Nell'ultimo decennio la comunità scientifica internazionale ha rivolto una particolare attenzione verso l'impatto delle diverse attività di pesca sull'ambiente marino; infatti se fino a qualche decennio fa l'incidenza della pesca sugli habitat marini sembrava ininfluente, attualmente questa viene considerata paragonabile ad un inquinamento antropico. In particolare, le attività di pesca condotte nel Mediterraneo stanno attualmente sfruttando, tramite l'uso contemporaneo di varie pratiche alieutiche, gran parte delle risorse disponibili fino a una profondità di oltre 800 metri. Il Codice di condotta FAO (1995) per la pesca responsabile suggerisce alcuni concetti di fondamentale importanza per la conservazione dell'ambiente marino e delle sue risorse: "Pratiche e attrezzi della pesca selettivi e sicuri per l'ambiente dovrebbero essere ulteriormente sviluppati ed appropriatamente applicati al fine di mantenere la biodiversità e di conservare la struttura della popolazione e l'ecosistema acquatico e proteggere la qualità del pesce" e inoltre "Le misure gestionali dovrebbero non soltanto assicurare la conservazione delle specie bersaglio ma anche delle specie appartenenti al medesimo ecosistema o dipendenti da specie bersaglio o ad esse associate". L'obiettivo principale delle misure tecniche di conservazione dovrebbe essere pertanto quello di aumentare la selettività degli attrezzi da pesca e ridurre le catture di novellame e di altre fasi giovanili. Molte tecniche di pesca sono infatti tutt'altro che selettive: in tal senso la pesca a strascico si delinea come la tecnica a più alto impatto poiché oltre alle specie bersaglio, vengono catturate, e poi rigettate in mare in genere prive di vita, molte altre specie che vengono classificate come bycatch. Con il termine bycatch viene individuata quella parte della cattura che non è direttamente bersaglio di un'attività di pesca. Nel bycatch sono comprese sia specie di interesse commerciale, catturate accidentalmente, sia specie che per diversi motivi non hanno una rilevanza commerciale (perché di taglia piccola o rovinate o perché non apprezzate dai consumatori). All'interno del bycatch non commerciale rientrano pertanto anche tutte le specie marine protette dai rettili ai mammiferi, agli squali fino agli uccelli marini. In Italia, ma più in generale in tutto il Mediterraneo, esiste ormai da diversi anni un problema concreto per la protezione di Caretta caretta, specie prioritaria inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. Tradizionalmente gli attrezzi da pesca più pericolosi per le tartarughe sono rappresentati dai palangari e dalle reti derivanti e da posta. Negli ultimi anni però anche le reti a strascico sono spesso risultate protagoniste della cattura accessoria di tartarughe, anche in aree in cui fino a poco tempo fa venivano raramente catturate come ad esempio nel Mar Adriatico. Il progetto "TARTANET - Un network per la conservazione delle tartarughe marine in Italia" si inserisce in questa tematica complessa e si propone, tra le diverse finalità, di studiare e sperimentare soluzioni tecniche innovative per ridurre la cattura accessoria di tartarughe con reti a strascico. Il rischio maggiore per le tartarughe marine catturate dalle reti a strascico deriva, oltre che dai danni fisici causati dall'impatto con le diverse parti dell'attrezzo, dal tempo di permanenza sott'acqua. Infatti il rischio di affogamento degli animali, anche se capaci di prolungate apnee, in condizioni di stress e di limitazione di movimento, risulta elevatissimo. Oltre alla morte per annegamento, sono frequenti gli esemplari che presentano livelli di danno comunque elevati dovuti alla prolungata permanenza in mare in condizioni di stress, e che sulla base dei dati disponibili, possono manifestare un decorso tutt'altro che banale. Fra le diverse tecnologie studiate in varie parti del mondo per evitare la cattura di tartarughe marine con reti a strascico, senza dubbio i TEDs (Turtle Excluded Devices) rappresentano la soluzione più convincente. I TEDs sono una sorta di griglie inclinate che si inseriscono prima del sacco terminale delle reti a strascico, permettendo alle tartarughe che accidentalmente sono catturate, di fuoriuscire (Figura 1). Le griglie sono studiate in modo tale da permettere il passaggio delle specie commerciali (crostacei, molluschi e pesci normalmente oggetto della pescata), fino al sacco terminale, mentre le tartarughe con la loro forma e dimensione vengono veicolate verso l'esterno dalla griglia inclinata (Figura 1). I TEDs sono già stati sperimentati con successo in varie parti del mondo al punto che in alcune nazioni come Australia, Stati