vanno nascendo nelle Facoltà di Giurisprudenza di tutta Italia, vengano a trovare complessiva collocazione. Naturalmente nessuno si illude che il percorso verso il raggiungimento di questi obiettivi sia facile o breve: è facile prevedere invece che sarà irto di ostacoli, e che bisognerà ancora combattere, a livello politico e dentro le Facoltà, per ottenere quello che razionalmente sembrerebbe ovvio. Ma io credo che, rispetto ai due primi convegni dell'ANDIG, qualche passo avanti si sia fatto, sia a livello normativo, sia a livello di consapevolezza del ruolo che siamo chiamati a svolgere per la formazione dei giuristi del XXI secolo. E di questo dobbiamo essere grati alla nuova presidenza dell'associazione, che ci ha dato questa opportunità.
2007
Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica - ITTIG - Sede Firenze
Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari - IGSG
978-88-495-1430-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/56218
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