In questo contributo ci limiteremo a prendere in considerazione le problematiche bioetiche legate ai casi specifici dell'eutanasia attiva e del suicidio assistito, praticati a seguito di esplicita richiesta di un malato terminale. Questa scelta si spiega con la necessità di circoscrivere un ambito di indagine di per sé piuttosto ampio, come è quello delle decisioni di fine vita, e nel quale possono, ad esempio, rientrare anche la sospensione di terapie ottenuta mediante il ricorso a direttive anticipate in casi di pazienti comatosi, impossibilitati a far valere personalmente la propria volontà, o il rifiuto delle cure mediche da parte di un malato capace di intendere e di volere. Il titolo del contributo è volutamente ambiguo: esso può essere sviluppato riferendosi al tema della differenza di genere - nucleo del pensiero femminista - che si espliciterebbe nella ipotetica differenza di assistenza prestata ai pazienti nel caso in cui le cure siano erogate da operatori sanitari di sesso femminile. In tale caso l'analisi risulta costruita attorno alle figure del personale sanitario, medici ed infermieri di sesso femminile e, in relazione al nostro tema, alla risposta di tali soggetti all'eventuale richiesta di assistenza per concludere la vita di un paziente terminale. Si potrebbe individuare anche un secondo ambito di indagine: quello relativo in generale alle cure che possono essere prestate a pazienti di sesso femminile da parte di "professionisti della salute" di sesso maschile. In questo caso l'attenzione si dovrebbe concentrare sulla differente assistenza che le donne riceverebbero in un contesto terapeutico ancora oggi ampiamente dominato dalla figura maschile, vale a dire in un contesto in cui le pazienti possono subire discriminazioni frutto di pregiudizi legati alla differenza di genere. Ma di questo non ci occuperemo (se non per un breve cenno). Non abbiamo dunque la pretesa di inquadrare le diverse linee di pensiero sottese all'etica della cura, poiché gli sviluppi della discussione sono troppo sfaccettati ed estesi, ed esulerebbero dallo scopo che ci siamo prefissati, il quale intende ricostruire il modo in cui alcune tendenze ad essa riconducibili si sono rapportate al più specifico problema dell'eutanasia-

Differenza di genere, differenza di cura?

Rosangela Barcaro;
2003

Abstract

In questo contributo ci limiteremo a prendere in considerazione le problematiche bioetiche legate ai casi specifici dell'eutanasia attiva e del suicidio assistito, praticati a seguito di esplicita richiesta di un malato terminale. Questa scelta si spiega con la necessità di circoscrivere un ambito di indagine di per sé piuttosto ampio, come è quello delle decisioni di fine vita, e nel quale possono, ad esempio, rientrare anche la sospensione di terapie ottenuta mediante il ricorso a direttive anticipate in casi di pazienti comatosi, impossibilitati a far valere personalmente la propria volontà, o il rifiuto delle cure mediche da parte di un malato capace di intendere e di volere. Il titolo del contributo è volutamente ambiguo: esso può essere sviluppato riferendosi al tema della differenza di genere - nucleo del pensiero femminista - che si espliciterebbe nella ipotetica differenza di assistenza prestata ai pazienti nel caso in cui le cure siano erogate da operatori sanitari di sesso femminile. In tale caso l'analisi risulta costruita attorno alle figure del personale sanitario, medici ed infermieri di sesso femminile e, in relazione al nostro tema, alla risposta di tali soggetti all'eventuale richiesta di assistenza per concludere la vita di un paziente terminale. Si potrebbe individuare anche un secondo ambito di indagine: quello relativo in generale alle cure che possono essere prestate a pazienti di sesso femminile da parte di "professionisti della salute" di sesso maschile. In questo caso l'attenzione si dovrebbe concentrare sulla differente assistenza che le donne riceverebbero in un contesto terapeutico ancora oggi ampiamente dominato dalla figura maschile, vale a dire in un contesto in cui le pazienti possono subire discriminazioni frutto di pregiudizi legati alla differenza di genere. Ma di questo non ci occuperemo (se non per un breve cenno). Non abbiamo dunque la pretesa di inquadrare le diverse linee di pensiero sottese all'etica della cura, poiché gli sviluppi della discussione sono troppo sfaccettati ed estesi, ed esulerebbero dallo scopo che ci siamo prefissati, il quale intende ricostruire il modo in cui alcune tendenze ad essa riconducibili si sono rapportate al più specifico problema dell'eutanasia-
2003
Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e scientifico moderno - ISPF
bioetica
decisioni di fine vita
gender studies
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/62762
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