Uniti e Messico il loro uso per certe aree e tipi di pesca è divenuto obbligatorio. La difficoltà maggiore nell'uso dei TEDs risiede nella necessità di adattare, modificare e calibrare le griglie rispetto alle caratteristiche delle reti in uso. Infatti, affinché una nuova soluzione tecnica venga positivamente accettata dai pescatori, deve essere di facile utilizzo e non deve comportare rilevanti perdite di cattura commerciale. Per questo nel progetto TARTANET sono stati progettati, realizzati e quindi testati in mare diversi tipi di griglia variandone il disegno, i materiali impiegati e l'inclinazione delle griglie. Le griglie sono state progettate e realizzate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) - Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Ancona in collaborazione con la Fondazione Cetacea di Riccione. Successivamente le griglie sono state montate su una rete a strascico commerciale e provate in mare a bordo della Nave da Ricerca "G. Dallaporta" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Figura 2). Per valutare l'efficacia delle griglie e stimare la cattura che veniva espulsa all'esterno della rete, un cover è stato montato appositamente sulla apertura della griglia (Figura 1). Inizialmente è stata testata una griglia in alluminio molto leggera (TED1, Figura 3) con barre regolabili in modo da ovviare al problema della dimensione fissa della griglia, che costringeva il suo inserimento in una posizione della rete stabilita a priori e che non poteva poi essere successivamente cambiata. La griglia è però risultata troppo debole ed è andata distrutta in seguito ad un'abbondante cattura di pietre, tronchi ecc. L'esperimento ha avuto tuttavia i suoi aspetti positivi poiché ci ha permesso di cambiare immediatamente strategia. La seconda griglia (TED2, Figura 4) è stata realizzata in materiale plastico e cordame, con un costo molto inferiore rispetto alla precedente, inoltre essendo semi-rigida risultava molto versatile poiché facilmente avvolgibile insieme alla rete sul salpareti. L'efficacia della griglia nell'espellere eventuali tartarughe catturate era indiscutibile, tant'è vero che una carcassa di Caretta caretta è stata catturata e ritrovata nel cover (Figura 5). L'inconveniente maggiore riscontrato in questo caso era l'abbondante perdita di pesce valore commerciale che pertanto rendeva la griglia poco adatta ad essere utilizzata su scala commerciale. A questo punto sono stati progettati e realizzati altri 2 tipi di griglia low-cost (TED3, Figura 6 e TED4, Figura 7), molto simili fra loro nella forma, ma di materiale differente. L'attenzione, considerati i tempi piuttosto ristretti, è stata a questo punto focalizzata sul TED3. In questo caso le prove in mare hanno dato esiti molto confortanti. La perdita di prodotto commerciale (veicolato verso l'esterno dalla griglia) è stata trascurabile. Inoltre, durante il traino per diverse volte è stato gettato in mare un contenitore appesantito che nel nostro immaginario doveva simulare una tartaruga (Figura 8). In tutte le occasioni la griglia ha funzionato perfettamente espellendo il contenitore dalla rete in pesca nel cover. Un quinto tipo di griglia in alluminio modello supershooter (TED5, Figura 9) è stato infine realizzato ma non ancora provato in mare. Le griglie sembrano, inoltre, essere molto efficaci nell'eliminare anche il cosiddetto debris, cioè la porzione della cattura costituita da pietre, tronchi e scarto antropico. Questa potrebbe essere la via giusta per rendere questa soluzione ben accettata dai pescatori. Infatti, la rimozione del debris dal resto della cattura, fa si che il pescato commerciale sia di qualità e prezzo superiore, evitando di essere "frollato" durante il traino. I diversi esperimenti, considerando che si tratta della prima ricerca condotta in tal senso a livello Italiano, ci hanno permesso di migliorare le performance delle griglie passo dopo passo e di arrivare ad avere un'idea abbastanza completa circa i fattori principali (i materiali, il disegno, l'inclinazione e le modalità d'uso) che influenzano il corretto funzionamento delle griglie. Il percorso è ancora lungo ma i risultati ottenuti durante la fase preliminare sembrano piuttosto soddisfacenti e lasciano ben sperare sul buon esito di questa esperienza. I prossimi passi prevedono un'ulteriore campagna sperimentale ad Ottobre 2007 a bordo della Nave da Ricerca "G. Dallaporta" in seguito alla quale, in base ai risultati conseguiti, verranno selezionate le griglie da provare su alcuni motopescherecci commerciali Adriatici, in modo da valutare la reale possibilità di impiego di una tale soluzione tecnica anche in Italia.

Un network per la conservazione delle tartarughe marine in Italia: risultati preliminari delle prove eseguite con TED (Turtle Excluded Device)

Lucchetti A;Sala A
2007

Abstract

Nell'ultimo decennio la comunità scientifica internazionale ha rivolto una particolare attenzione verso l'impatto delle diverse attività di pesca sull'ambiente marino; infatti se fino a qualche decennio fa l'incidenza della pesca sugli habitat marini sembrava ininfluente, attualmente questa viene considerata paragonabile ad un inquinamento antropico. In particolare, le attività di pesca condotte nel Mediterraneo stanno attualmente sfruttando, tramite l'uso contemporaneo di varie pratiche alieutiche, gran parte delle risorse disponibili fino a una profondità di oltre 800 metri. Il Codice di condotta FAO (1995) per la pesca responsabile suggerisce alcuni concetti di fondamentale importanza per la conservazione dell'ambiente marino e delle sue risorse: "Pratiche e attrezzi della pesca selettivi e sicuri per l'ambiente dovrebbero essere ulteriormente sviluppati ed appropriatamente applicati al fine di mantenere la biodiversità e di conservare la struttura della popolazione e l'ecosistema acquatico e proteggere la qualità del pesce" e inoltre "Le misure gestionali dovrebbero non soltanto assicurare la conservazione delle specie bersaglio ma anche delle specie appartenenti al medesimo ecosistema o dipendenti da specie bersaglio o ad esse associate". L'obiettivo principale delle misure tecniche di conservazione dovrebbe essere pertanto quello di aumentare la selettività degli attrezzi da pesca e ridurre le catture di novellame e di altre fasi giovanili. Molte tecniche di pesca sono infatti tutt'altro che selettive: in tal senso la pesca a strascico si delinea come la tecnica a più alto impatto poiché oltre alle specie bersaglio, vengono catturate, e poi rigettate in mare in genere prive di vita, molte altre specie che vengono classificate come bycatch. Con il termine bycatch viene individuata quella parte della cattura che non è direttamente bersaglio di un'attività di pesca. Nel bycatch sono comprese sia specie di interesse commerciale, catturate accidentalmente, sia specie che per diversi motivi non hanno una rilevanza commerciale (perché di taglia piccola o rovinate o perché non apprezzate dai consumatori). All'interno del bycatch non commerciale rientrano pertanto anche tutte le specie marine protette dai rettili ai mammiferi, agli squali fino agli uccelli marini. In Italia, ma più in generale in tutto il Mediterraneo, esiste ormai da diversi anni un problema concreto per la protezione di Caretta caretta, specie prioritaria inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. Tradizionalmente gli attrezzi da pesca più pericolosi per le tartarughe sono rappresentati dai palangari e dalle reti derivanti e da posta. Negli ultimi anni però anche le reti a strascico sono spesso risultate protagoniste della cattura accessoria di tartarughe, anche in aree in cui fino a poco tempo fa venivano raramente catturate come ad esempio nel Mar Adriatico. Il progetto "TARTANET - Un network per la conservazione delle tartarughe marine in Italia" si inserisce in questa tematica complessa e si propone, tra le diverse finalità, di studiare e sperimentare soluzioni tecniche innovative per ridurre la cattura accessoria di tartarughe con reti a strascico. Il rischio maggiore per le tartarughe marine catturate dalle reti a strascico deriva, oltre che dai danni fisici causati dall'impatto con le diverse parti dell'attrezzo, dal tempo di permanenza sott'acqua. Infatti il rischio di affogamento degli animali, anche se capaci di prolungate apnee, in condizioni di stress e di limitazione di movimento, risulta elevatissimo. Oltre alla morte per annegamento, sono frequenti gli esemplari che presentano livelli di danno comunque elevati dovuti alla prolungata permanenza in mare in condizioni di stress, e che sulla base dei dati disponibili, possono manifestare un decorso tutt'altro che banale. Fra le diverse tecnologie studiate in varie parti del mondo per evitare la cattura di tartarughe marine con reti a strascico, senza dubbio i TEDs (Turtle Excluded Devices) rappresentano la soluzione più convincente. I TEDs sono una sorta di griglie inclinate che si inseriscono prima del sacco terminale delle reti a strascico, permettendo alle tartarughe che accidentalmente sono catturate, di fuoriuscire (Figura 1). Le griglie sono studiate in modo tale da permettere il passaggio delle specie commerciali (crostacei, molluschi e pesci normalmente oggetto della pescata), fino al sacco terminale, mentre le tartarughe con la loro forma e dimensione vengono veicolate verso l'esterno dalla griglia inclinata (Figura 1). I TEDs sono già stati sperimentati con successo in varie parti del mondo al punto che in alcune nazioni come Australia, Stati Uniti e Messico il loro uso per certe aree e tipi di pesca è divenuto obbligatorio. La difficoltà maggiore nell'uso dei TEDs risiede nella necessità di adattare, modificare e calibrare le griglie rispetto alle caratteristiche delle reti in uso. Infatti, affinché una nuova soluzione tecnica venga positivamente accettata dai pescatori, deve essere di facile utilizzo e non deve comportare rilevanti perdite di cattura commerciale. Per questo nel progetto TARTANET sono stati progettati, realizzati e quindi testati in mare diversi tipi di griglia variandone il disegno, i materiali impiegati e l'inclinazione delle griglie. Le griglie sono state progettate e realizzate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) - Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Ancona in collaborazione con la Fondazione Cetacea di Riccione. Successivamente le griglie sono state montate su una rete a strascico commerciale e provate in mare a bordo della Nave da Ricerca "G. Dallaporta" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Figura 2). Per valutare l'efficacia delle griglie e stimare la cattura che veniva espulsa all'esterno della rete, un cover è stato montato appositamente sulla apertura della griglia (Figura 1). Inizialmente è stata testata una griglia in alluminio molto leggera (TED1, Figura 3) con barre regolabili in modo da ovviare al problema della dimensione fissa della griglia, che costringeva il suo inserimento in una posizione della rete stabilita a priori e che non poteva poi essere successivamente cambiata. La griglia è però risultata troppo debole ed è andata distrutta in seguito ad un'abbondante cattura di pietre, tronchi ecc. L'esperimento ha avuto tuttavia i suoi aspetti positivi poiché ci ha permesso di cambiare immediatamente strategia. La seconda griglia (TED2, Figura 4) è stata realizzata in materiale plastico e cordame, con un costo molto inferiore rispetto alla precedente, inoltre essendo semi-rigida risultava molto versatile poiché facilmente avvolgibile insieme alla rete sul salpareti. L'efficacia della griglia nell'espellere eventuali tartarughe catturate era indiscutibile, tant'è vero che una carcassa di Caretta caretta è stata catturata e ritrovata nel cover (Figura 5). L'inconveniente maggiore riscontrato in questo caso era l'abbondante perdita di pesce valore commerciale che pertanto rendeva la griglia poco adatta ad essere utilizzata su scala commerciale. A questo punto sono stati progettati e realizzati altri 2 tipi di griglia low-cost (TED3, Figura 6 e TED4, Figura 7), molto simili fra loro nella forma, ma di materiale differente. L'attenzione, considerati i tempi piuttosto ristretti, è stata a questo punto focalizzata sul TED3. In questo caso le prove in mare hanno dato esiti molto confortanti. La perdita di prodotto commerciale (veicolato verso l'esterno dalla griglia) è stata trascurabile. Inoltre, durante il traino per diverse volte è stato gettato in mare un contenitore appesantito che nel nostro immaginario doveva simulare una tartaruga (Figura 8). In tutte le occasioni la griglia ha funzionato perfettamente espellendo il contenitore dalla rete in pesca nel cover. Un quinto tipo di griglia in alluminio modello supershooter (TED5, Figura 9) è stato infine realizzato ma non ancora provato in mare. Le griglie sembrano, inoltre, essere molto efficaci nell'eliminare anche il cosiddetto debris, cioè la porzione della cattura costituita da pietre, tronchi e scarto antropico. Questa potrebbe essere la via giusta per rendere questa soluzione ben accettata dai pescatori. Infatti, la rimozione del debris dal resto della cattura, fa si che il pescato commerciale sia di qualità e prezzo superiore, evitando di essere "frollato" durante il traino. I diversi esperimenti, considerando che si tratta della prima ricerca condotta in tal senso a livello Italiano, ci hanno permesso di migliorare le performance delle griglie passo dopo passo e di arrivare ad avere un'idea abbastanza completa circa i fattori principali (i materiali, il disegno, l'inclinazione e le modalità d'uso) che influenzano il corretto funzionamento delle griglie. Il percorso è ancora lungo ma i risultati ottenuti durante la fase preliminare sembrano piuttosto soddisfacenti e lasciano ben sperare sul buon esito di questa esperienza. I prossimi passi prevedono un'ulteriore campagna sperimentale ad Ottobre 2007 a bordo della Nave da Ricerca "G. Dallaporta" in seguito alla quale, in base ai risultati conseguiti, verranno selezionate le griglie da provare su alcuni motopescherecci commerciali Adriatici, in modo da valutare la reale possibilità di impiego di una tale soluzione tecnica anche in Italia.
2007
Istituto di Scienze Marine - ISMAR
Istituto di Scienze Marine - ISMAR
tartarughe marine
TED (Turtle Excluder Device)
conservazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/81540
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